Ciao Stefano e grazie per la tua disponibilità. Ti potresti presentare brevemente e dirci di cosa ti occupi?
Ciao, e grazie a voi!
Sono Stefano, per gli amici giapponesi “Steo-kun” che vuol dire “il giovane Stefano”, mentre per i colleghi di lavoro in Giappone “Longo-san”, ovvero “il Signor Longo”!
Mi sono laureato in Lingue e Letterature Straniere (giapponese e spagnolo) a Torino e vivo tra Torino, Cagliari e l’isola di Ustica, ovviamente con un piede sempre in Sol Levante dove ho vissuto a lungo e dove ho un mio piccolo ufficio, oltre a solide amicizie.
Per lavoro svolgo, ormai da tanti anni, la professione di Travel Manager e Travel Designer indipendente, specializzato nei viaggi e nelle esperienze in Giappone (ma anche verso altre mete).
Sono accompagnatore turistico, guida e direttore di tour operator. Mi occupo inoltre di Food and Wine (sono Sommelier abilitato), nonché appassionato di fotografia e antropologia culturale.
Da tutto ciò si evince che per me viaggiare è ossigeno, e sin da piccolo ho sognato di poterlo fare anche per lavoro…
In Giappone ho vissuto per diversi anni e in svariati luoghi (soprattutto a Kyoto), viaggiato dall’estremo nord fino all’ultima isola meridionale, tuttavia resta sempre una delle mie destinazioni preferite, anche perchè continuo a sentirmi di casa. Amo la varietà dei paesaggi offerti e la serenità che si respira in certi luoghi, ma, più in generale, adoro tutto ciò che riguarda questa terra, nonostante esistano pro e contro come in ogni Paese.
Come sboccia questa tua passione per il Giappone?
La memoria mi porta indietro nel tempo, quando da bambino disegnavo bandiere giapponesi e facevo ricerche sulle marche tecnologiche nipponiche, oltre ad essere (come molti in quell’età e non solo) un appassionato del loro “mondo animato”. Ovviamente inconsapevole di quante sorprese mi avrebbe riservato la vita.
Sicuramente gli studi universitari sono stati parte fondamentale di questo mio percorso di avvicinamento ad una cultura così lontana e diversa dalla nostra, un percorso che ormai dura a livello professionale da oltre 20 anni.
Parlaci meglio del tuo periodo universitario e delle tue esperienze in Giappone
La scelta del tipo di Università è stata dettata dal fatto che volevo viaggiare ma anche comunicare con gli “Altri” e mediare tra culture diverse. Molto diverse. Per questi motivi mi sono iscritto alla facoltà di Lingue, inizialmente seguendo differenti corsi di lingue e culture extraeuropee (arabo, russo, cinese e giapponese) prima di poter confermare le mie impressioni. Dopo poche lezioni ho infatti capito che quanto mi interessava conoscere maggiormente, anche in ottica di vita futura, era il giapponese. Non solo la lingua, ma il Giappone nella sua multiformità: mi appassionavano la Storia, le tradizioni, la varietà della Natura e, ovviamente, la cucina.
Durante il primo periodo universitario (parlo del 2001-2002) ho avuto la fortuna di trascorrere del tempo, da studente, a Kanazawa, una cittadina che adoro letteralmente, e qui vivere a casa di una meravigliosa famiglia con la quale sono in ottimi rapporti ancora oggi.
Dopo qualche anno (autunno/inverno 2005-2006) ho fatto nuovamente base da loro, questa volta in veste di ricercatore universitario. Avevo infatti scelto di scrivere una tesi di argomento storico-antropologico “insolito”, mirando ad una tematica poco conosciuta ma di fondamentale importanza e alla quale mi ero avvicinato grazie agli scatti del maestro Fosco Maraini: gli Ainu dell’Hokkaido, ovvero i diretti discendenti delle prime popolazioni che si stabilirono nell’attuale arcipelago giapponese.
