Uno studente di 24 anni è morto in India, nella regione del Kerala, dopo aver contratto l’infezione da virus Nipah. È la seconda vittima del patogeno: la notizia del decesso ha indotto le autorità locali ad attivare tutte le misure di contenimento del virus. Anzitutto il tracciamento dello studente, in seguito al quale sono state messe in osservazione le circa 150 persone che avevano contati con lui (stando alla ricostruzione delle emittenti indiane, la vittima avrebbe visitato quattro strutture sanitarie prima di essere preso in carico), e poi la chiusura di alcune scuole e università e la raccomandazione dell’utilizzo delle mascherine. Come riporta il ministero della Salute italiano, l’infezione da virus Nipah (NiV) “è una zoonosi che circola nei pipistrelli trasmessa all’uomo attraverso animali infetti” tra cui proprio pipistrelli o maiali, “o alimenti contaminati con saliva, urina ed escrementi di animali infetti”.
Gli esperti spiegano che, seppur meno comunemente, “può anche essere trasmesso direttamente da persona a persona attraverso il contatto stretto con una persona infetta” e che “i pipistrelli della frutta o le volpi volanti (specie Pteropus) sono gli ospiti naturali del virus Nipah”. Il virus Nipah è purtroppo una vecchia conoscenza della regione. La malattia dovuta al contagio è endemica nell’Asia meridionale, dove in passato sono stati descritti focolai epidemici sporadici, in particolare in Malesia, a Singapore, in Bangladesh e, per l’appunto, in India. La prima epidemia è stata registrata nel 1999 in Malesia, e in quell’occasione il virus ha ucciso circa cento persone, soprattutto allevatori di suini: le misure di contenimento hanno comportato l’abbattimento di oltre un milione di maiali. Da lì, Nipah si è poi diffuso a Singapore, sempre nell’ambiente dell’allevamento, tra suini che erano entrati in contatto con animali importati dalla Malesia. Successivamente, altri focolai sono stati segnalati in Bangladesh e in India.
Il virus Nipah fa la seconda vittima in India. Nuovo focolaio
Il Nipah virus, il cui nome scientifico è “Nipah henipavirus” è un virus a RNA appartenente alla famiglia Paramyxoviridae, genere Henipavirus. Ha scatenato diverse epidemie soprattutto nel sud-est asiatico. Infatti, continua il ministero, “sono stagionali in Bangladesh, con casi che si verificano solitamente ogni anno tra dicembre e aprile in corrispondenza della raccolta e del consumo della linfa della palma da datteri”. Nei primi mesi del 2024, in particolare, erano stati segnalati due casi di NiV, confermati da un laboratorio della divisione di Dhaka in Bangladesh. Ed entrambe le persone colpite sono decedute. Sei casi erano stati riscontrati, invece, lo scorso anno.
In quest’ottica l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha spiegato. “Il rischio complessivo a livello nazionale sia moderato a causa della gravità della malattia, della limitazione del trattamento, dell’habitat naturale condiviso di pipistrelli e partner della trasmissione zoonotica e del fatto che non esistono vaccini autorizzati per prevenire l’infezione da NiV”. I sintomi iniziali dell’infezione da Nipah sono abbastanza generici, il che rende difficile la diagnosi. Febbre, mal di testa, dolori muscolari, vomito, mal di gola, tosse, disturbi respiratori. Al momento ancora non si conoscono le circostanze del salto di specie del virus dagli animali non umani agli esseri umani.
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