Voyeurismo Social: il Grande Fratello siamo noi

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Di Federica Checchia

«Dall’età dell’uniformità, dall’età della solitudine, dall’età del Grande Fratello, dall’età del bipensiero …Salve!». Quando George Orwell scrisse 1984, capolavoro del genere distopico, probabilmente non era del tutto conscio di quanto le sue parole si sarebbero rivelate profetiche. Di certo, non si aspettava che osservatori e osservati, ad un certo punto, si sarebbero fusi tra loro.

Il Voyeurismo social è un fenomeno ampliatosi negli ultimi anni, in seguito allo sviluppo della rete virtuale e dei suoi derivati, primi fra tutti, i social network. In un’epoca in cui qualsiasi tipo di contenuto è immediatamente fruibile con un solo click, la mente umana reagisce all’eccessiva stimolazione in modo peculiare: il tempo trascorso davanti allo schermo del proprio smartphone si moltiplica e, paradossalmente, non sembra mai essere abbastanza. Si è sempre connessi, informati, al passo con le notizie, eppure, la fame digitale non si placa in alcun modo.

Cos’è il voyeurismo, e come si applica al web

Il Voyeurismo social è un fenomeno in rapida espansione, dovuto perlopiù all’avvento dei social network

Il termine “voyeurismo” riconduce a una parafilia che caratterizza chi ottiene piacere ed eccitazione spiando di nascosto persone nude, seminude o coinvolte in un rapporto sessuale. Nella maggior parte dei casi, non c’è coinvolgimento tra le due parti, e chi subisce lo sguardo del voyeur è quasi sempre ignaro della sua presenza. Ma come si collega tutto questo al mondo digitale?

Facebook, Instagram, TikTok e le altre piattaforme sociali sono un palcoscenico dai riflettori sempre accesi, sul quale esibirsi in qualsiasi modo si voglia. E così, abbiamo a disposizione una vastissima selezione di foto, video degli utenti, in una rete d’interazioni che offre la possibilità di entrare nella sfera intima di una persona. O, almeno, questa è la sensazione che si prova. Ecco, allora, che la vita altrui diventa una sorta di spettacolo, di film da seguire, di vetrina da scrutare. Da una parte gli attori, dall’altra il pubblico, che vuole di più, sempre di più. I “guardoni” del web sono esigenti ed insaziabili, e non si accontentano delle stories, delle immagini e delle didascalie preconfezionate. Loro vogliono sviscerare, sapere, interagire. I voyeur, d’altro canto, hanno vita facile: il cosiddetto “Oversharing”, ovvero il bisogno di rivelare tanti, troppi particolari del proprio privato sui social per ottenere una gratificazione, è l’occasione perfetta per chi vuole occhieggiare.

Voyeurismo social: il lato oscuro della rete

Ficcanasare nelle esistenze altrui è un’arma a doppio taglio, per gli osservatori e per gli osservati. Questi ultimi, ovviamente, devono dire addio alla loro privacy. Nel momento in cui una fotografia viene condivisa, diviene di pubblico dominio e, soprattutto quando si sceglie di rendere molto partecipi gli utenti della propria quotidianità, non è difficile incappare in situazioni fastidiose o inopportune. È questo il caso, ad esempio, degli influencer. Il loro lavoro consiste nell’essere sempre “sul pezzo”, sempre online, sempre a disposizione dei followers. Questo, com’è facile immaginare, rischia di creare un corto circuito per il quale diventa impossibile ritagliarsi delle ore senza il telefono in mano. Si corre il rischio, infatti, di ricevere critiche o domande invadenti da dai propri seguaci, che si domandano che fine abbiano fatto i loro beniamini.

Dall’altro lato, ci sono gli spioni, quelli che “refreshano” di continuo il proprio feed, in attesa di una news, di un gossip, di qualsiasi cosa possa tenerli occupati. La “scrollata” su Instagram per scovare nuovi post, la sbirciatina alla storia non appena il cerchietto intorno alla foto profilo diventa rosso. Ma anche il controllo quotidiano al profilo dell’ex, la visita all’account di quel personaggio famoso che idolatriamo o che, al contrario, non tolleriamo. Uno spioncino al quale si è costantemente accostati per carpire informazioni, per poi copiare un outfit o criticarlo, prendere spunto da un’idea o demolirla nella sezione commenti.

Una generazione di guardoni, ma anche di insicuri

Il risultato, neanche a dirlo, è del tutto negativo. Il continuo focus sull’altro porta a un appiattimento della personalità individuale, oltre che a un calo dell’autostima. Il perpetuo paragone con delle immagini che trasudano felicità affascinano e al contempo inquietano: come si può reggere il confronto con uno scatto perfetto? Facile, dunque, sentirsi inadeguati, sbagliati, difettosi. Quei sorrisi bianchissimi, quelle vacanze splendide documentate minuto per minuto, quei volti distesi sono lo specchio del proprio fallimento, dal quale, però, non ci si riesce a staccare.

Al contrario, il problema, lo shitstorm contro chi commette un errore, il passo falso compiuto dalla star del web, diventano una linfa vitale. Chi vuole ostentare a tutti i costi una perfezione impossibile è costretto a mantenere uno standard altissimo e sa che, al primo sbaglio, le belve saranno pronte ad attaccare. La crepa nella storyline patinata della compagna di classe o del divo di turno fa ghignare di sollievo. Il voyeur, insicuro e invidioso, si ricarica attraverso il dolore altrui, e riacquista vigore. Almeno, fino alla prossima coppia innamorata che pubblica una foto al tramonto. Un cane che si morde la coda, un ciclo inarrestabile di perpetua d’insoddisfazione generale. Persone che si affannano ad apparire ineccepibili, persone che sperano non lo siano davvero, persone che dipendono da un like e non sanno più vivere nel mondo reale. Persone interconnesse, ma profondamente sole.

Federica Checchia

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