Nuova svolta per l’impresa tedesca Wirecard dopo il buco di bilancio di 1.9 miliardi di euro.
Il consiglio di amministrazione di Wirecard, società tedesca attiva nel settore delle tecnologia applicata ai servizi finanziari con sede ad Aschheim, ha deciso oggi di presentare una domanda di apertura di una procedura di insolvenza. La causa è quella di imminente insolvenza e indebitamento eccessivo. La domanda di insolvenza potrebbe essere presentata anche dalle filiali del gruppo, che opera a livello mondiale.
Sulla Borsa di Francoforte il titolo è crollato di nuovo, le azioni sono precipitate dell’80%, da 104 euro a 2,50 euro. I colloqui sui passi successivi con i finanziatori si sono interrotti bruscamente con la dichiarazione di insolvenza che ha sorpreso alcune banche.
Il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz ha sollecitato un rafforzamento delle strutture di sorveglianza, che a suo avviso vanno «ripensate». Ha poi aggiunto: «Ho dato incarico al ministero di presentarmi un nuovo concetto. Il Bafin deve essere in grado di fare verifiche velocemente»
Wirecard
Per oltre un decennio Wirecard è stata il fiore all’occhiello del fintech tedesco.
Wirecard doveva essere la risposta tedesca allo strapotere della Silicon Valley sui pagamenti digitali. La PayPal teutonica. Fondata a Monaco nel 1999, il suo business model si basava sulla garanzia dei pagamenti fatti online, incassando un premio per il rischio.
Ha raggiunto negli anni oltre 300 mila clienti, arrivando a capitalizzare 20 miliardi di euro a Francoforte.
Negli ultimi giorni si è scoperto un ammanco di 1,9 miliardi di euro. Questa cifra, che si pensava fosse custodita in due istituti bancari delle Filippine, in realtà non esiste. Lo conferma il cda di Wirecard, finita nella bufera per una colossale frode contabile. I fondi erano stati inseriti nei conti ufficiali al fine, secondo gli inquirenti, di gonfiare il valore azionario dell’azienda. Una frode di questo tipo è detta manipolazione del mercato.
La situazione ha messo in dubbio anche le autorità tedesche sospettate di non aver avuto un atteggiamento indipendente e quindi di non aver tutelato gli investitori.
Infatti la Consob di Berlino aveva difeso a spada tratta l’azienda dalle inchieste del Financial Times che a dicembre 2019 hanno denunciato irregolarità contabili nella divisione di Singapore. Inoltre l’azienda nel 2017 era già finita nello scandalo Paradise Paper riuscendo ad ottenere lo scudo della Bafin.
Consob e manipolazione di mercato in Italia
La CONSOB per valutare se un comportamento è idoneo a costituire manipolazione del mercato, tiene conto di vari indicatori, che sono suddivisi in:
- Indicatori di manipolazioni consistenti nel fornire indicazioni false o fuorvianti e nei fissare i prezzi;
- Indicatori di manipolazioni consistenti nell’utilizzazione di strumenti fittizi o di altri tipi di inganno o espediente.
La CONSOB è la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, venne istituita nel 1974 ed è un’autorità amministrativa indipendente, dotata di personalità giuridica che ha il suo compito principale nel controllo delle attività di Borsa Italiana.
Si occupa di tutelare gli investitori che operano in borsa e di garantire l’efficienza all’interno del mercato mobiliare italiano. Il suo ruolo è cruciale in quanto assicura la trasparenza sui prodotti finanziari in gioco. Vigila sul corretto comportamento degli intermediari. Ha, inoltre, il compito di garantire la qualità dei prezzi affinché riflettano realmente l’andamento di mercato.