Un grande protagonista del cinema italiano, Valerio Mastandrea entra nel mondo dello spettacolo a diciannove anni, figurando tra i diversi personaggi del salotto di Maurizio Costanzo. Dopo il trionfo a teatro nel 1998 con lo spettacolo “Rugantino”, inizia il suo lungo viaggio nel mondo del cinema. Il personaggio della consacrazione è quello di Walter, ventiduenne che percorre disilluso le strade di Torino, in “Tutti giù per terra” (1997) di Davide Ferrario.

Nel 1998 inizia la collaborazione con Giovanni Veronesi, Mastandrea è Samuele, nella commedia on the road “Viola Bacia tutti”. Dal 2018 al 2020 ancora diretto da Veronesi è nei film “I moschettieri del re” in cui interpreta Porthos al fianco di Rocco Papaleo e Pierfrancesco Favino. Tra le altre sue collaborazioni collaudate ricordiamo quella con i Manetti Bros (“Piano 17″ , “Zora la vampira” e “Diabolik“), con Paolo Virzì (“N-io e Napoleone“, “Tutta la vita davanti“, “La Prima cosa bella” e “Siccità“) e infine quella con Paolo Genovesi (“Perfetti sconosciuti”,The Place” e “Il primo giorno della mia vita“).

Valerio Mastandrea, equilibrista tra la commedia e il dramma

Valerio Mastandrea nel film "Non pensarci" di Gianni Zanasi (2008)
Valerio Mastandrea nel film “Non pensarci” (2008) di Gianni Zanasi

L’attore Valerio Mastandrea è stato premiato con tre David di Donatello per tre ruoli drammatici difficili da dimenticare, il primo è quello di Bruno Michelucci, uomo malinconico che elabora il difficile rapporto con la madre (Stefania Sandrelli) nel film la “Prima cosa bella” del 2010. Il secondo David lo riceve nel 2013 per l’interpretazione di Giulio, un impiegato comunale separato che fa fatica ad andare avanti, nel film di Ivano De MatteoGli equilibristi”. L’ultimo David per il suo ruolo da non protagonista in “Fiore” di Claudio Giovannesi, in cui è Ascanio, padre fragile della giovane Dafne (l’esordiente Dafne Scoccia).

Altri ruoli drammatici in cui Mastandrea brilla per la sua recitazione che riesce a essere efficacemente dolente ma sempre in sottrazione sono quello di Massimo, protagonista del biografico “Fai bei sogni” (2016) diretto da Marco Bellocchio, il commissario Luigi Calabresi in “Romanzo di una strage” (2012) di Marco Tullio Giordana, il poliziotto Antonio Buonocore, in “Un giorno perfetto” (2008), diretto da Ferzan Ozpeteck, adattamento del romanzo di Melania Mazzucco.

Il comandante e la cicogna” di Silvio Soldini, “Euforia” di Valeria Golino, “Domani è un altro giorno” di Simone Spada, “La sedia della felicità” di Carlo Mazzacurati, sono solo alcune delle commedie che lo vedono protagonista, tutte legate da un tono agrodolce, in cui si cerca più il sorriso che una risata. Nel mondo della commedia molto importante è il rapporto con il regista Gianni Zanasi, autore di due brillanti pellicole di cui Mastandrea è protagonista assoluto: “Non pensarci” in cui interpreta lo spassoso chitarrista rock fallito Stefano e il disincantato “La felicità è un sistema complesso” (2015)

Le collaborazioni con Claudio Caligari e Mattia Torre

Le collaborazioni con il regista Claudio Caligari e con lo sceneggiatore Mattia Torre, sono sicuramente due tra le più importanti nella carriera dell’attore romano. Nel primo caso, da giovane attore per Caligari nel suo “L’odore della notte” (1998), nel 2015 Valerio vestirà i panni di produttore e montatore per il film iniziato dal regista romano e interrotto a causa della sua morte, parliamo del bellissimo “Non essere cattivo”.

Nel caso di Mattia Torre, si tratta di un’amicizia di una vita da cui nasceranno spettacoli teatrali come il monologo “Migliore”, scritto e diretto a teatro per Mastandrea nel 2015 e riproposto recentemente in una versione televisiva diretta da Paolo Sorrentino. I due hanno poi dato vita alla serie tv “La linea verticale” che affronta il tema autobiografico della malattia e infine a “Figli” (2020), una commedia irresistibile sulla genitorialità scritta da Torre e intrepretata magistralmente da Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi.

Eleonora Ceccarelli

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