Un volontario polacco che vive a pochi chilometri dal confine con la Bielorussia ha raccontato che da mesi aiuta i migranti. I migranti sono anche “donne, anziani e tanti bambini”, sono “completamente impreparati a quello che trovano: sono senza acqua né cibo”.
Migranti al confine: la testimonianza di un volontario polacco
Da più di tre mesi, i residenti polacchi che vivono vicino al confine con la Bielorussia non hanno più una vita normale. Nel loro tempo libro vanno ad aiutare i migranti che ogni giorno cercano di attraversare il confine. Molti migranti restano bloccati nei boschi perché disorientati o troppo stremati per proseguire. A confermarlo è un cittadino polacco, Michal, che da mesi aiuta i migranti.
“Vivo a circa tre chilometri dal confine. Con un piccolo gruppo di persone soccorriamo ogni giorno dei migranti, a volte anche di notte. In vita mia non mi era mai capitato di vedere così tanta gente soffrire in questo modo”.
Il volontario nella vita svolge tutt’altro lavoro, ma quando può aiuta i migranti. Nel raccontare la situazione, Michal ha parlato delle condizioni in cui i migranti arrivano. La maggior parte di essi sono “completamente impreparati a quello che trovano: sono senza acqua né cibo, spesso hanno abiti e scarpe inadatte al freddo e alle lunghe marce attraverso i fitti boschi tra Polonia e Bielorussia, dove si devono attraversare a piedi tante paludi e corsi d’acqua. La notte scorsa abbiamo raggiunto un gruppo di 25 persone, in molte erano scalze“.
Per Michal portare cibo, vestiti e stivali è fondamentale, ma “non è giusto che siamo noi privati cittadini a farlo”. Sono infatti i volontari che pagano per acquistare questi beni. “Ci sentiamo abbandonati dallo stato, e assistiamo impotenti a un’ingiustizia enorme“. Michal ha raccontato che da mesi i migranti vengono sistematicamente respinti dalle autorità ai confini.
“Abbiamo conosciuto persone che sono state respinte cinque, anche otto volte dagli agenti polacchi e bielorussi. E la cosa più drammatica è che, quando li raggiungiamo, ci implorano di non chiamare le autorità: temono di essere trovati e respinti ancora”.
La situazione tra Bielorussia e migranti e cosa rischiano i volontari
Michal e gli altri volontari vorrebbero poter chiamare la Polizia o le ambulanze per farsi aiutare, perché molti migranti sono in pessime condizioni. “Spesso troviamo la gente ammalata o talmente stremata da doverla aiutare a camminare. I bambini stanno molto male“. La cosa preoccupante è che molti migranti sono convinti di poter entrare, perché così gli è stato detto dalle autorità bielorusse.
“Ci raccontano che la polizia bielorussa gli dice di proseguire verso il confine, che qui i polacchi li aspetterebbero con dei pullman pronti a portarli via, anche fino alla Germania. Non è vero niente. Però non gli viene detto quanto è faticoso attraversare questi boschi gelidi, e quando li troviamo appaiono completamente disorientati”.
La situazione politica tra Bielorussia e Unione Europea ha portato centinaia di migranti a forzare il blocco alla frontiera polacca. Il volontario Michal sostiene che non sanno molto di quello che sta accadendo, ma seguono quello che succede. Inoltre, ha affermato di sapere che le migrazioni illegali non possono essere consentite, ma “respingere indietro verso un regime come quello bielorusso è doloroso e inutile: le persone non smetteranno di provare a venire in Europa”.
I volontari che aiutano i migranti corrono dei rischi, ma Michal non sembra preoccupato. “Per la legge polacca non è vietato dare cibo ai migranti ma aiutarli a spostarsi: non è consentito accompagnarli, trasportarli in auto, accoglierli in casa e persino dare loro una mappa o un telefono”.