E’ un argomento complesso e delicato che mi ha richiesto profonde ricerche e notevole impegno (mentale e fisico) ma mi ha regalato una indimenticabile esperienza in solitaria nelle terre sacre degli Ainu e tante soddisfazioni personali che mi porto nel cuore grazie anche alle persone (angeli custodi) incontrate lungo la mia strada.
Al tempo non esistevano neanche gli smartphone (a malapena avevo un cellulare che si era rotto e l’ho dovuto sostituire in chissà quale villaggio) e nessuna dimestichezza con i computer. Viaggiavo col mio zaino senza Google Maps, TripAdvisor o Facebook…solo libri, qualche vago contatto e tanta determinazione…l’immaginazione volava!
Che bello! Devo ammettere che in diverse situazioni mi sono sentito un vero avventuriero, e ancora oggi ringrazio quel giovane ragazzo che con pochissimi mezzi riuscì nel suo piccolo a fare una grande impresa.
Una volta rientrato in Italia ho avuto l’opportunità di vivere l’atmosfera delle Olimpiadi invernali 2006 a Torino in prima linea, infatti sono stato chiamato in qualità di assistente per la TV giapponese NHK, svolgendo essenzialmente mansioni di interprete e mediatore culturale, ma anche di “uomo di fiducia” per cameramen e giornalisti (soprattutto per organizzare pranzi e cene!). Dopodichè ho terminato gli ultimi esami.
Un anno fantastico insomma (inclusa la vittoria della Coppa del Mondo)!
L’elaborazione dei materiali raccolti durante la mia ricerca e la stesura della tesi mi ha richiesto un anno e mezzo circa, mi sono poi laureato nel luglio 2007.
Arriviamo quindi alla tua nuova vita da neo-laureato e poi a Kyoto. Cosa ci racconti?
Nel periodo post laurea volevo intanto esplorare e sperimentare nuove realtà in modo “spensierato” perché sapevo che poi sarei andato a vivere in Giappone, o per lo meno ci avrei provato con tutte le mie forze. Viaggiai “senza programma” per più di un mese in Centro-America, l’anno dopo invece trascorsi un periodo in Irlanda, a Dublino, dove trovai subito un lavoro. Altre tappe si inseriscono qui in mezzo ma andiamo oltre…
Arrivò quindi l’autunno 2008 e la fase di vita in Giappone stava per iniziare, questa volta con la speranza di starci a tempo indeterminato anche se non avevo ancora ben chiaro di come potessi farlo. Scelsi Kyoto, la città dove praticamente non conoscevo nessuno, perchè mi ispirava molto, l’avevo visitata e ne ero rimasto colpito, mi sembrava ideale per migliorare la lingua e soprattutto sviluppare i miei progetti (in ambito sia turistico sia food and wine) che accarezzavo da tanto tempo.
Pensandoci adesso mi rendo conto di quanto sia cambiato il Giappone in così poco tempo, allora il turismo era davvero molto contenuto, soprattutto da parte degli Italiani.
Nell’antica capitale giapponese svolsi quasi da subito la professione di insegnante di spagnolo e di italiano presso vari istituti, ma mi occupai anche di tour per le scuole giapponesi, comparsate televisive, feci il fotografo per alcune riviste locali e altro…oltre ovviamente a porre le basi per sviluppare le mie idee e ambizioni lavorative.
Nonostante il periodo esplosivo, di felicità generale, delle grandi aspettative e del progetto quasi avviato, l’11 marzo 2011 accadde un avvenimento che stravolse completamente la mia vita: il terremoto di Fukushima e le sue drammatiche conseguenze.
Non vorrei annoiarvi con dettagli troppo personali e forse poco interessanti, fatto sta che tornai in Italia pensando di starci solo qualche settimana, ma così non fu e i tempi si allungarono fino a dover rivedere completamente i miei progetti…Ovviamente non potevo fare a meno del Giappone, delle amicizie, dei profumi, dei sapori, delle atmosfere e dei colori quindi dovevo capire come tornarci nel minor tempo possibile.
Cosa hai fatto quindi quando sei dovuto rientrare in Italia?
