Oltre che un grandissimo artista, Vittorio De Sica è stato anche un uomo molto vivace, affascinante, grande amante , giocatore d’azzardo, impenitente bugiardo. Il 10 aprile del 1937, Vittorio sposa l’attrice torinese Giuditta Rissone, dalla quale ha una figlia Emilia, detta Emi (1938-2021). Dopo quattro anni dalla sua nascita, nel 42, sul set di Un garibaldino al convento, conosce l’attrice catalana María Mercader, ed è amore. Ma allora in Italia non era possibile divorziare e dunque furono anni complicati e di «bigamia». Nel 1968 ottiene la cittadinanza francese e può sposare María Mercader a Parigi: da lei ha due figli: Manuel (1949-2014) grande musicista, e Christian (1951). Ma nonostante il sopraggiunto divorzio, De Sica non riesce a rinunciare alla sua prima famiglia e avvia un doppio ménage, con i famosi doppi pranzi nelle feste, doppi Capodanno, esasperanti e logoranti. Ma Christian ancora oggi spesso sorride di quei ricordi. La prima moglie Giuditta accettò di mantenere una sorta di matrimonio apparente, pur di non togliere alla figlia la figura paterna, considerato anche che Emilia è sempre stata legatissima a Vittorio.Recentemente Christian ha dichiarato : «Mio padre ci ha lasciato in eredità anche la scoperta di numerosi fratelli e sorelle nascoste. La mia non era una famiglia, ma una cooperativa. Gli uomini erano maschilisti e lui era innamorato di tutte quelle donne».

Italian actor Christian De Sica (R) and his aunt Emilia De Sica during the ‘Vittorio De Sica award 2017’ in Venezia Palace in Rome during a ceremony dedicated to late Italian neorealist movie director Vittorio De Sica, Rome, 21 November 2017. ANSA/CLAUDIO ONORATI

Nella stessa intervista rilasciata nel 2020 al Corriere, Christian ripercorre la sua vita al fianco del padre Vittorio De Sica: “Il primo consiglio da parte di papà quando stavo per esordire in palcoscenico a 18 anni? Con tono rigoroso mi raccomandò: Christian, prima di entrare in scena, un’ombra di grigio sulle palpebre e basta!”. In effetti, fu proprio lui a benedire il figlio e a consacrarlo definitivamente ad attore di cinema e teatro. È un po’ troppo definirlo ‘erede’, forse, visto che i due hanno sempre recitato in pellicole di generi diversi, motivo per cui sarebbe sbagliato anche solo azzardare un confronto: “Mi vergognavo a fare l’attore, con padre attore e grande regista, e madre attrice. Mi sentivo un cane, non volevo fare brutte figure”, confessa Christian. Per questo emigrò in Venezuela: “Conoscevo lo spagnolo grazie a mamma e volevo provare a cimentarmi nelle prime esperienze artistiche lontano da casa per non dover subire ingombranti paragoni”, racconta ancora l’attore.

Quando tornò, dovette riprendere gli studi in lettere: suo padre voleva che si laureasse. “Quando gli avevo espresso il desiderio di fare l’attore, mi aveva risposto a brutto muso: sei matto? Per accontentarlo, frequentavo le lezioni di giorno, però di sera di nascosto cominciavo a esibirmi in qualche locale. Ho dato solo 7 esami: due 30 e lode e cinque 30”. Dalla descrizione di Christian emerge il ritratto di un padre severo: “Teneva molto alla nostra educazione: a tavola non si dicevano parolacce, ma non faceva sentire il suo peso di artista internazionale. Mi sono reso conto della sua importanza al funerale: una marea di gente al Verano che gli rese omaggio e alla fine un lungo applauso. Anche da morto faceva spettacolo”. Vittorio De Sica era un mito anche per lui, per questo si rammarica di averlo frequentato poco: “L’ho conosciuto che aveva già i capelli bianchi. Quando mio fratello e io eravamo piccoli non giocava con noi, non ci portava sulle giostre o al lunapark, semmai ci faceva recitare, a casa, in scenette davanti agli amici”.

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