
Quando scopri 24.180.000 euro appesi in cucina: otto compratori si contendono il Cristo Deriso di Cimabue

Sei un’anziana signora che abita da sempre nello stesso appartamento di Compiègne, in Francia. Per anni pranzi, ceni e chiacchieri nella tua cucina circondata dagli oggetti quotidiani che ne fanno luogo abituale. Un bel giorno, decidi di traslocare e vuoi vendere qualcosa per recuperare qualche euro. Ti serviranno. Così decidi di far valutare al Cabinet Turquin quella piccola tavoletta dal fondo oro esposta, dacché ricordi, in cucina. Per te, è un’icona religiosa qualunque, invece su quelle mura sono appesi 24.180.000 euro. E’ un Cimabue da record!
Accade nella realtà quello che sembra essere il racconto di un sogno. I fumi dei soffritti e I grassi di cucina, non avevano deteriorato quella pittura su legno di pino risalente al 1280 e attribuita al maestro di Giotto, valutata tra i tre e i sei milioni. Stai per diventare milionaria per caso.
E’ così che ieri pomeriggio, a Senlis, otto compratori accaniti si contendono l’opera in un duello al rialzo senza tregua, fino a raggiungere la vertiginosa cifra che farà del Cristo Deriso il dipinto antico più costoso mai venduto all’asta. Un record. Actéon, la casa d’aste parigina, non rende noto il nome dell’acquirente ma comunica che l’opera di Cimabue era partita da una base di 19,5 milioni al netto delle tasse.

Il Cristo Deriso di Cimabue, maestro di Giotto
L’opera è una piccola pittura su legno (25,8 x 20,3 cm) dipinta a tempera a uovo e attribuita a quell’artista fiorentino che visse tra il 1240 e il 1302. Il pathos che trasmette è quello che costituì l’innovazione di Cimabue che, per primo, riesce a superare la sacralità della tradizione bizantina favorendo l’emozione umana e gettando le basi di tutta la pittura occidentale futura. Non a caso, il Sommo poeta Dante Alighieri lo citò come il maggiore della generazione antecedente a quella di Giotto
“Credette Cimabue ne la pittura
tener lo campo, ed ora ha Giotto il grido,
si che la fama di colui è scura” (Dante Alighieri, PurgatorioXI, 94-96)

Fondo d’oro e un Cristo dagli atteggiamenti naturalmente rassegnati, tra figure che lo toccano e lo accerchiano come fosse in trappola. In effetti la scena rappresenta uno dei momenti più drammatici della storia di Gesù:quando viene catturato, incoronato di spine, deriso e flagellato e poi, messo in croce. Il dipinto è parte di un dittico che compone una delle otto rappresentazioni della Passione. Di questi, finora solo due erano fisicamente noti: la Flagellazione del Cristo (Frick Collection, New York) e la Maestà con due Angeli, che si trova alla National Gallery di Londra.