Dopo un periodo alquanto difficile pensai che sarei potuto tornare in Sol Levante in veste di accompagnatore turistico, sia per condividere questa mia passione con i viaggiatori, sia per non perdere mai più questo filo invisibile, ma molto saldo, con la mia seconda casa.
Il corso regionale in Piemonte capitò a pennello, partivo in vantaggio perchè avevo esperienza nel settore ed ero altamente specializzato verso questa destinazione, così da allora iniziai quasi subito ad accompagnare turisti italiani in Giappone per conto di agenzie di viaggio e tour operator.
Ma volevo mettermi nelle condizione di dare ancora di più, di poter esprimere al meglio una passione che effettivamente andava oltre la mera prestazione lavorativa. Difficile da far capire a chi non mi conosce bene. E così, qualche anno dopo, nella primavera 2015, fondai VolcanoHub, la mia piattaforma per connettere il Giappone all’Italia e vice-versa.
Cos’è, oggi, VolcanoHub?
VolcanoHub è la realizzazione di una vecchia idea nata da analisi e confronti con amici e colleghi, un progetto turistico (ma anche di scambio culturale) al quale desideravo dare forma.
L’idea era quella di creare qualcosa di diverso e innovativo rispetto ai servizi offerti dai tour operator, dal classico viaggio organizzato da catalogo.
Normalmente ci si rivolge alle agenzie di viaggi per affidarsi a professionisti che curino e tutelino la propria esperienza di viaggio, per avere delle sicurezze in più e/o perché non si ha il tempo o le possibilità di organizzare il tutto in modo autonomo.
In molti casi l’esperienza è poco coinvolgente (parlo in modo generico), talvolta perchè chi la propone non conosce bene neanche le destinazioni, oppure cura le partenze in modo massivo e poco personalizzato, magari senza riuscire a fornire un’adeguata assistenza.
VolcanoHub per prima cosa si propone come fedele partner di viaggio, nel nostro caso specializzato verso la destinazione Giappone, avvalendosi unicamente di professionisti del settore turistico e dell’accoglienza.
Spingiamo verso un turismo alternativo che da ormai tanto tempo amo definire esperienziale, emozionale, sostenibile e responsabile. Ci focalizziamo sulla conoscenza e sul rispetto della cultura del luogo, incentiviamo e promuoviamo, quando possibile, la visita dei luoghi “fuori rotta”, il contatto con la Natura e il rapporto con gli attori locali per consentire un’esperienza unica e “umana” ai viaggiatori che tornano dalla loro esperienza giapponese come amici, sia nostri che dei nostri stessi partner.
Inoltre forniamo servizi di assistenza, di interpretariato e mediazione culturale per chi dovesse recarsi in Giappone per business o altri motivi.
La modalità di lavoro è artigianale, nel senso che ci piace costruire e pensare ogni singolo viaggio nei minimi dettagli, ritagliandolo su misura in base alle richieste del viaggiatore: ciascuno ha infatti delle esigenze diverse che vogliamo assecondare.
Costruire una squadra affiatata è la cosa più difficile ma ho avuto la fortuna di incontrare tante persone valide nel mio percorso, motivo per cui le collaborazioni sono davvero molte sebbene ad oggi lavoriamo tutti come freelance. Allo stesso tempo considero come veri e propri collaboratori tutti i partners in Giappone ed in Italia, poiché sono persone che stimo e con cui avviene uno scambio lavorativo.
Uno degli aspetti che mi rendono maggiormente fiero della modalità di costruzione dei nostri viaggi è il fatto di essere liberi da qualsiasi vincolo, per cui proponiamo solo ciò in cui crediamo perché lo abbiamo testato e vissuto in prima persona.
Grazie alla nostra esperienza curiamo tutto il processo di realizzazione del viaggio, mentre le agenzie e i tour operator partner si occupano della vendita e possono proporre al cliente le nostre creazioni senza dover affrontare la parte più tecnica (ma ovviamente forniamo anche servizi di consulenza per privati).
Progetti futuri?
Quelli non mancano mai, nonostante i tempi difficili.
