Il Victim blaming è la tendenza a colpevolizzare chi è vittima di una violenza, sia fisica che psicologica. Molto spesso il tutto è alimentato dagli stereotipi di genere. Purtroppo la prevaricazione della vittima avviene anche a livello mentale e può coinvolgere non solo l’aguzzino, ma anche persone estranee che si sentono in diritto di giudicare.
La vittima diventa improvvisamente l’imputato, mentre l’aggressore viene scusato da tutti i mali. Si tratta di un ingiusto e subdolo capovolgimento delle parti.
Il fenomeno del Victim blaming
Il victim blaming consiste nel biasimare le persone vittime di violenza, poiché ritenute corresponsabili di quanto accaduto, giustificando così i carnefici.
La questione interessa soprattutto le vittime di violenza sessuale e/o domestica e – complici gli stereotipi di genere – in particolare le donne. Un comportamento “troppo spavaldo”, un abbigliamento “troppo provocante” delle vittime, per i carnefici o per chi li difende, costituiscono il lecito movente per commettere o giustificare una violenza.
Oltre alla tragedia della violenza in quanto tale, si aggiunge per chi la subisce, un senso di umiliazione e vergogna. Quante volte ci è capitato di sentire frasi come “se l’è cercata”? Ciò accade perché le donne non godono degli stessi diritti e delle stesse possibilità degli uomini.
Puntare il dito contro la donna è un tipico strumento di una società maschilista, dove gli antichi retaggi del patriarcato permeano la cultura di massa. Alcuni gesti come per esempio fare tardi la sera, bere alcolici o vivere la sessualità senza inibizioni, ancora oggi sono normali per un uomo, ma non lo sono molto spesso per una donna.
Invece di colpevolizzare e umiliare la vittima bisognerebbe supportarla e aiutarla, cosicché non provi vergogna all’idea di parlare dell’accaduto. Purtroppo infatti spesso chi subisce una violenza e anche victim blaming ha maggiore difficoltà nel denunciare il reato.
Francesca Mazzini
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