Vladimir Vladimirovič Nabokov nasce a San Pietroburgo il 22 aprile del 1899. La sua era una famiglia abbiente e colta in cui ad essere praticata non era solo la lingua madre, il russo, ma anche e soprattutto l’inglese ed il francese. Quando si parlerà di lui negli anni a venire come dell’incarnazione dei drammi e dei fasti del ‘900, Nabokov dichiarerà che l’unica vera tragedia personale sarà quella di aver rinunciato alla sua lingua per un inglese di seconda mano.
BIOGRAFIA
In seguito allo scoppio della Rivoluzione russa del 1917, la famiglia Nabokov lascia la terra natia per stabilirsi dapprima in Crimea e poi in Gran Bretagna. Qui Vladimir Nabokov intraprenderà gli studi a Cambridge avvicinandosi alla narrativa.
Trasferitosi successivamente a Berlino, Nabokov vivrà la seconda delle sue tragedie personali: l’assassinio del padre.
Passeranno alcuni anni, trascorsi tra gli ambienti intellettuali di Parigi prima di attraversare l’oceano in direzione degli Stati Uniti, dove nel 1945 otterrà la cittadinanza americana.
In America, Nabokov insegna scrittura creativa, letteratura russa alla Cornell University di Ithaca (alcune lezioni saranno poi raccolte nel libro Lezioni di Letteratura del 1980) e abbandona definitivamente, almeno nei suoi romanzi, il russo scrivendo unicamente in inglese.
Sono gli anni di Pnin (1957), romanzo ironico sulla realtà dei college statunitensi; di Ada o ardore (1969) in cui offre una suggestiva panoramica dei suoi temi “favoriti”: l’ambigua duplicità della realtà; la passione del gioco, l’ossessione del sesso.
Ma sono anche gli anni di Lolita (1955), romanzo che coronerà definitivamente Nabokov al successo.
Lascerà il nuovo continente, agli inizi degli anni ’70, per trasferirsi in Svizzera a Montreux, dove passerà gli ultimi anni della sua vita.
L’RONIA DI VLADIMIR NABOKOV
Ciò che si può dire, senza ombra di dubbio, su Vladimir Nabokov è che abbia fatto dell’ironia il suo strumento narrativo. Ma non un’ironia fondata sul gioco di parole, ma un’ironia che rappresenta solo il suo modo naturale di vedere le cose.
Non esiste simbolismo nei suoi scritti: se si accettano il tempo e lo spazio dei suoi racconti allora ogni personaggio può risultare plausibile.
Vladimir Nabokov è come un’enigmista, mascherato da un uomo un pò snob ed introverso, schivo. La narrativa è mostrata nel suo scopo più ancestrale: divertire, ma come un tragico divertissement. La tragedia è dissimulata un pò come fanno i clown quando si dipingono una lacrima sul viso: non è nascosta, è ben visibile ma ironizzata.