Cinema

“Le vite degli altri”, sonata per le persone buone

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Bene e Male, Giusto e Sbagliato. Concetti universali che muovono inconsepvolmente gli esseri umani verso una personale visione della vita. Sembra essere questo il più grande valore de “Le vite degli altri, tragico documento storico sulla Berlino Est degli anni ‘80 diretto e sceneggiato da Florian Henckel von Donnersmack.

Le vite degli altri
Le vite degli altri. PhotoCredit: Web

Un trattato storico

Le vite degli altri” ha come scenario uno dei momenti più delicati della storia tedesca ovvero gli anni della Repubblica Democratica Tedesca (la Germania dell’Est), esplorandone lo scenario cultuale ma soprattutto approfondendone uno dei lati più scomodi. Nello specifico l’operato del Ministero per la Sicurezza dello Stato, il temuto organo dello spionaggio noto anche come Stasi.

Protagonista del film di Donnersmack è proprio un capitano della Stasi, Gerd Wiesler (Ulrich Mühe). Un uomo freddo e quasi apatico nei confronti del prossimo e della vita, tutte “qualità” che potrebbero portarlo a una promozione all’interno dell’organizzazione. Un balzo della propria carriera (se tale si può definire) che sembra concretizzarsi con un nuovo incarico che prevede di spiare lo scrittore teatrale Georg Dreyman (Sebastian Koch).

Dreyman non rappresenta apparentemente una concreta minaccia per il SED (il Partito di Unità Socialista di Germania) ma tale operazione viene incoraggiata dal superiore di Wiesler e soprattutto dal ministro della cultura Hempf (Thomas Thieme), bramoso di avere tutta per sé la compagna dello scrittore, l’attrice Christa-Maria (Martina Gedeck).

Wiesler piazza delle microspie nell’appartamento di Dreyman e comincia a spiare la sua vita privata, scoprendone l’animo artistico e umano. Un fattore che Wiesler non aveva previsto e che potrebbe compromettere l’intera operazione.

Le vite degli altri. PhotoCredit: Web

L’ingegnere dell’anima

Premiato nel 2007 agli Oscar come Miglior Film Straniero, “Le vite degli altri” è quello che possiamo definire a tutti gli effetti un dramma umano. Quello di Dreyman e Christa-Maria, uniti dall’amore ma spesso divisi dalle circostanze, ma soprattutto quello di Gerd Wiesler (interpretato da un magnifico Mühe).

Ulrich Mühe
Ulrich Mühe. PhotoCredit: Web

Il personaggio chiave

È proprio lui il personaggio chiave dell’intera vicenda. Un uomo apparentemente insensibile e spietato ma in realtà vittima di una solitudine non voluta e parte di un ingranaggio disumano che non risparmia nessuno.

Bisogna infatti dire che il film di Donnersmack, pur concentrandosi sui personaggi, utilizza l’affresco storico per mostrare un’umanità dominata dal dubbio e soprattutto dal terrore.

Una paura dettata dai poteri forti che sfruttano l’arte a proprio vantaggio, spesso in modo quasi capriccioso (gli interessi di Hempf verso Christa-Maria), e che applicano le minacce con una noncuranza spesso disarmante (esemplare la barzelletta politica e la reazione del tenente colonnello).

le vite degli altri
Le vite degli altri. PhotoCredit: Web

A HGW XX/7

Le vite degli altri” è questo e molto di più. Un sofferente e talvolta toccante percorso di crescita che trasforma un uomo come Wiesler in una persona diversa, rappresentando a tutti gli effetti un paese che sta voltando pagina. Passando così da un capitolo cupo della propria storia ad uno possibilmente più luminoso.

le vite degli altri
Le vite degli altri. PhotoCredit: Web

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