Il Vintage è una scelta che convince tutti: ecologico e spesso anche economico, presta attenzione all’eccellenza e alla qualità dei capi, oltre che alla loro originalità ed eterno fascino.
Il fenomeno si è diffuso rapidamente negli ultimi anni grazie a una maggiore consapevolezza del valore delle cose e dell’impatto ambientale del settore. Secondo uno studio di BVA Doxa 7 italiani su 10 preferiscono Il Second Hand e il fenomeno sembra sempre più in crescita.
Dal passato uno slancio al futuro
Un capo si definisce Vintage quando è stato fabbricato a partire degli anni ’20 e non meno di 25 anni fa. Deve vantare anche una buona qualità manifatturiera oltre che un discreto stato di conservazione. Indossare un capo di questo tipo è un ritorno al passato che ancora oggi affascina e ci permette di contraddistinguerci in stile e originalità. Se prima la compravendita di questi indumenti era una esclusiva delle bancarelle dell’usato ora, da qualche anno, il business coinvolge siti internet creati ad hoc. Vestiairie Collective, fondato nel 2009, e Depop, nato nel 2011 sono alcuni esempi di piattaforme online di successo che sostengono la mission del Second Hand e che permettono di raggiungere un numero sempre più vasto di persone.
Al piacere di indossare capi originali e di stile del passato si unisce il bisogno moderno di un settore della moda sempre più sostenibile e attento all’impatto ambientale. In risposta a queste richieste green alcune grandi icone del Fashion System decidono di inaugurare il settore Vintage: Valentino introduce Valentino Archive, mentre Gucci apre le porte a Gucci Vault dove è possibile acquistarne capi. Vi sono poi stilisti emergenti che utilizzano tessuti riciclati e capi vintage per creare nuovi e originali indumenti. Un esempio è Marine Serre che si definisce eco-futurista.
Il Vintage è una moderna elaborazione del concetto di moda che diventa, così, sempre più alla portata di tutti, più attenta all’ambiente e più originale.
Benedetta Casarini
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