Stiamo attualmente lavorando sulla nuova piattaforma, sarà una piccola grande rivoluzione. Non posso anticipare molto perché il progetto è in divenire e spero vivamente che il lavoro di questi ultimi anni possa essere pronto entro la fine della primavera, mi auguro che tornerete a visitare il sito e ci farete sapere la vostra opinione!
Inoltre attendo con fiducia il giorno in cui riprenderemo a viaggiare, perchè la cosa certa è che supereremo anche questo momento!
Stefano, vorrei chiudere la nostra intervista con qualche breve consiglio se possibile. Puoi dirci quali sono le tue destinazioni preferite in Giappone, che cosa è imperdibile e perchè?
Premetto che non esiste la destinazione perfetta. O meglio, esiste in parte e solo se si conoscono bene le proprie esigenze e quindi si ha già un’idea concreta di cosa si vuole fare e vedere.
Bisognerebbe fare in modo che da un lato vengano rispettate le proprie aspettative, dall’altro che queste siano in accordo con la tipologia di viaggio che si vuole compiere. Però il fattore “sorpresa” (in senso positivo!) resta anch’esso una parte fondamentale del viaggio, non scordiamolo.
In maniera molto generale e con una decina di giorni pieni a disposizione, anche se forse può risultare banale, per un primo viaggio raccomanderei i grandi classici: Kyoto, Nara, Miyajima, Tokyo, Nikko e/o Kamakura.
Tuttavia, con qualche giorno in più a disposizione sicuramente farei una tappa rurale o in qualche piccola cittadina, in modo da assaporare un Giappone “diverso”, meno turistico. Ovviamente visiterei la mia amata Kanazawa, la serena Takayama e gli incantevoli villaggi del distretto di Gokayama, o magari farei una tappa nella zona dei laghi del Fuji.
Ecco, questo giusto per dare un’indicazione, si tratta di suggerimenti dettati in parte dalle non trascurabili esigenze logistiche ma anche, e soprattutto, da “gusti” personali.
Se invece si è al secondo viaggio o se si vuole fare qualcosa di completamente diverso, beh, le possibilità sono davvero tante, tantissime, ed in questo caso mi piace sempre avere un confronto diretto con il viaggiatore proprio per capirne le esigenze. A me ad esempio piace il Tohoku (vasta regione a nord dell’isola principale) e lo Shikoku (la più piccola delle 4 isole principali).
Per chiudere, posso ancora dire che, sempre in accordo con la mia visione ed esperienza personale, mi è restata impressa Yakushima, un’isola al sud del Giappone dove vivono gli alberi più antichi del nostro Pianeta, ma anche diverse isole di Okinawa sono fantastiche e qui la vita scorre diversamente, con un ritmo decisamente più “caraibico”. Tra i vari parchi naturali Shiretoko, in Hokkaido, lascia davvero senza fiato per le sue vedute. Come luogo mistico, direi il cammino di Kumano. Più ci penso e più mi vengono in mente luoghi favolosi, scegliere in modo univoco è impossibile…
E poi scordavo, ma devo dirlo assolutamente, non perdetevi assolutamente l’esperienza del ryokan (locanda giapponese) e delle onsen (terme). La cucina penso che rientri già nei vostri piani ed effettivamente cenare in una izakaya (ristorante tipico) la ritengo una vera e propria esperienza imperdibile, ogni pasto ed ogni ambiente saranno così diversi l’uno dall’altro che resteranno impressi…però ora mi sto dilungando troppo, potrei parlare all’infinito…
Siamo pronti e a disposizione, sempre. Contattateci liberamente, vogliamo esservi d’aiuto per affinare e rendere memorabile il vostro viaggio in Giappone!
Grazie Stefano per la tua disponibilità, abbiamo ripercorso un interessante spaccato del Giappone e della tua vita che sicuramente ci ha fatto capire cosa vuol dire passione per quello che si fa. Attendiamo allora l’uscita del nuovo sito web! In bocca al lupo Stefano!
Grazie a voi ragazzi per l’intervista, lunga vita al lupo e…vi aspetto in Giappone