Undertaker, anche i ‘becchini’ piangono: “Ora riposerò in pace…”

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Di Redazione Metropolitan

Emozionante saluto per The Undertaker che, dopo aver smesso di combattere qualche anno fa, si è preso la meritatissima scena prima di Wrestlemania 38 entrando ufficialmente nella Hall of Fame della WWE. Per una volta, Mark Calaway è uscito dal personaggio piangendo copiosamente durante la sua cerimonia d’induzione.

Undertaker indotto nella Hall of Fame della WWE prima di Wrestlemania 38

Non c’è nessuno più meritevole dell’uomo che stiamo per reclutare stasera – le parole del presidente della WWE, Vince McMahon -. Quest’uomo è la superstar più venerata nella nostra storia“.

Accoglienza regale di tutta la WWE, dal patron ai dirigenti passando per i fan, per il becchino che ha deliziato per trent’anni diverse generazioni di appassionati. Nella cerimonia d’induzione nella Hall of Fame, Mark Calaway (il suo vero nome) ha abbandonato l’impassibilità del suo personaggio dando sfogo al suo vero io. La commozione è stata tanta per il Fenomeno:

Negli ultimi 30 anni, la mia identità è stata ‘Undertaker’ – racconta Calaway con la voce rotta dall’emozione -. Sono stato chiamato in molti modi: The Phenom, the Deadman, the American Badass, and the Taker of Souls. Non è più questo il tempo. Dietro le quinte incontrerò l’uomo dietro il cappello nero, Mark Calaway. Ora che The Undertaker è entrato nella WWE Hall of Fame, puoi stare certo che riposerò in pace. Vince McMahon, sei stato come un padre per me. Che sia un abbraccio, una pacca sulla spalla o un calcio nel culo. Tu per me c’eri sempre. Il mio corpo mi diceva di smettere, non ce la facevo più a combattere come un tempo“.

Poi il cappello in testa, preso da uno dei manichini sui quali era adagiati i suoi vestiti da ring, nel silenzio generale. Una frase, finale, prima di scendere dai quattro angoli, che ha infiammato tutti gli spettatori presenti in loco e davanti agli apparecchi televisivi: “Mai dire mai“. Poi inforca l’impermeabile di pelle che lo ha contraddistinto in questi anni, sistema il cappello e lascia il ring tra l’ovazione generale. Una piccola porta aperta per qualche futuro combattimento, quindi, resta aperta. A presto, gigante.

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