William Blake nacque a Londra il 28 Novembre 1757. Poeta e pittore inglese, cresce in una famiglia appartenente alla borghesia. Terzo di sette fratelli, non frequentò mai la scuola, ma venne educato dalla madre in casa. Dai 14 ai 21 anni, lavora come apprendista, per James Basire, (intagliatore) dodici ore al giorno e per sei giorni alla settimana, solo la domenica William, torna alla sua famiglia di origine. Nel 1782 conosce Catherine Boucher, figlia di un giardiniere che sposerà nell’agosto dello stesso anno. Non avranno figli, ma vivranno un’unione molte felice, sarà infatti per l’intera vita di William, un sostegno morale.
La vita, dedicata all’arte
Si accostò all’arte copiando disegni di antiche rovine greche, acquistate dal padre, che da subito capì il potenziale del figlio, iscrivendolo a corsi di disegno. In questo periodo divenne un lettore, scegliendo gli argomenti che più lo interessavano, iniziò quindi ad avvicinarsi alla poesia.
Nei suoi disegni, così come nelle sue poesie William Blake, sviluppò una sua personale mitologia sugli eventi dei secoli XVIII e XIX. A Londra ebbe le famose “visioni di angeli” vicino a un albero, e fu testimone della povertà dei quartieri che circondavano la sua casa. Nel 1795 eseguì più di cinquecento decorazioni all’acquerello per Le notti di Young.
Nel 1800 raggiunse il poeta Hayley nel Sussex, e compose i poemi epici Milton e Gerusalemme, che illustrò con incisioni, al suo ritorno a Londra qualche anno dopo.
Pensiero e opere di William Blake
Blake è portatore di un messaggio nuovo, in favore dell’istinto e della libertà contro ogni tipo di limitazione e repressione. L’esuberanza e l’eccesso diventavano scopi da perseguire, non da evitare. Le opere più avvincenti sono i Songs of innocence (1789) e i Songs of experience (1794), i primi trattano dell’infanzia, simbolo di innocenza, i secondi dell’esperienza, quella del male e della schiavitù, risultato delle leggi create dall’uomo.
Esperienza e innocenza sono condizioni opposte nell’uomo, proprio come l’inferno e il paradiso, amore e odio, felicità e tristezza. Ma né il bene, né il male, devono essere negati perché utili alla completezza dell’uomo. Per Blake, l’immaginazione era una percezione che, negava l’esperienza dei sensi, e metteva il poeta in contatto con l’Essere Divino.
“Alcuni dicono che la felicità non è buona per i mortali, ed a questi si deve rispondere che il dispiacere non è adatto per gli immortali ed è totalmente inutile per chiunque; la ruggine della pianta non fa del bene all’albero, e se la ruggine non uccide un albero ma questo continua a dare frutti, che nessuno dica che la frutta è conseguenza della ruggine.”
Lucrezia Lacarbonara
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