[ESCLUSIVA] VAR e GLT raccontano i loro segreti: “Con noi, il calcio è migliorato…”

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Di Redazione Metropolitan

Tecnologia e calcio, insieme. Nel nome dell’equità. Abbiamo intervistato in esclusiva il Project Manager di “Goal Line Technology” in Italia ed il Project Manager per il “VAR” in Spagna. Ecco cosa ci hanno detto.

VAR e GLT, ovvero Goal-line Technology . La tecnologia entra, a piedi uniti, nel mondo del calcio. Negli ultimi tempi, il mondo arcaico del “football” ha spalancato le sue rigide porte all’innovazione scientifica grazie a due macchinari capaci di coadiuvare la terna arbitrale durante lo svolgimento delle partite. Un grande aiuto per i tanto criticati direttori di gara: grazie al Var, i fischietti possono rivedere attentamente degli episodi controversi come l’assegnazione di un goal o di un calcio di rigore oppure scegliere, grazie alla sua lente d’ingrandimento, se un determinato fallo è da giallo o da rosso diretto.

Di diversa utilità, ma altrettanto importante, è l’apporto della GLT: il famoso Hawk-eye, utilizzato già nel tennis e nel cricket, stabilisce se il pallone ha varcato completamente la linea di porta o meno eliminando, così, la piaga del celeberrimo “Goal fantasma” che attanagliava il professionismo. Se la Goal-line Technology non ha suscitato alcuna perplessità, il VAR è ancora al centro di qualche polemica.

Sono due, infatti, le correnti di pensiero che si scontrano: chi benedice l’avvento della nuova tecnologia e chi crede che si estirpi troppa umanità dal calcio asserendo che l’errore umano è parte integrante del gioco. Eppure, la ventata fresca portata dal VAR è così evidente che altre federazioni e competizioni stanno adottando questo sistema.

Il Var e GLT: come funzionano?

Ma come funzionano queste due tecnologie? Iniziamo dalla più “semplice” delle due, il VAR. Tutte le immagini vengono catturate e sono disponibili in tempo reale per i check necessari.
Secondo il regolamento attuale, l’aiutante dell’arbitro può intervenire in 4 casi ben specifici:

  1. Review di un goal 
  2. Calci di rigore
  3. Rosso diretto
  4. Scambio d’identità (ad esempio l’ammonizione di un giocatore al posto di un altro)


Per quanto riguarda invece la Goal Line Technology, la questione e’ leggermente più complessa ed intrigante. La GLT si basa su un principio molto basilare, lo stesso su cui si fonda la capacita’ propria di molti animali di percepire la profondità sfruttando la visione stereoscopica.

Per ciascuna porta, un minimo di 6 telecamere ad altissima definizione riprendono il gioco da differenti angolazioni ed ogni ripresa viene analizzata con un algoritmo di riconoscimento immagine che stabilisce la posizione della palla sull’immagine dello schermo. Effettuando una tanto rapida quanto precisa triangolazione tra le diverse immagini, si riesce a valutare la posizione in tre dimensioni della palla rispetto al campo e, più specificamente, rispetto alla linea di porta. Un messaggio viene quindi inviato all’arbitro in pochi secondi, sotto forma di vibrazione dell’orologio che l’arbitro tiene al polso, garantendo o meno l’autenticità del goal.

Il Var e GLT (Credit: BT Sport)
La GLT in azione (Credti: BT Sport)

VAR E GLT: parola agli esperti

Dopo una doverosa introduzione delle due tecnologie che stanno rivoluzionando il mondo del calcio, eccoci arrivati al piatto principale di questo articolo: l’intervista agli esperti. Introduciamo i nostri interlocutori: Andrea Del Ferraro e Antonio Gatto.

Andrea Del Ferraro, Classe 1986, Project Manager per la Goal Line Technology in italia
(Photo Credits: Andrea Del Ferraro)

Classe ‘86 il primo, ‘85 il secondo, entrambi italiani. Andrea è Project Manager per la Goal Line Technology in Italia, Antonio è project Manager per il VAR in Spagna. Entrambi lavorano nel mondo dello sport da anni, ed il loro percorso li ha portati ad atterrare nel mondo del calcio su due dei progetti più rivoluzionari del calcio moderno.

