A Venezia 81 si è svolta la conferenza stampa di Babygirl, il nuovo film di Halina Reijn, già regista di Bodies Bodies Bodies del 2022 e ora in concorso a Venezia. Nella pellicola, insieme a Nicole Kidman e Antonio Banderas, troviamo i due giovani Harris Dickinson e Sophie Wilde, insieme alla giovanissima Esther McGregor. Il film racconta la storia di una potente amministratrice delegata che mette a repentaglio la carriera e la famiglia quando inizia una torrida relazione con un suo stagista molto più giovane. Per Nicole Kidman questo è il ritorno al lido di Venezia dopo 20 anni dall’ultima volta. Nel 2004 fù protagonista di Birth – Io sono Sean, film di Jonathan Glazer che venne accolto freddamente dalla critica e dal pubblico.
Così recita il commento della regista Halina Reijin parlando del film: “Abbiamo tutti una piccola scatola nera piena di fantasie proibite che potremmo non confessare mai a nessuno. Sono affascinata dalla dualità della natura umana e questo film è un tentativo di far luce, senza giudicare, sulle forze contrapposte che compongono le nostre personalità. Per me il femminismo è la libertà di studiare la vulnerabilità, l’amore, la vergogna, la rabbia e la bestia interiore di una donna. Invecchiare significa affrontare l’infinità del tutto. Nella mezza età non possiamo più nasconderci e siamo costrette ad affrontare i nostri demoni; più reprimiamo la nostra ombra, più pericoloso e dirompente può diventare il nostro comportamento. La relazione al centro di Babygirl consente a Romy e Samuel di mettere in scena la loro confusione riguardo a potere, genere, età, gerarchia e istinto animale. Nonostante i tabù, la gioia di quell’esplorazione è liberatoria e persino curativa.“
Venezia 81: Babygirl e il linguaggio
Inizia la conferenza stampa di Babygirl e la prima domanda fa riferimento al tipo di comunicazione avuta sul set, visto l’alto tasso erotico della pellicola. Nicole Kidman risponde dicendo che il film stesso parla di linguaggio, di comunicazione e di consenso. E lo fa attraverso lo sguardo femminile sia della protagonista, sia della regista stessa. Halina Reijn aggiunge che è contenta di aver fatto un film sul desiderio femminile e una donna in piena crisi esistenziale. Lo vede come il ritorno di un certo tipo di thriller erotico anni Novanta. Il riferimento è Black Book, film del 2006 di Paul Verhoeven ma con uno sguardo al femminile. Interviene anche Antonio Banderas. “Quando ho letto questa sceneggiatura ho pensato che c’è ancora chi pensa in modo diverso, che ha il coraggio di mettere sullo schermo qualcosa che tutti pensiamo. Siamo animali, e la natura non è democratica. E l’arte è il mezzo per esprimere quella naturalità dell’uomo. Ringrazio quindi Halina dell’opportunità che ci ha dato.”
