La dolce vita finì con l’uscita del film di Fellini. Una diceria, una frase ascoltata chissà in quale bar di via Veneto. Eppure tanto forte da lasciare il segno. Emblematica spiegazione del passaggio dal lustro dei divi di mestiere, al restante ricordo di un tempo che non tornerà indietro. Non servirà stavolta, riavvolgere la pellicola per “rivedere”. Tutto è passato e ha lasciato le sue fumose tracce.
“La verità su La dolce vita“, di Giuseppe Pedersoli, è stato presentato alla Mostra del cinema di Venezia, fuori concorso. Ancora oggi il mito della vita, a cui l’aggettivo dolce più languida verità non poteva dare, appassiona e spinge i nostalgici ad indagare. Nasce così, il documentario sulla creazione e le vicissitudini del film più celebre al mondo, di Federico Fellini. Che quest’anno festeggia i 60 anni dall’uscita in sala.
La verità non è amara ma dolce…
Dopo l’anteprima mondiale applaudita al Lido, il docufilm arriva nelle sale in un tour dal 15 Settembre. In oltre 25 città italiane. La genesi, le avventure di uno dei capitoli immortali del cinema, raccontate attraverso materiali inediti e documenti privati. Come la corrispondenza tra Fellini, Giuseppe Amato e Angelo Rizzoli, produttori cinematografici.
Vengono riviste le sequenze originali del film, montate ad arte; le testimonianze vecchie e odierne dei protagonisti, Mastroianni, Dino De Laurentis, Amato e tanti altri. Fellini, nel 1958, dopo aver vinto già due Oscar con “La strada” e “Le notti di Cabiria“, vorrebbe realizzare un nuovo progetto. Ma nessun produttore sembrerebbe disposto a seguirlo. Nella mente, una storia intitolata “La dolce vita“. Dal sapore incognito e di conturbante follia.
La dolce vita, il fiuto della gloria
Solo Amato, già finanziatore di “Umberto D” e “Don Camillo“, intuisce il valore umano di quell’idea. Un copione nelle mani che è già foriero di successo, e di segrete speranze. E nessun ostacolo può impedirgli di realizzarlo. La storia della creazione de La dolce vita, inizia con un viaggio fino a San Giovanni Rotondo.
Dove Amato si reca per avere la benedizione di Padre Pio, in persona. Religione, culto e mistero segnano l’inizio dell’avventura felliniana. Che più importante, mitica e iconica, non ci fu. Una realizzazione travagliata, e comunque, la più costosa in Italia fino a quel momento. Tanto che Amato coinvolge nelle spese il suo amico Angelo Rizzoli.
La verità viene a galla…
I contrasti tra Fellini e la produzione furono innumerevoli e duri. Battute d’arresto, sfuriate, minacce, tutto contribuì a creare il fascino della pellicola-musa. Il film fu la causa della rottura del sodalizio ventennale tra Amato e Rizzoli. Ma, per la cronaca, varrà Palma d’oro a Cannes, trionfo al botteghino e gloria eterna destinata alla memoria dei posteri.
Quando una leggenda si farà la strada, tra l’inverosimile e il fato. In odore di santità… Unico caso memorabile, in cui un regista, tutto genio e fantasia, ha dato vita ad un mondo che prima non c’era. E quando una storia d’amore, quella di un produttore per il suo film, viene difesa ad ogni costo, con l’ardore delle cose importanti, bisogna raccontarlo al pubblico.
Quello che non ti aspetti dalla verità…
“La verità su La dolce vita“, scritto e diretto da Giuseppe Pedersoli, figlio del famoso Bud Spencer e nipote di Giuseppe Amato, con Giorgio Serafini. In associazione con Istituito Luce-Cinecittà. Girato in parte, nel parco di Cinecittà si Mostra, esposizione permanente degli Studios, farà molto parlare.
Sarà l’epilogo mancante, un puzzle portato a termine, di una storia non comune. Che Peppino Amato difenderà sempre, fino all’ultimo giorno. Quando nella discesa di via Veneto, non altrove e in nessun altro posto poteva il destino compiersi, verrà colto da un infarto, dal quale non si riprenderà più.
La dolce vita, eterna verità
Una storia che non ha le pagine numerate. Da quando il “Dottor” Fellini, apostrofato alla romana, con il suo cappello nero, come un severo sceriffo del West, ha contornato di dolcezza la nostra vita. Quella di tutti. Sognatori e desti. Perché nel cinema, ognuno, anche in punta di piedi, ha sempre voluto sbirciare.
Federica De Candia
Seguici su MMI e Metropolitan cinema