Ennesimo episodio di violenza da parte della polizia statunitense: Jayland Walker, venticinquenne afroamericano, è stato raggiunto e ucciso da 60 colpi di arma da fuoco. La tragedia è accaduta lo scorso 27 giugno ad Akron, Ohio, ma soltanto oggi è apparso in rete il video della bodycam degli agenti che testimonia l’accaduto, rilasciato dal capo del dipartimento della polizia locale e attualmente in analisi da parte del Bureau per le investigazioni criminali dell’Ohio. Il giovane, dopo un inseguimento in automobile, era sceso dalla macchina ma era chiaramente disarmato. Non sembra fermarsi la “police brutality” e il razzismo sistemico all’interno delle forze dell’ordine USA. Plausibile l’accendersi di nuove proteste ma i parenti avvertono: “non vogliamo disordini, siamo una famiglia devota”.

Jayland Walker è il nome dell’ennesima vittima afroamericana del razzismo sistemico nella polizia USA, ma i parenti: “non vogliamo proteste, siamo una famiglia devota”

Uno degli striscioni dei manifestanti di Black Lives Matter, movimento antirazzista che ha conquistato le strade americane gli scorsi anni

Jayland Walker, l’ultima vittima del razzismo sistemico in polizia, era stato inseguito dagli agenti per “violazioni del codice della strada”. Secondo il capo delle forze dell’ordine di Akron, l’uomo, raggiunto dalla polizia, “stava per raggiungere la cinta dei pantaloni, posizionandosi in assetto da fuoco”. Tuttavia, dopo che gli otto agenti hanno risposto all’eventualità scaricando 60 colpi nel corpo del giovane, si rendono conto che non aveva addosso alcuna arma da fuoco. Difendendo l’operato degli agenti, il comandante Stephen Mylett ha affermato che gli stessi avrebbero udito un colpo di pistola provenire, durante l’inseguimento, dall’auto di Walker, “cambiando radicalmente la natura dell’inseguimento stesso.” Una pistola è stata trovata all’interno della macchina, insieme ad un bossolo.

Gli afroamericani hanno il triplo delle probabilità di morire rispetto ad un bianco durante un incontro con la polizia, secondo uno studio del 2020 dell'”Harvard T.H. Chan School of Public Health”. Non è un dato a cui siamo disabituati, come non lo sono nemmeno le comunità afroamericane. A sottolineare come ci sia ben più di qualche “mela marcia a rovinare il raccolto” è l’entità non-violenta dei crimini commessi. Intanto, la famiglia ha espresso il suo cordoglio nelle parole del pastore Robert Dejournett, che ha dichiarato in sua vece che “Jayland dev’essere ricordato come un ragazzo pieno di vita.” Ha inoltre aggiunto che la famiglia Walker è “una famiglia devota, e che vuole esserlo anche oggi. Non vogliono proteste o nulla del genere.” Concludendo, Dejournet ha espresso come la posizione della famiglia sia “un beneficio per il cambiamento sistemico. Gli afroamericani non dovrebbero temere la polizia.”

Alberto Alessi

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