Subito dopo una domanda per Nicole Kidman. Vede questa come una seconda parte di un punto alto della sua carriera partita da Big Little Lies? Una sorta di continuazione? “L’interpretazione del pubblico è fondamentale per capire il film. Ognuno avrà la propria idea, il proprio modo di vedere la vicenda. E il nostro nervosismo è visibile, siamo nervosi per come un argomento così spinoso possa essere recepito e capito. E sto cercando di dare sempre più spazio alle donne, che siano personaggi o registe, quindi in tutti i loro aspetti, dal potere alla sessualità.“
Harris e Sophie voi rappresentate la nuova generazione che non ha potere. “Il mio personaggio rappresenta la confusione che c’è nel giovane uomo di adesso. Si domanda come comportarsi anche nel sesso, nell’intimo. Halina è sempre stata pronta a sfidare le sfumature dei comportamenti umani. Sono contento di partecipare a questo film e lavorare con delle leggende.” Shopie: “è interessante perché come giovane donna questo film esplori i limiti di cosa significhi essere una giovane donna in questa società e di come superare questi stessi limiti che ci vengono imposti.“
Venezia 81: Babygirl e i suoi riferimenti
Pensavo ai thriller erotici anni ottanta e novanta. Alla fine, erano sempre le donne quelle che venivano “punite”. Qui invece non succede. Alla domanda risponde la regista Halina Reijn: “Tutti gli esseri umani hanno sfaccettature diverse. Noi donne non abbiamo avuto spazio per questi comportamenti animaleschi. Abbiamo sia il male che il bene dentro, e non vanno soppressi. I miei personaggi non vanno puniti ma mostrati per ciò che sono.” Subito dopo una domanda per Shopie. Molti non sanno che sei australiana. Per la tua carriera cosa significa questo personaggio? “Sono cresciuta con i film di Nicole ed è stato un onore lavorare con una maestra come lei. Ci siamo divertite veramente tanto. Abbiamo parlato di cosa significa arrivare a LA dall’Australia e di cosa significhi uscire dalle nostre origini e dal nostro paese.“
Per Nicole Kidman. A che punto del suo percorso il suo corpo potesse essere anche un arma? “Io mi avvicino a tutto attraverso l’arte. Mi chiedo come possa entrare nel personaggio senza censurare il regista. Mi abbandono del tutto alla sua figura. Non penso al corpo di per se ma a come raccontare la storia, anche attraverso il corpo. E poi interviene la psicologia. A volte funziona a volte no, ma questo è il mio modo di lavorare con tutti i registi.” interviene anche Halina Reijn: “il rapporto delle donne con il loro corpo è il motivo per cui ho voluto fare questo film. Tutti meritano un bel orgasmo!“. A questo punto le viene chiesto cosa c’è di diverso in questo film e nel suo modo di esprimere la sessualità rispetto ad altri film in cui Nicole Kidman ha espresso sessualità. Kidman risponde che nelle mani di Halina non è stata sfruttata in quanto donna, ma è stata parte del processo di creazione del film. è la storia che lei voleva raccontare e che Halina voleva raccontare. Si èsempre sentita protetta in questa autenticità.
Babygirl: La sessualità a Venezia 81
Parlando del ruolo di Antonio Banderas. Il suo personaggio non soddisfa la moglie sessualmente, anche se lei è conosciuto per ruoli ben diversi. Halina, quando ha fatto il casting come è stato scelto? “Oltre che per il suo talento volevamo qualcuno di molto attraente e mascolino così che il suo aspetto non fosse la discriminante di interpretazione per gli eventi del film, paradossalmente. Volevo ci si concentrasse sulla soppressione dei desideri e della loro crisi come marito e moglie, più che su altri aspetti.” Risponde anche Antonio Banderas: “La chiave è nella sicurezza. Quando si fa un film come questo è importante che si comunichi con chi si lavora e c’è necessità del permesso reciproco per poter lavorare al meglio. Alcune scene sono estremamente delicate ma hanno una complessità e una profondità Enorme. È fondamentale quindi lavorare in sicurezza e Halina ha fatto lavoro eccellente.“
La domanda finale è per Nicole e Harris. La prima volta che vi siete conosciuti quanto c’è voluto per arrivare a quelle scene di sesso così intense? “Ci siamo conosciuti a New York per provare le scene. Ci siamo seduti e abbiamo parlato tanto. Abbiamo parlato di noi stessi, un modo perfetto per sentirci a nostro agio uno con l’altro. Anche Halina era presente in quello spazio ed è una cosa estremamente affascinante.” Harris Dickinson: “avevamo una Intimacy coordinator eccellente che ha rotto la barriera linguistica su quello che si deve e non deve fare. nella costruzione della scena ha sempre affrontato la questione molto bene per permetterci di girare quelle scene al meglio.“
Alessandro Libianchi
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