Oggi, 30 marzo 2020, si festeggia l’anniversario della nascita di Vincent Van Gogh. Molti sono gli artisti che sono rimasti affascinati da questa figura, e che hanno provato a dare un senso alla sua tragica morte; in particolare, una domanda è rimasta insoluta: perché il pittore Vincent van Gogh, oggigiorno uno degli artisti più noti, amati e quotati sul mercato, si sparò un colpo di rivoltella il 29 luglio 1890 in un campo di grano, all’età di soli 37 anni? Raffaele Paglione, musicista, ha tentato di rispondere con le sue arie, nel musical Vincent, insieme all’autrice dei testi: Anna Hurkmans.
Vincent ha debuttato nel 2000, ed è stato rappresentato nel 2005 in 6 teatri olandesi dal “Nederlands musical Ensemble” di Ivo van Leeuwen; in seguito è stato finalista in alcuni concorsi americani e ha vinto il Premio della Critica “PREMIOPRIMO” degli Amici del Musical. Oggi, in onore di Van Gogh, noi di Metropolitan Magazine abbiamo intervistato i due autori per voi.
Perché portare Van Gogh in musical
MM : Vincent Van Gogh… un genio assoluto, una personalità particolare, tanto geniale quanto incompreso se non addirittura disprezzato in vita … da dove nasce l’idea di portarlo in scena in teatro?
R.P. : L’idea è stata casuale, se vogliamo è stata una intuizione geniale di Anna che ha buttato giù un testo al volo senza stare troppo a pensare… Quando si è risvegliata dalla sua “ispirazione” mi ha inviato il testo di quella che sarebbe stata la canzone su cui è nato tutto il musical. Il suo titolo: “Red” che si riferisce al momento in cui Vincent, in conflitto con il suo collega Gauguin, si taglia l’orecchio.
A.H. : Van Gogh era indubbiamente un genio, altrimenti la sua arte non sarebbe – molto tempo dopo la sua morte – stata così apprezzata e amata da un vasto pubblico. Il suo problema era soprattutto quello di essere molto più avanti dei suoi tempi: nella sua visione pittorica Vincent voleva essere assolutamente libero e trovare la sua propria strada. Non può meravigliare che ai suoi tempi, in cui già gli espressionisti avevano difficoltà a farsi apprezzare, il pubblico non riuscisse a capire un’arte così fuori dagli schemi accademici, un’arte che era il più lontano possibile dall’imitazione fedele della natura. La sua era piuttosto un’interpretazione dei propri sentimenti nei confronti della natura.
Essendo olandese sono cresciuta in una casa con riproduzioni di molti pittori alle pareti, da Van Gogh a Van Eyck, Rembrandt e altri, ma l’idea del musical è nata casualmente. Il mio collega di scuola, Raffaele Paglione mi chiese, dopo che entrambi avevamo visto a Vienna il musical “Elisabeth” su Sissi, di scrivere il testo di una canzone. In un giorno ne venne fuori la canzone “Red”, che tratta proprio della difficoltà dell’artista di trovare la propria strada nell’arte.
Van Gogh e i colori della musica
MM : Come rendere sul palcoscenico l’aspetto pittorico di Van Gogh?
R.P. : Sicuramente con tanti tanti colori, e con la stessa forza del nostro protagonista.
A.H. : Nel video fatto con Drew Sarich a Vienna abbiamo potuto usare un palcoscenico virtuale in cui abbiamo usato i quadri come scenografia, e questo sarebbe l’ideale. Però anche nelle parole del musical spesso vengono descritti dei quadri e si usano molte parole pittoriche come i colori. Le parole rosso, giallo e blu vi appaiono spesso, anche i nomi di quadri e ci sono delle vere e proprie discussioni sulla pittura nel duetto di Vincent con Gauguin, il suo amico/nemico. C’è anche un quintetto dei mangiatori di patate.
Vincent e la sua follia
MM : Van Gogh era considerato da molti un folle… ma quando, a vostro parere, la pazzia diviene genialità?
R.P. : Nello stesso momento in cui la “pazzia” che forse non è la parola giusta, bensì “Schizofrenia” o comunque di una malattia del sistema nervoso e le allucinazioni si fanno più frequenti ecco che viene liberato paradossalmente il genio creativo.
A.H. : Vincent era ossessionato dall’idea di voler compiere una sua vocazione artistica, sacrificava ogni cosa a questo, quasi non mangiando, non curandosi, non dormendo, tenendosi sveglio con caffè e alcol, spendendo i pochi soldi che aveva solo per tele e colori. Questo sicuramente ha danneggiato la sua salute anche mentale. Inoltre in famiglia c’erano altri casi di instabilità mentale. E’ stato probabilmente un incastro fatale di circostanze, ma si può dire che infine il suo immenso talento ha vinto, anche se lui non ne ha potuto godere.
Vincent Van Gogh oggi
MM : Perchè Van Gogh è così apprezzato, oggi, e non solo dagli studiosi di arte ma anche dalle persone comuni?
R.P. : Riguardo le personi comuni come me ad esempio, mi ricordo di quando andai a vedere la mostra di Van Gogh ad Amsterdam circa 20 anni fa. Con Anna avevamo da poco finito il nostro lavoro e nel frattempo una compagnia di giovani attori stava faticosamente mettendo in scena “Vincent”. Nel museo, finalmente toccavo da vicino il potere creativo di questo genio, a cui avevo contribuito a dare vita con la mia musica. E’ stato forse il periodo dove tutto quello che scrivevo non aveva esitazioni, tutto era praticamente ben fatto. Era come se, una mano dall’alto mi guidasse a scrivere di questo immenso artista. La verità è che quando guardavo i suoi quadri mi assaliva un’emozione intensa che non so descrivere e soprattutto una commozione profonda che sfociava quasi nel pianto. Nel dipinto della stanza di Van Gogh anch’io mi sentivo a casa. Era come se le emozioni del pittore mi fossero state donate come in eredità.
A.H. : E’ sempre difficile apprezzare l’arte di persone che rompono con ogni tradizione precedente per fare cose completamente nuove. Dopo circa 120 anni la gente si è abituata a quel tipo di pittura, ma ci hanno messo un bel po’! Adesso persino rivoluzionari come Picasso vengono accettati da tutti, ma non succedeva certo subito!
Vincent, il musical
MM : Ci dica due parole sul suo spettacolo.
R.P. : Ogni volta che ascolto questi brani mi viene spesso da pensare se li ho veramente scritti io! Credo che questo lavoro abbia delle potenzialità enormi, molto più di tante cose che abbiamo scritto con Anna. Ha la capacità di essere fruito da un pubblico giovane ed anche più sofisticato. Mancano a mio parere degli aggiustamenti necessari per quadrare bene il ritmo della storia con quello della musica ed un regista sapiente che sappia essere abbastanza visionario e che non abbia limitazioni di sorta.