Il dibattito pubblico sulla questione vaccino è una costante. E sempre più spesso si legge o si sente parlare di provax e antivax. Si discute sulla libertà di scelta di vaccinarsi o di non vaccinarsi, di far vaccinare o meno i propri figli.
È di ieri una notizia circolata su CesenaToday di un’automobile con un foglio scritto a mano affisso sulla parte posteriore. Il foglio recava scritto: “La libertà personale è inviolabile. Art.13. Sono per libera scelta vaccinale”.
Il fatto in sé non desta particolare interesse, se non fosse che – nel clima attuale riguardo l’argomento vaccini, almeno in Italia – esso rappresenta potenzialmente la spia di un certo pensiero dilagante, che si è fatto (sub)cultura, in diversi strati della popolazione.
Le teorie degli antivax, che vorrebbero dimostrare con alcuni studi (scientificamente mai dimostrati né pubblicati) che i vaccini siano dannosi per l’organismo, stanno lentamente facendo breccia nel senso comune. Basta navigare un po’ nel web. Se si legge qualche articolo mirato che abbia come argomento i vaccini, nella sezione commenti si può leggere di tutto. Dalle teorie più fantasiose che chiamano in causa presunte lobby del controllo farmaceutico, a quelle filo-giuridiche che rivendicano la libertà personale come inviolabile.
“Libertà personale”: la questione è molto spinosa, soprattutto perché nella maggior parte dei casi i soggetti su cui ricadono tutte le decisioni sono appunto i minori, i bambini, i neonati.
I bambini: essi sono l’ago della bilancia, su di essi si muovono le decisioni degli adulti, e su essi ricade il peso delle decisioni sbagliate. Libertà personale, certo, sacra e inviolabile. Ma qui si discute di scelte sbagliate, nocive, dannose. Quando si parla di libertà personale, forse, non si dà il giusto peso a quel “personale”. Decidere per sé è un conto, decidere per i propri figli è un altro. Chi sceglie di non vaccinare i propri figli commette un abuso contro la libertà (dei suoi stessi figli) di vivere una vita senza malattie, o complicazioni derivate da mancate vaccinazioni.
Scegliere per sé è anche scegliere per gli altri. Viviamo immersi nella società della quarta rivoluzione industriale, siamo iper-connessi e sempre con-presenti gli uni con gli altri. Non esiste una singola realtà che ci tenga separata dagli altri, ovunque andiamo e qualunque cosa facciamo. Siamo sempre a contatto con altri. Viviamo la società fluida. Creiamo connessioni, relazioni di ogni tipo. Ci è impossibile non avere contatti. Siamo costitutivamente e costantemente “contaminati” dallo scambio di relazioni. Ma questo discorso non si rivolge solo al mondo ipermediale dell’informatica. No, questo vale – soprattutto – per lo scambio diretto, per l’aggregazione sociale-fisica di cose e persone. In una così fitta rete di contatti (sia virtuali, ma soprattutto fisici), chi compie una scelta sta scegliendo oltre che per sé, anche per gli altri che ha intorno.
Il discorso è tutto qui: chi decide di affidarsi a ragionamenti e a scelte sbagliate sta negando l’importanza della responsabilità delle proprie azioni, perché pone in pericolo sia sé, sia gli altri.
Chi decide di non vaccinarsi si assume tutte le responsabilità del suo gesto. In un paese come l’Italia, dove le correnti della sub-cultura sembrano – a volte – più efficaci dei canali ufficiali, è più importante che mai fare un’adeguata e massiccia campagna informativa. Perché il punto non è combattere tanto il morbillo quanto la rosolia. Il nodo cruciale è eradicare l’atto del disimpegno dalle proprie responsabilità, e immunizzare le nuove generazioni contro il menefreghismo sociale.
Andrea Picchi