Vaccino in Cina, gelati gratis e uova in premio per chi si fa somministrare le dosi a Pechino

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Di Redazione Metropolitan

 La Cina ha messo a punto ben cinque vaccini e sta spedendo decine di milioni di dosi ai Paesi che glieli chiedono, dagli Emirati Arabi Uniti al Brasile, dal Pakistan al Paraguay, alla Serbia. Ma finora non ha avuto fretta di immunizzare la sua popolazione: al 7 aprile hanno ricevuto almeno un’iniezione 149 milioni di cinesi, su una popolazione di 1,4 miliardi. Non è molto: circa 10 dosi ogni 100 cittadini, rispetto a 50 su 100 degli statunitensi.

Ritardi sulle vaccinazioni che non dipendono dalla disponibilità dei farmaci

Pechino ha annunciato con orgoglio fin da novembre che l’industria farmaceutica nazionale è in grado di produrre due miliardi di dosi all’anno. Quindi, la vaccinazione al rallentatore non è dovuta alla carenza dei farmaci. E nemmeno all’incapacità organizzativa. La Cina ha dimostrato di essere organizzatissima nel lanciare campagne di massa per quanto riguarda i tamponi, il tracciamento, la quarantena: così ha messo sotto controllo il coronavirus e segnala ormai da molti mesi solo sporadici focolai di contagio che spegne subito. 

Perché allora non chiude la guerra al Covid-19 immunizzando tutta la sua popolazione?

Il motivo è politico: semplicemente finora da Pechino non è arrivato l’ordine di imporre la vaccinazione. Anzi, l’agenzia Xinhua, voce del Partito, ha sconsigliato ai funzionari provinciali di spingere troppo, forzando la gente a mettersi in fila per l’iniezione. I cinesi non sono ansiosi di farsi vaccinare proprio perché il coronavirus sembra circolare poco e non è più visto come un pericolo.

Ora però, guardando al resto delle potenze industriali (soprattutto ai rivali Stati Uniti), il Partito ha deciso di accelerare, per non correre il rischio che la Cina resti un’enorme isola non immunizzata in un mondo globalizzato e vaccinato. Il piano prevede di vaccinare il 40% della popolazione entro fine giugno, quindi 560 milioni di persone.

Gelati e uova come incentivo a farsi vaccinare

Al momento non ci sono segnali di ordini perentori. Solo incentivi per chi si fa avanti. A Pechino, nella zona commerciale di Wangfujing, a poche centinaia di metri da Tienanmen, si vedono cartelli che promettono il buono per un gelato gratis a chi esibisce il certificato di vaccinazione. E in periferia sono stati affissi manifesti che invitano gli anziani a offrire il braccio alla siringa: dopo la seconda dose gli ultrasessantenni saranno premiati con due scatole di uova fresche.

Gaia Radino