Dopo tre anni passati in Italia come operatore e coordinatore, ed oltre una decina d’anni passati tra eventi sportivi che spaziano dal tennis al calcio, Andrea fa il salto di qualità, diventando il riferimento di Hawk-eye in italia per la GLT. Altra strada per Antonio, che dopo la laurea in ingegneria al Politecnico di Torino inizia col curare il Data Gathering tra gli stadi europei, per poi passare alla posizione di Football System Operator per eventi quali i mondiali in Russia, gli U20 in Polonia ed il campionato italiano. Quando la Liga decide di assegnare ad Hawk-Eye la gestione della VAR del campionato spagnolo, Antonio arriva a Madrid.

Antonio Gatto, classe 1985, Project Manager per il Video Assistant Referee
(Photo Credits: Antonio Gatto)

Quanto è migliorato il calcio con l’introduzione di VAR e GLT?

ANTONIO

“Negli ultimi anni il calcio è cambiato moltissimo dentro e fuori dal campo, la tecnologia è entrata a far parte della preparazione atletica, degli allenamenti tattici, perfino del calciomercato, per non parlare dell’aspetto televisivo. In campo la differenza che ormai tutti percepiamo e un aumento sostanziale della velocitá del gioco! Proprio in quest’ottica VAR e GLT stanno riscrivendo una nuova pagina, permettendo all’arbitro di avere in campo almeno 16 occhi in piú rispetto al passato e un apporto tecnologico in grado di analizzare precisamente ogni istante dei 90 minuti di gioco: come un Grande Fratello, ma nel senso positivo del termine”.

 ANDREA

“Il calcio sicuramente è migliorato, e molto. Con l’aumentare delle prestazioni degli atleti e della velocità di gioco, anche i tempi per prendere delle decisioni si sono ridotti. Ci sono delle situazioni dove può arrivare solo la tecnologia per le quali si può stare tranquilli e lasciar fare ai computer. Parlo specialmente per conto della Goal Line Technology, che quest’anno è stata fondamentale in 28 situazioni, dove la chiamata più vicina è stata di 1,02mm. Cosa che ad occhio umano sarebbe stata impossibile da convalidare”.

Avete avuto riscontri positivi dagli addetti ai lavori? Quanto si sente più tutelata la classe arbitrale dal VAR?

ANTONIO

“Non direi tutelata, direi più che altro che gli arbitri entrano in campo piú tranquilli, sapendo che in caso di svista c’è qualcuno in una sala pronto a premere il pulsante rosso per aiutarli a prendere la decisione giusta; lasciando così le pagine dei giornali alle performance degli atleti e non ai tanto amati “orrori arbitrali”, di cui si nutrono da anni le testate sportive. Direi che dopo un periodo iniziale in cui hanno imparato a conoscersi, ora la sensazione che si percepisce e che VAR e GLT, assieme a tutti gli addetti ai lavori, in campo e fuori, stiano andando felicemente a braccetto”. 

ANDREA

“Non posso parlare per gli addetti ai lavori ma tutto il sistema calcio ne risente positivamente. Siamo ad una svolta storica per quanto riguarda questo sport, dove le tecnologie assistono il gioco e lo spettacolo e nel giro di poco tempo saranno una cosa sempre più assodata, per la quale non ci si porrà neanche più questo fuoco mediatico. Tutti si sentono più tutelati in quanto c’è questa tecnologia che ti assiste e l’arbitro si può concentrare maggiormente e con più sicurezza in determinati frangenti. È un’arma in più da sfruttare”.

Presentazione alle televisioni spagnole delle postazioni VOR.
(Photo Credits: Antonio Gatto)

È capitato che diversi direttori di gara, alle prese con episodi similari, abbiano  deciso di non rivedere l’episodio incriminato. Possibile uniformare la chiamata del Var? Quante colpe ha l’arbitro in questo caso? Un domani, le panchine potranno esortare i fischietti a visionare l’azione controversa?

