Che questa elezione americana fosse unica nel suo genere si sapeva sin dal principio. Gli oltre cento milioni di voti arrivati per posta nelle ultime settimane hanno complicato non poco il conteggio dei voti. La conferma arriva direttamente dal governatore della Pennsylvania , uno degli stati in bilico dal cui esito elettorale dipenderà probabilmente la presidenza: “fate un respiro profondo, potrà volerci molto più tempo del solito”.
Il dato che sicuramente passerà alla storia è quello dell’affluenza elettorale. Oltre 150 milioni di cittadini americani hanno espresso la loro preferenza per uno dei due candidati alla presidenza, circa il 67 percento degli aventi diritto. Il dato più alto negli ultimi cento anni, non certo un fattore da sottovalutare per capire chi sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti.
Da una parte infatti Trump è riuscito a ribaltare i pronostici di quattro anni fa che lo davano perdente proprio mobilitando quegli elettori che si sentivano esclusi ed abbandonati dalla politica. Ma oggi la forte affluenza potrebbe aver favorito Biden se è riuscito ad intercettare la domanda di cambiamento di quell’altra parte di americani (la comunità nera, lgbt, occupy wall street) che sancì la sconfitta della Clinton non andando alle urne.
Si preannuncia ancora una lunga attesa per avere i dati definitivi ma il crollo di Trump non c’è stato
Il primo dei due candidati a parlare sui social è stato ovviamente il Presidente in carica: “siamo messi bene ovunque, grazie”. Non si fa attendere la risposta di Biden che poco dopo ringrazia i proprio elettori: “in tantissimi hanno votato per il cambiamento”.
Nessuno vuole però sbilanciarsi mentre cominciano ad arrivare i primi dati che danno Trump vincente in Florida e Georgia e Biden in leggero vantaggio in Ohio e Pennsylvania. Dati questi che se confermati potrebbero spalancare le porte della Casa Bianca allo sfidante democratico.
Di certo c’è che la partita non è ancora chiusa. Anche se i pronostici a favore di Joe Biden saranno confermati, bisognerà vedere quale sarà il margine definitivo di distacco tra i due.
Difficile comunque immaginare un eventuale passaggio di consegne in punta di piedi. Se il divario dovesse essere esiguo la recente nomina di Amy Coney Barret a membro della Corte Suprema potrebbe rivelarsi l’asso nella manica di Trump per un ricorso elettorale dall’esito tutt’altro che scontato.