(PHOTO CREDITS: NPR.ORG)

“Mi sono innamorato della loro musica: sul loro sito web ho visto il video di ‘No Woman’. Fantastico! L’ho trovato così sognante, così espressivo. Nessuno oggi ha quel tipo di sound”.

E quando l’entusiasmo giunge da una superstar del calibro di Sir Elton John, la curiosità di ascoltare dal vivo l’oggetto di tante lodi cresce e non trova, fortunatamente, smentite.
E così, alla terza tappa del loro mini-tour italiano, ecco a voi gli Whitney, giovane band proveniente da Chicago, in scena per presentare l’album d’esordio, “Light Upon The Lake”, tra le più belle scoperte dell’anno scorso.

Si tratta di un sestetto – due chitarre, sezione ritmica e tromba – insolitamente guidato da un batterista/cantante, Julian Ehrlich, col suo falsetto acuto/squillante. Il genere musicale è un pittoresco ibrido di influenze differenti – (Beatles sponda George Harrison; The Band,  Byrds, Supertramp, ma anche Bon Iver) declinato attraverso sonorità tipicamente bianche – pop, country/folk  – con un tocco di suadente soul di stampo ‘afro’.

Una dozzina le canzoni in scaletta per un’ora scarsa di concerto: tra le migliori senz’altro il terzetto d’apertura – “Dave’s Song”, “No Matter What” e “Polly” – quindi i due singoli che più hanno favorito l’attenzione degli ascoltatori e della critica, “Golden Days” e “No Woman”. Il pubblico in sala è caldo tanto quanto la stagione estiva che il gruppo pare suggerire a più riprese, complici le vibrazioni acustiche e bucoliche del proprio sound. Li rivedremo presto.


Ariel Bertoldo

 

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