ANTONIO

“Occorre premettere che ogni episodio e’ in un modo o nell’altro unico per una serie di motivi: il regolamento del calcio sta cambiando anche in questo senso per cercare di limitare la soggettivitá dell’interpretazione – vedi la nuova regola sul fallo di mano. Ma quasi sempre il problema in questi casi non è la “testardaggine” dell’arbitro quando una diversa comunicazione tra VAR e campo;  si sta lavorando molto anche in questo senso per uniformare la comunicazione per ogni tipologia di incidente ed aiutare l’arbitro a prendere la decisione corretta, a partire dal “vado al monitor o no?”. 

Un sistema a chiamata come accade già in altri sport – basket e volley in primis – credo non sia necessario: prima di tutto nel calcio le valutazioni sono legate molto di più all’interpretazione, mentre nel volley, nel basket o nel tennis la tecnologia viene utilizzata principalmente per valutare episodi oggettivi: un in/out o un tocco a muro; ma ancora più importante, un allenatore ha la stessa visuale che può avere un arbitro in campo, mentre il pool di persone nel VOR ha a disposizione da 8 a 36 camere; e posso garantire a tutti, tifosi e non, che nel VOR si visionano attentamente tutti gli episodi, anche più di quelli previsti dal Protocollo”.

ANDREA

“Non posso raccontare episodi, ma nessuno si è mai rifiutato di esaminare qualcosa. Il protocollo, i casi in cui il VAR viene coinvolto, e le modalità con cui viene utilizzato sono regolamentate dall’IFAB. Sono loro che studiano e portano avanti quello che può apportare miglioramenti al Calcio. Se non si seguono queste non si svolge il lavoro di arbitro”.

Il Var ha spaccato in due l’opinione pubblica: una corrente di pensiero crede che l’errore umano faccia parte del gioco, altri invece sono contenti di queste migliorie. Qual è la tua posizione e quali argomentazioni potresti portare per spingere gli scettici a dar credito al progetto Var?

ANTONIO

“Ormai viviamo in un mondo in cui si cerca in ogni campo e in ogni modo di avvicinare il limite dell’errore umano – legato ad una valutazione soggettiva – sempre di più a zero. Ed in questo senso si chiede spesso aiuto alla tecnologia: dalla medicina al mercato dell’automotive passando per il trading; la domanda quindi è: perché no nello sport? È così sbagliato lasciare che l’esito di una performance sportiva sia legato solamente alla pura sfida tra le capacità degli atleti e non ad un possibile giudizio errato?Ricordo le parole di un tecnico audio incontrato in Giappone durante la FCWC dove fece la sua comparsa per la prima volta il VAR, e alla domanda, ‘Che ne pensi?’ mi disse: ‘Per noi in Giappone qualsiasi cosa che possa aiutare a prendere la decisione giusta non può che essere la benvenuta!’. C’e altro da aggiungere a parte un ‘amen?’ “

ANDREA

“VAR e GLT, come le altre tecnologie, come detto in precedenza sono delle armi in più che l’arbitro può usare per gestire in maniera migliore la partita e per cercare di ridurre sempre di meno gli errori. Ovvio che in questo processo di miglioramento si può incappare in alcuni errori, dai quali se ne fa esperienza e si migliora sempre. È come se si dovesse fare un viaggio Roma-Milano in auto, e si dovesse scegliere tra una macchina di serie o una full optional per fare il viaggio. C’è chi sceglie la comodità e chi no”.

Il Var, e la tecnologia più in generale, sta conquistando, a poco a poco, tutto il mondo del calcio. Ti aspetti una diversa progettualità tra la Serie A e la Liga? Siamo davvero pronti per una nuova era nell’arcaico ‘sistema calcio’?

