A 9 anni esatti dalla sua morte, ci sembra doveroso ricordare Wislawa Szymborska (1923-2012).
Premio Goethe in Germania (1991), Premio Herder in Austria (1995) ed infine Premio Nobel (1996) per la Letteratura. Wislawa Szymborska, polacca, è una vera poetessa contemporanea: il dubbio esistenziale è il nucleo vitale della sua poetica.
Wislawa era una donna schiva, che ha vissuto da militante nella comunità ma che ha sempre ritenuto di vitale importanza la sua solitudine. Condizione essenziale per la stesura di quei capolavori che le hanno fatto vincere il premio Nobel per la Letteratura 1996. Forse uno dei Nobel meno compresi, non se l’aspettava nessuno. In pochi la conoscevano o la reputavano così importante per il mondo letterario. Non se lo aspettava neppure lei stessa.
Ma perché Wislawa Szymborska è la poetessa del dubbio?
La risposta a questa domanda è molto più che chiara nel suo discorso di accettazione del Nobel. Un discorso che ruota attorno ad un tema noto, quasi “banale”: il poeta e il suo rapporto con il mondo. Una questione su cui ogni poeta si è interrogato, e di cui chiunque abbia frequentato la scuola dell’obbligo si è trovat* a parlare con l’insegnante di Lettere.
Ma ecco che anche se ci sembra un tema su cui non c’è più nulla da dire, Szymborska ci illumina e coglie la vera essenza del problema. Dando prova ancora una volta di saper rispondere alle domande quotidiane con una penna elegante e e da una prospettiva a cui forse non avevamo mai nemmeno pensato.
Per Szymborska, il poeta contemporaneo è un soggetto scettico e sospettoso di sé stesso che si vergogna di affermare la sua professione. Non ha vita facile. Il suo lavoro è è estremamente lento e noioso, visto da fuori : Un individuo può passare ore seduto alla scrivania a fissare il vuoto senza scrivere nulla. Poi scrivere due righe, e poi cancellarle. L’ispirazione non si può chiamare. L’ispirazione non è appannaggio esclusivo dei poeti, o degli artisti in generale.
Ancora, per Szymborska, il poeta incarna l’essenza umana per eccellenza. Sempre inquieto, sempre pronto, dopo ogni difficoltà o battuta d’arresto, a porsi nuove domande e a ricominciare. Per riconoscersi “poeta”, quindi, bisogna continuare a cercare, cercare, e ancora cercare. Mettere tutto in dubbio e non sapere, e quindi porsi nuove domande. Perché la conoscenza che non porta a nuove domande è destinata a svanire in fretta. O per dirla come Szymborska: “si scioglie nell’aria e non riesce a mantenere la temperatura necessaria per sostenere la vita”.
Serena Colucci
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