23 anni dopo riviviamo la storica tripla di Stockton che mandò i suoi Utah Jazz alle prime Finals della loro storia. Ad attenderli? MJ e i Chicago Bulls, l’unico ostacolo che ha imoedito a Utah di vincere un anello.

Utah Jazz, il contesto

Era il 29 maggio 1997. Siamo a Houston, gara 6. Fino ad ora il fattore campo è sempre stati rispettato. Da una parte la Houston post Twin Towers e post repeat, che con l’acquisto di Charles Barkley e la conferma di Olajuwon e Drexler, aveva formato un trio con pochi eguali. Dall’altra i Jazz di Stockton e Malone, pronti a invertire la rotta nel selvaggio West.
Utah aveva dominato la regular season, chiudendo la stagione 64-18, guidati dal duo Stockton-Malone, tra i più funzionali di sempre e con quest’ultimo MVP. Il playmaker di Spokane chiude con circa 15 punti e 11 assist di media, mentre il prodotto di Louisiana viaggiava a circa 28 di media.
Quella squadra, inoltre, poteva vantare un ottimo supporting cast. I vari Hornacek, Russell, Anderson, Ostertag erano perfetti per allargare il campo e permettere il gioco a due tra le stelle del team.
Il coach era il leggendario Jerry Sloan, che ci ha lasciati pochi giorni fa. Terzo nella storia per partite vinte nella Nba, era sicuramente il vero segreto di quel gruppo, che da un lato del campo lasciava carta bianca ai suoi fenomeni e dall’altro dimostrava una solidità, che solo Michael Jordan poteva rompere.

Utah Jazz
John Stockton, Karl Malone e Bryon Russel
Credit: Brian Bahr /Allsport

Utah Jazz, la tripla di Stockton

Perdonate la digressione. Ritorniamo a quel 27 maggio 1997. Houston per la continuare la supremazia per il terzo anno consecutivo e Utah per esordire alle Finals.
23 e 20 di media per Malone e Stockton contro i 27 di Hakeem The Dream e i 16 di Barkley.
In gara 6, però, l’incognita per la difesa dei Jazz si chiama Clyde Drexler. Chiuderà con 33 punti contro i “solo” 16 di Olajuwon. La coppia Malone-Stock non tradisce: 24 e 25 ai quali aggiungono rispettivamente 11 rimbalzi e 13 assist.
La partita è bellissima e tirata fino alla fine, ma poi, come spesso capita in questi momenti, sale in cattedra chi fa la storia: John Stockton. Degli ultimi 18 punti dei Jazz, il playmaker ex Gonzaga ne segna 13 e fornisce 2 assist. Tra questi, l’ultimo capolavoro. 100 pari, rimessa Utah con 2 secondi al termine. Russel va da John, l’uomo che li aveva guidati a testa alta fino a quel momento e che non si è mai tirato indietro quando contava. Ricezione, un palleggio, tripla. Il telecronista dirà: “we’ve never seen John Stockton react like this”. Ed effettivamente non era uno da esultanze, frasi o atteggiamenti sopra le righe. L’unico momento in cui andava oltre era in campo. La dimostrazione che con un fisico all’apparenza normale si possa pensare l’impensabile.
E’ l’inizio della scesa degli Utah Jazz. Il resto, come si suol dire, è storia…

seguiteci su Facebook
per ulteriori aggiornamenti sul mondo del basket, clicca qui