ANTONIO

“L’impostazione del progetto in Italia, Spagna come nelle altre nazioni dove é presente HEI e molto simile: organizzazione del lavoro, formazione degli operatori, comunicazione con gli addetti ai lavori. Però al contrario dell’Italia in Spagna – come già accade in Francia, Germania e UK – stiamo lavorando per finalizzare un Replay Center nella sede della Federazione a Las Rozas (Madrid), collegato in fibra con tutti i 42 stadi della Liga 1 e 2: in sostanza VAR a Madrid, arbitri allo stadio ed in continuo contatto tra loro: questo significa una diversa gestione delle risorse e della tecnologia on site rispetto al campionato italiano. E qui in Spagna stiamo lavorando anche ad altri progetti che aiuteranno ancora di più in futuro, ma e ancora presto per parlarne…”

ANDREA

“L’IFAB è l’organo che regolamenta il calcio a livello mondiale, sono loro che studiano le regole, le sperimentano e le approvano di conseguenza. Tra Liga e Serie A le differenze sono minime, a livello organizzativo ed a livello di strutture. Una lega può richiedere più strumentazioni, qualche equipaggiamento in particolare o qualche optional in più, ma il modo di operare ed il protocollo sono sempre gli stessi, insomma la sostanza alla fine è sempre quella. Io sono fiducioso che la tecnologia possa apportare miglioramenti sia dal punto di vista regolamentare, che da quello del fan engagement. Esistono già dei servizi che aumentano l’esperienza di un tifoso che va al di là dello schermo della TV per vedere la partita”.

Negli ultimi anni molte ombre si sono addensate sul calcio, e questo sicuramente non ha fatto bene a questo sport. Il Var sarà capace di restituire ai tifosi la fiducia nello sport che amano?

ANTONIO

“Dopo alcuni anni in prima linea per portare il VAR in tutto il mondo, il calcio per me è ormai diventato un lavoro e ho imparato a guardare tutto con occhi oggettivi, e sono sinceramente stupito quando nelle varie “chiacchiere da bar” sento ancora sollevare dubbi su fischi sospetti, ma come detto, sono “chiacchiere da bar” e fanno parte del DNA del tifoso. Le ombre alle quali fai riferimento fanno parte di un passato ormai lontano, a parer mio i problemi del calcio attuale e la sfiducia che si respira non sono sicuramente legati all’integrità del sistema arbitro/VAR, e questo credo sia ormai chiaro a tutti”.

ANDREA

“Sono convinto che questa tecnologia possa restituire la trasparenza e la credibilità di questo sport. Purtroppo le ombre esisteranno sempre fino a che la gente continuerà a fare delle congetture solo per fare notizia o perché vengono inventate teorie ‘complottistiche’ “.

Sebbene molti pensino che la VAR e GLT possano solo migliorare la condizione dell’arbitro in campo, qualcuno crede che la professionalità di quest’ultimo venga minata dall’introduzione del VAR, relegando il direttore di gara ad un notaio, sottraendogli rsponsabilità importanti. Quale e’ la tua visione in merito?

ANTONIO

“Ormai tutti gli arbitri stanno diventando anche VAR, trovandosi quindi dalle due parti della barricata. Ho partecipato a molti meeting con loro, e il diktat é sempre lo stesso: l’arbitro decide, VAR e GLT aiutano. Può capitare a volte che l’arbitro in campo chieda al VAR di controllare un determinato episodio, per sicurezza, ma mai che un arbitro decida di non prendere una decisione lasciando l’incombenza a qualcun altro. Io credo anzi che sia il contrario, la responsabilità del fischietto in campo e addirittura cresciuta nel momento in cui si decide di cambiare una decisione davanti a 40 mila persone – più quelle a casa – ammettendo così l’errore/svista”.

ANDREA

“Assolutamente non è vero. L’arbitro ha tutti i “poteri” di sempre, e viene supportato da VAR e GLT. Col passare del tempo la “terna” arbitrale acquisirà sempre più abilità nel padroneggiare questa tecnologia, al punto che tutto funzionerà alla grande con chiamate sempre migliori e con tempi ristretti sempre da parte dell’arbitro. Chi si siede nella postazione del VAR è sempre e comunque un arbitro, che una giornata lavora in campo e l’altra davanti lo schermo”.

