Matteo Berrettini vince un braccio di ferro di quasi quattro ore contro Alejandro Davidovich-Fokina e conquista per la terza volta in carriera i quarti di finale dello US Open. Qui attende uno tra Casper Ruud e Corentin Moutet.

Berrettini diesel parte lento ma inizia a ingranare nel secondo set

Per la totalità del primo set e metà del secondo Berrettini è praticamente fermo in balia del tennis vivace ed energico di Davidovich-Fokina, che non è solo corsa e salti ma anche solidità e carattere. La sua gestione del primo set ne è la prova: solo un turno di battuta difeso ai vantaggi, nessuna palla break concessa e percentuali che solitamente appaiono nel tabellino di Matteo. Quest’ultimo invece è pesante, lento, rigido e a tratti nervoso, troppo impreciso al servizio nei primi game della partita. Da tutto ciò derivano frequentissimi errori, letture sbagliate e un break nel secondo gioco che non riesce mai a recuperare. Dopo 37 minuti è Davidovich dunque a chiudere il parziale sul 6-4.

Nel secondo set è ancora lo spagnolo al comando del match, con Berrettini che continua a faticare nel prendergli le misure e ingranare la marcia. Il break subito nel quinto gioco sussurra prospettive pessimistiche ma in realtà è proprio lì che Matteo si dà una scossa e cambia la sua partita. I colpi di dritto iniziano a farsi più pesanti e profondi, le uscite dalle diagonali più efficaci e gli errori meno frequenti. Nel game successivo allora si riprende di forza il turno di battuta e inizia a mettere sotto pressione un Fokina che dal canto suo comincia a perdere la bussola che tanto bene aveva funzionato nella prima frazione. Specchio di ciò è il tie-break dominato da Berrettini 7-2 con cui l’azzurro pareggia il conto dei set.

Davidovich si rifà sotto ma ai quarti va Matteo

Forte del set appena vinto e della fiducia ritrovata Berrettini brekka immediatamente un Davidovich tramortito e quasi arrendevole. Rispetto alla prima frazione l’atteggiamento del tennista iberico cambia completamente e il suo rendimento in risposta ne è la prova. Se nel primo set le sue risposte erano profonde e insidiose, in tutto il terzo set riesce a racimolare appena un punto nel secondo gioco. Il numero due d’Italia infatti riesce a chiudere a zero tre turni di battuta consecutivi e tiene al sicuro il vantaggio che anzi rimpingua nel nono e ultimo game. Qui infatti Matteo strappa nuovamente il servizio dell’avversario e si porta al comando del match.

Alimentata dai fragorosi “Foki! Foki!” che arrivano da una porzione degli spalti del Louis Armstrong Stadium, riprende a brillare la fiammella di Davidovich-Fokina, che riacquista il coraggio e l’energia necessari per fare vacillare Matteo. Dopo otto turni di servizio consecutivi difesi concedendo solo tre punti, il romano permette all’avversario di ottenere un break che di fatto lo rimette in partita. Fokina infatti ritrova lucidità anche alla battuta ed è bravo a tenere lontano dal break Berrettini fino al 6-4 con cui forza il quinto set.

Dopo tre ore di partita la stanchezza diventa protagonista del match al fianco sia di Davidovich che di Berrettini. Nel secondo gioco del set l’azzurro trova subito un break che perde nel game successivo e che gli ritorna in quello dopo ancora. Nel sesto game l’ennesimo recupero in allungo dello spagnolo fa compiere al suo ginocchio una brutta e innaturale torsione che richiede la visita del fisioterapista. Il numero 39 del mondo rientra in campo ma le condizioni sono proibitive per terminare bene la partita. Dopo due game in cui sostanzialmente gioca solo Berrettini, l’azzurro chiude sul 6-2 e stacca il pass per i quarti di finale dello US Open.

ENRICO RUGGERI

Photo Credit: via Twitter, @federtennis

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