Cronaca

Vladimir Putin rimane al comando: spazzati via gli avversari

Sarà di nuovo Vladimir Putin a governare la nave Russia, almeno sino al 2024: il popolo ha deciso e, per la seconda volta, lo ha eletto Presidente della Federazione.

Le elezioni erano abbastanza scontate, tanto che il principale candidato ha lasciato agli avversari la campagna elettorale, e infatti così è stato. Con almeno il 75% di preferenze (i risultai dello spoglio non sono ancora definitivi) e circa il 63% di affluenza alle urne, Vladimir Putin ricoprirà, per la seconda volta consecutiva, il ruolo di Presidente della Federazione Russa. Questa volta, però, l’incarico durerà 6 anni e non 4, come per il mandato precedente, grazie ad una modifica della costituzione voluta dallo stesso.

Al suo quarto mandato in una funzione governativa (è stato in precedenza per due volte primo ministro), Vladimir Putin potrebbe essere al suo ultimo incarico governativo. A fermarlo, infatti, ci sarebbe il vincolo costituzionale che limita a 2 volte la possibilità di ricoprire la carica di Presidente della Federazione Russa.

Gli avversari gridano ai brogli elettorali

Netta la sconfitta di tutti i suoi avversari. L’unico a raggiungere un risultato apprezzabile è stato Pavel Grudinin, il quale ha guadagnato il 12% dei consensi.
Visti i risultati, che mostrano chiaramente la volontà di dare a Putin un mandato fortissimo, all’opposizione si parla di brogli elettorali, la cui ombra è già stata presente in passato. Tra le voci più dure vi è quella di Aleksei Navalny, il famoso politico e blogger anti Putin, la cui candidatura non è stata possibile per problemi con la giustizia, secondo lo stesso appositamente architettati.

Anche il candidato Pavel Grudinin ha sostenuto apertamente tali accuse. “E’ chiaro che queste elezioni non sono state oneste, anzi sono state le più sporche nel territorio dell’ex Unione Sovietica: le persone hanno potuto votare più volte” – ha affermato egli commentando i risultati dello spoglio.
Le critiche sono state però, ovviamente, smentite dal capo della Commissione elettorale centrale, Ella Pamfilova.

“Il successo è il nostro destino”: il discorso post elezioni e la risposta alle accuse britanniche sull’avvelenamento di Serghei Skripal

Un volta appurato il risultato schiacciante, Vladimir Putin ha tenuto un discorso pubblico per celebrare, oltre che il risultato, anche la ricorrenza dell’annessione della Crimea alla Russia. Proprio il 18 Marzo 2014, data simbolica in cui Putin ha voluto fissare anche le elezioni, si tenne il referendum per l’annessione della Crimea.

Penseremo al futuro della nostra grande patria, al futuro dei nostri figli e agendo così senza dubbio siamo condannati al successo – ha affermato Putin -. Grazie a tutti i nostri sostenitori per questo risultato: ora è importante essere uniti e includere nella nostra squadra anche chi ha votato altri candidati. Il successo è il nostro destino. Lavoreremo tutti duramente per il futuro della grande Russia“.

Il Presidente ha colto inoltre l’occasione per ribadire la totale estraneità della Russia alle accuse che la vedono coinvolta nell’avvelenamento dell’ex spia russa Serghei Skripal e di sua figlia con gas nervino da parte del governo britannico.
Oltre a respingere le accuse, Putin ha definito i fatti come una “sciocchezza”, soprattutto considerato il momento, le elezioni, in cui si sono verificati.
Ha detto di più il portavoce, Andrej Kondrashov, il quale ha addirittura ringraziato il premier britannico Theresa May per i risvolti positivi derivati dalla vicenda. “L’affluenza risulta più alta del previsto dell’8-10 per cento e per questo dobbiamo ringraziare la Gran Bretagna perché ancora una volta non ha capito la mentalità della Russia: ogni volta che ci accusano di qualcosa in modo infondato, il popolo russo si unisce al centro della forza e il centro della forza oggi è senz’altro Putin“.

Comincia oggi il secondo mandato da Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, probabilmente l’ultimo. Non è impossibile immaginare, però, che egli cerchi di intervenire nuovamente sulla Costituzione per eliminare il vincolo del secondo mandato. Se così non fosse, dopo aver governato per i prossimi sei anni, lo “zar” dovrà cedere il “trono” ad un successore ancora da designare.

Di Lorenzo Maria Lucarelli

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