Sala VOR nel centro direzionale della Liga a Las Rosas, Madrid
(Photo Credits: Antonio Gatto)

Tutti oramai conoscono VAR e GLT, ma in pochi possono immaginare quale sia il carico organizzativo che coinvolge gli addetti ai lavori. Quanto e quale e’ l’impegno fuori dal campo di organizzatori ed operatori?

ANTONIO

“Molte persone pensano che il VAR e GLT- intesi come tecnologia – lavorino per 90 minuti, invece non e cosi: per dare un’idea il giorno della partita si inizia a lavorare da 6-8 ore prima del KO per far si che sia tutto pronto. Ma l’impegno non si limita al giorno della partita, ogni team lavora in maniera meticolosa tutta la settimana per il weekend di campionato: check continui delle installazioni negli stadi, revisione delle clip durante la settimana per analizzare possibili errori operativi e decisionali, piani di training continui al simulatore per migliorare le performance degli operatori.

Per dare un’idea il team Spagna conterà circa 30 persone per la prossima stagione solo nell’area di Madrid, tra operatori, trainer, personale tecnico e manager. E un lavoro enorme, senza parlare di tutte le attività che continuiamo a seguire in parallelo: Champions League, mondiali, europei, supporto per altri progetti; e per questo devo ringraziare tutti i ragazzi che stanno facendo uno sforzo grandissimo per portare avanti tutto e mantenere l’alto livello di qualità che ci ha portato ad eccellere in tutto il mondo”.

ANDREA

“Su questo argomento potrei parlare per ore. Dal punto di vista organizzativo c’è un grande lavoro da parte di tutta la nostra squadra, ognuno ci mette il suo e fa di tutto per portare avanti i nostri servizi. Abbiamo strumentazioni installate in tutti gli stadi di Serie A e a livello mondiale. Sopralluoghi, installazioni, collaudi, test match, simulatori e tanto training fanno parte della vita di un operatore di HawkEye.

Per non parlare di mondiali, europei, Champions League ed Europa League insomma non ci si può annoiare. E come non citare anche gli altri sport nei quali forniamo servizi altrettanto interessanti. In Italia, per la Serie A, siamo partiti 5 anni fa con la Goal Line Technology ed eravamo solamente 10 operatori, ora siamo arrivati a più di 30, vien da se che il carico di lavoro è aumentato di gran lunga. Questo è un’altro motivo per il quale sono del parere che la tecnologia faccia bene, porta lavoro e crea nuovi servizi. Non sembra, ma dietro le quinte ci sta tanta gente per una partita di calcio”.

Come chiedeva De André: “Da dove venite, dov’è che andate?”

ANTONIO

“Io vengo da una classica famiglia del sud emigrata al nord, il sacrificio e la dedizione al lavoro e qualcosa che mi è stato insegnato fin da bambino – e per questo ringrazio mio padre e mia madre. Ma nella mia testa ho sempre avuto la voglia di non trovare il classico lavoro per “tirare a campare”, ma un lavoro che potesse dare spazio anche alla mie due grandi passioni: sport e viaggi. Entrare nel progetto VAR prima da operatore e ora da manager e la molla che mi fa svegliare tutte le mattine con una carica speciale: essere in prima linea nel pensare, sviluppare e mettere in atto un progetto come quello qui in Spagna e qualcosa di unico. Futuro? Al momento le 865 partite di quest’anno, poi vedremo”.

Quale è l’aspetto più affascinante del tuo lavoro?

ANDREA

“Sicuramente avere la possibilità di trovarsi in ambienti non comuni, lavorare dietro le quinte e portare a casa il risultato anche in situazioni veramente complicate. Lavorare in eventi grandi ed importanti, come la Finale di Champions League di Milano del 2016, il mondiale di Russia del 2018. Fermarsi e riflettere di aver fatto parte ad eventi come questi è motivo di grande soddisfazione. Conoscere gente nuova, culture diverse, modi di lavorare diversi che magari rincontrerai in futuro, ma soprattutto divertirsi quando si lavora. Penso che queste siano le cose che mi stimolano di più in questo lavoro”.

A cura di Andrea Mari & Francesco Avanzi

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