Uncharted Recensione NO SPOILER, un film che… ci sta

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Di Lorenzo Mango

La recensione NO SPOILER di Uncharted, il film, che ho avuto modo di vedere in preview al cinema: et voilà. Se avete letto il mio ultimo pezzo (non recensione) basato sulla mia visione in anteprima di Resident Evil: Welcome to Raccoon City, vi starete, forse, già fregando le mani pensando a quali nefandezze possa aver architettato Sony stavolta, stravolgendo, forse, una delle trame videoludiche più apprezzate degli ultimi anni proprio in casa PlayStation. Ma Uncharted non è affatto come Resident Evil. Nè il franchise, né tantomeno il film.

Principalmente perchè appartiene a Sony, che non ha certo desiderio di darsi la zappa sui piedi; e in secondo luogo perchè, semplifica semplifica, il buon protagonista di Uncharted, Nathan Drake (Tom Holland) è un Indiana Jones con meno successo tra le donzelle. Quelle fittizie per lo meno, dato che conosco almeno 4 persone che non direbbero di no nè alla versione videoludica di Drake, nè tantomeno a quella cinematografica di Holland. Ma lasciamo gli ormoni a riposo, e concentriamoci sul film. Che, come vi cercavo di anticipare, non solo non è un disastro, ma per di più “ci sta”. In senso buono, ovviamente. 

Uncharted Recensione No SPoiler

Uncharted Recensione NO SPOILER, quanto “Nathan” c’è in questo “Drake”?

Mi leverò questo dente sin da subito, quando (forse) ho ancora la vostra attenzione. Promettetemi di continuare a leggere anche il resto della recensione però. Non sia mai che sapendo che il film è godibile, e che la trama del videogioco non è stata vivisezionata nel tentativo di scimmiottarla vi sentiate soddisfatti, e decidiate di chiudere la review. Uncharted il film racconta una storia che prende spunto, logicamente, dalle vicende del Drake più Drake di tutti (il mitico attore Nathan Fillion, che ha prestato il volto al protagonista nei giochi, ed è pure presente nel film per un breve cameo…). Ma a parte la ben nota scena che tutti hanno riconosciuto fin dai primi trailer, riesce a deragliare dal classico film videoludico “imitativo” per atterrare sul genere “omaggiante”. 

Impossibile non notare alcuni dettagli nelle scenografie, e determinate scelte registiche pensate APPOSTA per evocare situazioni videoludiche. Ma se paragoniamo il film al succitato Resident Evil: Welcome to Raccoon City, siamo distanti anni luce dal pallido tentativo di quest’ultimo di raccontare le stesse vicende dei videogiochi, ma in chiave filmica. Il concetto di “tratto da” e non “copiato da”, avete presente? Restano, però, quasi del tutto inalterate le personalità dei personaggi, interpretati, tuttavia, non solo seguendo uno script che ne adatta le età abbassando l’asticella di un bel po’; ma anche e soprattutto basandosi sulla sensibilità degli ottimi attori coinvolti: nessuno escluso. 

Imitando Indiana Jones

Identica, pure, la leggerezza di situazioni, trame e sottotrame che tiene in piedi l’interesse dello spettatore con costanza quasi sempre perfetta. Si vede, quasi, che la collaborazione tra Sony e Marvel potrebbe non essersi limitata ai permessi ceduti dall’una o dall’altra parte sulle proprietà Spider-Intellettuali. Estendendosi a un know-how che Sony ha appreso con una certa scolasticità sul delicato equilibrio ironia-epicità-serietà tipica dei cinecomic della Casa delle idee. Il Nathan Drake ringiovanito che vediamo sullo schermo, infatti, si destreggia abilmente sia in smoking che con l’icona o dress-up da esploratore. Combatte bene, ma sa essere furtivo quando serve, ed ha una cultura archeologica pari, sembrerebbe, a quella del miglior Indiana Jones

Volendo guardare il pelo nell’uovo, va benissimo “imitare” le dinamiche sul filo della sospensione dell’incredulità che hanno guidato, appunto, Indiana Jones nell’arco di una carriera cinematografica straordinaria. Del tipo “dobbiamo andare *inserire luogo esotico* adesso! Tuo fratello è nei guai.”. “Perchè? Non voglio. Ho una vita tranquilla e mio fratello non mi si fila da anni.” “Ok ciao”. (1 ora dopo aver visto quattro foto con il fratello) “Quando partiamo? Mio fratello lo avrebbe fatto per me.”. No? Non lo avrebbe fatto, e di fatto, non lo ha fatto? Ma va bene, ripeto: va bene. Magari era solo “Drake che fa Drake”. Meno bene, invece, è il continuo gioco di tradimenti e controtradimenti che si instaura tra personaggi principali e secondari. Che alla lunge esaurisce la sua carica da colpo di scena, e diventa quasi irritante

Ciack, AZIONE!

Molto buone, ma non eccellenti, le scene d’azione, distribuite forse con un leggero sbilanciamento verso la seconda parte della pellicola; e girate con soluzioni decisamente scolastiche (ma di nuovo: ci sta, va bene. Non serve Kubrick per far volare una nave appesa a un elicottero da guerra). Chiude il cerchio il comparto “adventure” del film. Tra enigmi e misteri davvero molto poco credibili (tipo pulsanti di pietra che guardano più ai Goonies che a Indiana Jones) ai quali sarebbero state preferibili le soluzioni, che pure sono presenti nel film, più realistiche. Perdendo qualche punto in fantasia e videoludicità forse, chissà. Come ho avuto modo di dire più volte nel corso di questa recensione di Uncharted: va bene, ci sta. Non è perfetto, ma nemmeno terribile.

Prima di concludere questa recensione, sento di dover scrivere due parole a Tom Holland: l’interprete principale. Un giovane di grande talento (che detto da me che non sono poi così tanto più grande fa ridere, ma concedetemelo), che ho avuto modo di apprezzare NON SOLO mentre recitava nel costume di Spider MAN; ma anche, per esempio, nel ruolo del tormentato bad boy che ha interpretato in “XXX”. Ecco, Tom, posso darti del tu? Tom: attento a non restare intrappolato in movenze action eccessivamente “SpiderManose”. Si può atterrare da grandi altezze anche senza fare la hero pose, per dire. 

Uncharted Recensione NO SPOILER, in conclusione: un film che… ci sta

In questa recensione NO SPOILER di Uncharted la mia Mission Impossible è stata farvi capire che il film ci sta. Non è un’inutile versione live di un videogioco nata per macinare quattrini (che poi forse ne macinerà ugualmente, ma è un altro discorso). E soprattutto è godibile anche per chi non ha mai giocato un minuto di Uncharted, e cerca solo un’avventura leggera a la Indiana Jones per passare una serata. Niente trovate assurde o voli pindarici insostenibili per gli amanti dei videogiochi, e incomprensibili per chi non tocca un pad da PONG; niente Mila Jokovich che vi sorride mentre decapita un Diabolos con un coltello da burro, pure. 

Uncharted è un nuovo-vecchio genere di film ispirato ai videogiochi, che rinuncia alla copia carbone della trama vissuta su console; e preferisce una storia leggera con protagonisti, questo sì, gli stessi eroi che solitamente ci troviamo a impersonare nei videogiochi di riferimento. Che anzi, tratta con un certo rispetto e timore. Una pellicola nè “senza infamia e senza lode” nè inguardabile, nè, però, un film indimenticabile. Uncharted è un film che… ci sta. Non solo: a buon bisogno vi farà venir voglia di scoprire, o riscoprire, il videogioco. E in ambito di film tratti da esperienze interattive, beh: non è affatto cosa da poco.