Si sono concluse le votazioni programmate per la giornata di ieri in tutto il Venezuela. I 545 membri dell’Assemblea Costituente, incaricati di riformare la Costituzione dal presidente Nicolas Maduro, entreranno a breve in attività, dopo essere stati eletti all’esito di scontri sanguinosi e una bassa affluenza

«Abbiamo la Costituente, arrivata dalla mano del Paese. I venezuelani questa domenica hanno dato una lezione di coraggio e valore» – così il presidente del Venezuela Nicolas Maduro ha annunciato, al termine della giornata di ieri, l’elezione di una nuova assemblea costituente.
Dopo mesi di sommosse e attacchi reciproci tra Nicolas Maduro, sostenuto dal suo Partito Socialista Unito del Venezuela, e l’opposizione che vuole delegittimare il governo chavista e mandarlo a casa, Maduro ha indetto per ieri una giornata di votazioni per eleggere i 545 membri che formeranno l’Assemblea Costituente con il compito di riformare lo stato venezuelano.

Una domenica di grandi scontri in tutto il paese, che hanno accresciuto ulteriormente il numero delle vittime della guerririglia civile che da aprile sta infiammando il Venezuela, questo il risultato dell’iniziativa del presidente. Con la giornata di ieri i morti della lotta contro Maduro salgono a 120: solo ieri 14 sono state le persone rimaste uccise, tra cui anche un candidato all’Assemblea Costituente, José Felix Pineda (39 anni), ucciso nella sua abitazione a colpi di arma da fuoco.

Le elezioni sono state fortemente contestate dall’opposizione, perchè avere una costituente che appoggia Maduro significherebbe la fine per la democrazia del paese e il via per attuare la riforma del Venezuela mediante l’accentramento dei poteri (che di fato già si sta verificando) nelle mani del presidente.
E’ lo stesso leader dell’opposizione, Leopoldo Lopez, a fare appello alla comunità internazionale, denunciando la “brutale repressione della protesta” e invitando tuttii paesi a non riconoscere come valido il voto.

Forti proteste in tutto il Venezuela contro le elezioni della nuova Assemblea Costituente, un passo in avanti verso la dittatura – Immagine del Web –

Seppur Maduro parla di un successo storico e la Presidente del Consiglio Nazionale Elettorale venezuelano, Tibisay Lucena, afferma che è andato a votare il 41,53% della popolazione, i dati pubblicati dall’opposizine sono bel diversi e parlano chiaramente di un fallimento. Sarebbe in realtà andato a votare solo il 13% della popolazione, co il restante 87% rimasto a casa (ma non si tratta di dati ufficiali).

Non solo opposizione interna (attualmente nel Parlamento è maggioritaria l’opposizione e la magistratura si è spesso schierata contro Maduro) ma anche esterna, da parte della comunità internazionale.
Gli Stati Uniti hanno minacciato pesanti sanzioni commerciali se il Venezuela non farà un passo indietro, allontanandosi dall’incubo della dittatura verso un governo voluto dal popolo: «Gli Usa condannano l’elezione imposta il 30 luglio per l’assemblea costituente nazionale, concepita per rimpiazzare l’assemblea nazionale legittimamente eletta e per minare il diritto del popolo venezuelano all’autodeterminazione» – ha fatto sapere il portavoce del dipartimento di stato americano, Heather Nauert. Si tratta di sanzioni che colpirebbero il mercato petrolifero, in grado di affossare una volta per tutte l’economia venezuelana, già in grande difficoltà (l’inflazione è al 700%).
Anche gli altri paesi dell‘America Latina questa volta si sono apertamente schierati contro Nicolas Maduro: Brasile, Argentina, Messico, Colombia e Perù hanno smesso di appoggiare il Venezuela e, anzi, alcuni di loro ne hanno chiesto la sospensione del governo.
Non si sono esposti apertamente Russia e Cina, recentemente firmatarie di importanti accordi petroliferi con il Venezuela.
«E’ un nuovo passo verso la dittatura», afferma l’ambascaitrice Usa all’Onu Nikki Haley.

Diverse compagnie aeree, per protesta o per sicurezza, hanno deciso di sospendere termporaneamente o interrompere le tratte dirette in Venezuela.

Anche la Chiesa è scesa in campo contro Nicolas Maduro, nel tentativo disperato di riportare il Venezuela alla pace:  l’Assemblea Costituente è «illegale perché non è stata convocata dal popolo. I vescovi venezuelani sono unanimi nel respingere la Costituente, e chiedono al governo che cambi il suo atteggiamento» – commenta il cardinale Jorge Urosa Savino, arcivescovo di Caracas e presidente ad honorem della Conferenza episcopale del Venezuela.

Intanto Nicolas Maduro non accenna a voler ritrattare la propria posizione, vuole anzi continuare con la repressione di tutti coloro che si opporranno illegalmente al governo (ha già annunciato che l’Assemblea Costituente eliminerà l’immunità parlamentare in modo da poter processare e condannare gli oppositori).
La strada per ristabilire la pace è ancora molto lunga, molti morti ci saranno, finchè la comunità internazionale non interverrà attivamente (soprattutto con misure indirette) per spingere il governo venezuelano a fare un passo indietro e ascoltare veramente il popolo ormai ridotto in condizioni drammatiche.

Lorenzo Maria Lucarelli