Matteo Rovere, il regista delle vite da Parioli, dopo aver raccontato rampolli di buona famiglia, in “Un gioco da ragazze” e “Gli sfiorati“, riassapora le sue radici romagnole. Senza paura di sporcarsi le mani di terra, e trascinandosi nel mondo del motor sport. Dove il dialetto sanguigno, urla anche d’imprecazioni. Sfrenato e stridente come le ruote in curva. Stasera in tv “Veloce come il vento“: la storia vera narrata da un meccanico al regista. La favola della vita del pilota di rally Carlo Capone.
“La Turbo 16 no, tuo padre l’ha tenuta in vita per 25 anni. Bruciala pure se vuoi, ma la Turbo 16 a quel Minotti io non la lascio”. La Pegeuot 205 tenuta intatta dovrà affrontare il percorso dell’Italian Race. Una corsa illegale e pericolosa tra i sassi di Matera, con in palio un ricco premio, tanto da poter cancellare i suoi debiti e lo sfratto. In una cascina nella campagna dell’Emilia Romagna Giulia De Martino (l’esordiente Matilda De Angelis), vive la giovane promessa di gare automobilistiche. Sua madre se ne è andata di casa, e suo fratello maggiore Loris (Stefano Accorsi), leggenda dell’automobilismo, è diventato un tossicodipendente che abita una roulotte. Quando anche il padre di Giulia, che aveva scommesso su di lei come futura campionessa di Gran Turismo, non ci sarà più, sarà suo fratello, ostinato e rabbioso, chiamato “il Ballerino” per la guida spericolata, con la classe paterna ereditata per le quattro ruote, a farle da spalla e maestro.
Un’emozione veloce come il vento
“Nostro signore del sangue che corre nel buio delle vene, reggi il mio braccio sul volante, regola la forza dei miei piedi su acceleratore e freno, proteggimi, e fa che niente mi accada”. La terra, rossa bruciata, diventa polvere fino a stringerti la gola, le parole soffocate si fanno preghiera. Questa la legge del rally. Dove non deve sorprendere, in un mondo di auto da corsa e fango, una donna strappare titoli al primato maschile. Senza complimenti, o sconti per il pubblico femminile, ma con la stessa grinta, pronte ad insudiciarsi di grasso e olio. Forse l’unico ambiente dove non si notano diversità, e con un casco in testa sei pilota e basta. Non conta il sotto.
Anche se il sudore di questa gara, ricorda di più l’agonismo di “Rocky” o “Flashdance“, per l’aspirazione a raggiungere il sogno che da la carica e la spinta. “Veloce come il vento” stasera in tv ha vinto 2 Nastri d’Argento, ottenuto 16 candidature e vinto 6 David di Donatello. Venduto in oltre 40 paesi in tutto il mondo. Le grazie di Matilda De Angelis coperte da una tuta che lascia intravedere ben poco, ma che non frena l’immaginazione. E un un insolito Stefano Accorsi, con la calata romagnola in ogni frase, quando l’abitudine ci portava ad immaginarlo rispondere finemente in francese alla Casta o a sua moglie .Ma anche rozzo e barbone, è un pilota che non si lascia intimidire. Adrenalina consumata come benzina. Un film che farà respirare l’ansia da circuito. Che sfaterà la misteriosa attrazione di quelli che cercano le ali a bordo delle ruote. Con l’addio alle corse di Valentino Rossi, e il nodo in gola che l’annuncio ha suscitato tra tutti i seguaci del campione, sarà certo più avvincente seguire un film che svela il magico ardore che muove certi pedali.
Matilda e Stefano, cuore e asfalto
Caduta e rinascita, nella vita come in una competizione. Perdenti ma vincitori. Un film per suscitare l’interesse anche di chi non è sportivo. Di chi non distingue una pista da bocce da una di go-car. Anche i rombi dei motori parlano modenese, e i sentimenti sembrano essere quelli genuini di paese. Di un racconto intorno al fuoco, che si fa leggenda al sapore di lambrusco. Una fiaba, in cui sull’onda del vento si può credere di arrivare in alto. “Se hai tutto sotto controllo significa che non stai andando veloce”. Tra l’illusione di spingere il cuore come l’acceleratore.
Federica De Candia. Seguici sempre su MMI e Metropolitan Cinema!