“Mi avete visto per quello che sono. Ditemi ancora che mi disprezzate, ditemelo!”. Diceva Vincent Cassel nei panni della creatura mostruosa, in frak per la Disney, de “La bella e la bestia” del 2014. Dovette studiare del tempo per realizzare i movimenti di questa, dalle spalle impegnative e rigidità impacciata, al fine di renderne più realistica l’immagine, avvalendosi anche di effetti speciali. Ma l’attore francese, dismesso il tupè e la pelliccia, continua ad essere un’icona anche nello stile. Famoso per il suo look retrò e naturalmente disinvolto, da quel 1995: quando fu l’ebreo Vinz, nel film “L’odio” di Mathieu Kassovitz. Allo specchio mentre rifà Robert De Niro con tutta la personalità di Vincent Cassel.
Non c’è il Borsalino di Humphrey Bogart, o un oggetto particolare a segnare il suo charme. Vincent Cassel ha dichiarato che ama vestirsi come suo nonno: con il classico sartoriale. Non è più il ragazzo dalla felpa finto povera. Vivendo lunghi periodi in Brasile, con la moglie Tina Kunakey, dovrà adattare il grigio dei doppiopetto alle infradito; il blu serioso delle occasioni in armadio, lasciando i colori caldi della terra verdeoro di moda tutto l’anno. E le camice sgargianti di un ‘sambista’, invece delle polo.
Vincent, il karma del barbiere
“La perfezione non è solo un problema di controllo, è necessario metterci il cuore. Sorprendi te stessa e sorprenderai chi ti guarda”. Questa battuta è del copione de “Il cigno nero” (Black Swan), film del 2010 con Vincent Cassel e Natalie Portman. L’ex marito della Bellucci interpretava il direttore artistico, maestro di danza, costretto a gestire la rivalità di due prime ballerine. La scuola in fatto di moda per Vincent, è quella degli anni ’40, con Fred Astaire e Marcello Mastroianni. Con quei cappotti lunghi e affascinanti, che oggi gli rubano la compagna e le figlie.
La serie cinematografica dei vari Ocean’s è la sua preferita per lo sfoggio di abiti: ci sono degli vestiti firmati Brioni, o mise in bianco sahariano. Lo stesso colore che lo ha visto fresco sposo accanto la sua Tina. A cui ultimamente ha dedicato un tatuaggio sul braccio, raffigurante Betty Boop in versione afro, dalla chioma riccia enorme, proprio come la moglie. Ma i capelli per Vincent Cassel non restano mai uguali. Li abbiamo visti selvaggi in un tutt’uno con la barba, corti come dopo il servizio militare. Il segreto per uscire da un personaggio interpretato in un film, è raderli a zero finite le riprese. Solo in questo modo, ha rivelato Mister Cassel, riacquista la libertà fisica e mentale, il proprio essere. E non gira alcun film finché non ricrescono. Un rito di iniziazione compiuto con il rasoio. Un vezzo togliersi i capelli, un suo segreto oramai scoperto.
Cassel, quella riga in mezzo tra gioventù e vecchiaia
“La felicità degli altri” di Daniel Cohen, è l’ultimo film girato. Vincent recita con un insolito paio di occhialini, rubati al regista, dirà. Lui che ammette: “Vedo i miei film una volta sola e basta!“. Perché fa sempre più fatica a rivedersi sullo schermo. Nonostante sia solito dire: “Aux âmes bien nées, la valeur n’attend point le nombre des années”. Che non è un verso suo, ma di Pierre Corneille: tipica citazione parigina da intellettuali e snob, dal saggio significato: ‘Per le anime ben nate, il valore non aspetta nel numero degli anni’. E Vincent Cassel il riferimento alla gioventù, lo ha anche accanto.
Federica De Candia per MMI e Metropolitan Cinema. Seguici
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