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Usa e Cina “Quasi amici”: Trump posticipa i dazi sulle importazioni

I presidenti Xi e Trump
Xi e Trump

Il progressivo avvicinamento tra le nelle trattative ha convinto il presidente statunitense. E le borse cinesi salgono.

Alla fine la guerra resterà fredda. Cina e Stati Uniti, ovvero le due maggiori potenze economiche del mondo, sembrano avvicinarsi ad un accordo sull’import-export. Dopo due anni di dichiarazioni roventi e minacce commerciali, le due amministrazioni danno netti segnali di voler evitare uno scontro che si rivelerebbe devastante per entrambi. Ed è lo stesso presidente statunitense a far trapelare l’ottimismo con un post su Twitter “Sono felice di annunciare che abbiamo fatto dei progressi sostanziali nei nostri negoziati commerciali con la Cina, su questioni strutturali che includono le tutela della proprietà intellettuale, i trasferimenti di tecnologie, l’agricoltura, i servizi, la moneta e altri temi. In conseguenza di questi negoziati produttivi, rinvierò l’entrata in vigore dei dazi che era prevista dal primo marzo. Ipotizzando che i progressi tra le due parti continuino, prepareremo un vertice con il presidente Xi a Mar-a-Lago, per concludere l’accordo”.

Un lungo scontro

Che il rapporto commerciale con la Cina fosse diventato problematico era chiaro già ai tempi di Geoge W. Bush: al muro del protezionismo del mercato interno cinese si contrapponeva un aggressivo spirito di conquista dei mercati esteri, fatto di spionaggio industriale (lecito o no) e manipolazione dello yuan. E sia Bush jr. sia Obama si erano rivolti all’Organizzazione mondiale del commercio per ottenere concessioni che garantissero privilegi analoghi sul mercato cinese. Trump ha preferito forzare la mano, consapevole del fatto che alzare i dazi sulle merci basilari dell’export cinese (acciaio e alluminio) avrebbe provocato danni non trascurabili.

E ora cosa succederà?

Poiché non sono noti ulteriori dettagli, l’unica cosa sicura che si può riportare è che le borse cinesi stanno lievitando dopo le parole di Trump (Shanghai +3,32% e Shenzhen +4,08%). Permane tuttavia un certo scetticismo sull’effettiva realizzazione di un accordo bilanciato, dato che il presidente Xi Jinping ha sempre rivelato scarsa predisposizione al compromesso.

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