Woody Allen, a proposito di tutto e di niente

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Di Redazione Metropolitan

A proposito di niente è il titolo dell’autobiografia scritta dallo stesso Woody Allen e uscita in Italia per la nave di Teseo: quattrocento pagine scritte chiaramente di suo pugno, senza l’ausilio di nessun ghostwriter, dal momento che per chi conosce la sua opera fatta di scritti fra cui commedie film e libri, il suo stile è inconfondibile, come lui, sobrio, come lui, a tratti esilarante, in altri malinconico ,esattamente come il personaggio, l’opera, l’uomo.

Nato a Brooklyn nel 1935 in una famiglia ebrea, modesta, dove il padre era una sorta di originale buontempone che passava da un lavoro all’altro, e la madre una contabile, seria , con un cuore di azoto.

La mia è stata un’infanzia felice, non avrei dovuto diventare quello che sono diventato

Scrive, ma mentre per la visione che sembra avere di sé, è solo un nevrotico pieno di fobie, dalla vita emotiva disastrata, un misantropo solitario, impeccabilmente pessimista che piuttosto che il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, di mezza piena ha sempre visto solo la bara, per tutto il mondo Woody Allen è il genio contemporaneo della commedia americana.

Woody Allen - fonte web
Woody Allen – fonte web

Woody Allen, un genio malinconico

Un genio malinconico, umile, apparentemente ignaro della sua bravura. “La natura mi ha dotato di un buon senso dell’umorismo” afferma, e a soli sedici anni inizia a lavorare come scrittore di battute per comici. Contrariamente a quanto il suo aspetto fisico facesse pensare era un ottimo atleta, giocatore di pallacanestro, football americano, baseball, e nonostante un quoziente intellettivo superiore alla media: un pessimo studente.

Un paio di occhiali non fanno un intellettuale

E malgrado gli studi filosofici e letterari intrapresi solo per essere all’altezza delle ragazze che gli piacevano, continua a definirsi ignorante. “Non avete idea delle cose che non ho letto e dei film che non ho visto”. Ad iniziarlo al cinema fu una cugina che non finirà mai di ringraziare. E proprio grazie ai film dell’epoca le storie che scriveva, “ho imparato prima a scrivere e poi a leggere”, non erano storie cupe o drammatiche, erano storie fatte di niente che si svolgevano in attici lussuosi.

Storie che anticiperanno quella che sarà la sua vita, ricca in ogni senso, borghese; quell’attico sulla quinta strada tanto sognato con vista su Central Park, sarà la sua casa per più di trentacinque anni.

La magia, il jazz, le donne ed il cinema di Woody Allen

Intanto però si innamora del jazz e suona in giro per i locali, cosa anche questa che mai smetterà di fare, come mai smetterà di amare la magia. I trattati di illusionismo furono i suoi primi libri e  il tema della magia ricorrerà in molti dei suoi film.

Ho sempre disprezzato la realtà e bramato la magia

Scrive, tutta quella magia che non capisce di averci regalato. Arriva alla regia dopo essere stato autore di successo per la TV e per il teatro, quando ha già da tempo abbandonato gli studi, divorziato dalla prima moglie e sposato la seconda. Le donne oltre alla magia, la psicanalisi, la malinconia, le nevrosi , NY e il jazz saranno sempre le colonne portanti della sua vita e della sua opera.

Il cinema, la sua passione più grande

Ha scritto e diretto più di cinquanta film ed  è considerato il regista americano più europeo: Scoop, Match Point, Vicky Cristina Barcellona, Midnighit in Paris, sono tutti film girati fra Francia, Italia, Spagna e Inghilterra. “In realtà_ confessa_ ci furono momenti in cui nel mio paese nessuno voleva produrre i miei i film, i produttori americani pensano solo al denaro”, e molti dei suoi film in patria non furono campioni d’incassi. Senza contare lo scandalo che lo travolse durante la sua storia con la Farrow. Riceve molte candidature all’Oscar, ne vince quattro per “Io e Annie” girato con una delle donne più importanti della sua vita Diane Keaton.

io e annie- fonte web
io e Annie – fonte web

Non solo ma  gli stessi attori che lavorano nei suoi film  ricevono nomination e oscar, non ultima Cate Blanchett per Blue Jasmine, film omaggio a Un tram chiamato desiderio pietra miliare nel cuore del regista. Odia i premi, non va a ritirarli, si professa assolutamente disinteressato alla critica pur avendo la forza di affrontare tutto il fango che gli verrà buttato addosso a causa delle accuse di molestie alle figlie mosse dalla Farrow. Fango che ancora oggi lo relega a personaggio ormai inviso allo star system americano, al punto che nessun attore vuole più lavorare con lui e il suo ultimo film non è stato distribuito negli Stati Uniti.

Allen e Mia Farrow  – fonte web
Allen e Mia Farrow – fonte web

Le accuse fondate sul niente

Mentre leggiamo ci rendiamo conto della vera ragione per cui Allen scrive una autobiografia di cui in fondo non avevamo bisogno. La scrive per darci la sua versione della storia. La scrive dopo che tutta quell’infamia che sembrava sepolta è stata riportata a galla con il movimento me-too che lui appoggia senza risparmiargli qualche stoccata.

A questo punto la ex compagna mai diventata sua moglie in tredici anni, della quale Allen parla senza perdere mai il controllo, ne approfitta per riportare alla luce tutta la miseria umana di una storia che già allora sembrò al grande pubblico inverosimile. Una storia che fu solo mediatica e mai approdò in tribunale. Allen infatti  fu scagionato da tutte le accuse anche se la custodia dei figli rimase alla Farrow.

Allen e la moglie
Woody Allen e la moglie Soon-Yi – fonte web

Il suo rapporto con se stesso

Parla qui della sua vita con l’attrice, delle sue capacità seduttive e manipolatorie, ne fa un ritratto psicologico lucido e mai astioso partendo dalle problematiche familiari della famiglia d’origine di quest’ultima. Scrive dei verbali, delle deposizioni, delle perizie che lo fecero assolvere e di come si innamorò di una sfortunata ragazza che mai fu sua figlia. Infine Allen ebreo, ateo, incapace di  accettare la mortalità, considera questa non accettazione alla base di tutto il suo male di vivere.

Lui il regista che gira solo una scena, che non riguarda i suoi film perché ama solo girarli, che si definisce un “imperfezionista”, uno scrittore, che rimpiange di non aver sfornato un capolavoro, non riguarda al passato ma “al finire”. Riprende così un concetto espresso da  Javier Marías  secondo il quale non vieni ricordato per l’inizio o il durante della tua vita,ma per come quest’ultima ha fatto calare su di te il sipario. Allen è e rimarrà leggenda, genio, forse proprio perché a suo dire non se ne cura. “Di vivere nel cuore e nella mente del pubblico non mi importa niente, preferisco vivere a casa mia”.

Cristina Di Maggio

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