In questa primavera avara di gare del mondiale WSBK, con la partenza del campionato spostata sempre più in là, anche una sessione di test come la due giorni di Misano organizzata da Ducati e Yamaha diventa spunto di discussione. Il risultato finale parla di un sostanziale equilibrio tra la Casa italiana e quella giapponese, con l’YZF-R1 di Razgatlioglu detentrice del miglior tempo il primo giorno e la rossa Panigale V4R di Rinaldi che conquista la vetta nella classifica finale. Per gli alfieri in rosso e blu sembra avvicinarsi una stagione ad alto livello di competitività. Analizziamo nel particolare il caso di Yamaha Factory, una delle squadre dal potenziale più enigmatico delle recenti stagioni.
La squadra Yamaha Factory spinge su Razgatlioglu
Il team ufficiale Pata Yamaha, rappresentato dalla struttura inglese Crescent Racing di Paul Denning, dispone del massimo potenziale tecnologico messo in campo da Yamaha Europe. Non si tratta della stessa squadra che dominò il mondiale 2009 con le vittorie strabordanti di Ben Spies, ma è comunque una struttura di altissimo livello attiva dal 1996. Denning ha portato avanti un rapporto speciale con Alex Lowes, il quale ha mantenuto un posto sulla prestigiosa sella blu dal 2016 al 2019. Ad affiancarlo, a partire dal 2017, c’è stato l’olandese van der Mark. Questa coppia di piloti ha di fatto indirizzato lo sviluppo della moto di Iwata per ben tre stagioni, capitalizzando molti podi ed alcune vittorie ma senza imporsi nella lotta per il titolo. Nel 2020 Alex Lowes si sposta in Kawasaki ed arriva il giovanissimo Razgatlioglu a togliere Yamaha da una situazione stagnante.
Il pilota turco, classe ’96 e campione dell’europeo Stock 600 nel 2015, aveva già dimostrato grande talento nella massima serie cogliendo alcuni podi e due vittorie sulla Kawasaki del team Puccetti. Senza mostrare alcun timore riverenziale verso il compagno van der Mark, all’avvio della stagione 2020 in Australia Razgatlioglu conquista la vittoria in gara. Successivamente i risultati prendono una piega meno entusiasmante, con diversi piazzamenti in top 10 ma lontani dal podio. Il matrimonio tra Toprak e la R1, però, è ben riuscito: il finale di stagione ad Estoril è memorabile, con due vittorie ed un terzo posto. Il sospetto è che questo binomio abbia in serbo un potenziale devastante, ma il team deve riuscire a mettere il pilota di punta a proprio agio in ogni circuito.
Andrea Locatelli pronto ad un anno di apprendistato in Yamaha Factory
In ottica 2021, il team ufficiale Yamaha ha intrapreso la strada del defintivo ricambio generazionale. Dopo il divorzio da van der Mark, approdato in BMW per sviluppare la S1000RR, è stata presa la coraggiosa decisione di portare in Superbike un altro pilota molto giovane per la categoria: Andrea Locatelli. Il pilota bergamasco ha destato interesse ai piani alti Yamaha prevalendo nel mondiale Supersport 2020 con un’autorevolezza rara. Evidentemente, dopo cinque stagioni di evoluzione del progetto ed un importante aggiornamento avvenuto lo scorso anno, in Giappone ritengono di avere in mano una moto matura.
Si può investire sui giovani quindi, immaginando forse che il ciclo vincente di un Rea ormai trentaquattrenne possa esaurirsi presto. Locatelli non ha sfigurato nei recenti test di Misano, nei quali ha chiuso con il quinto tempo. Yamaha ha azzardato il suo inserimento diretto nel team ufficiale anziché in una realtà satellite, ma per Andrea si prefigura un anno di apprendistato. A portare i galloni di caposquadra, almeno per il 2021, ci penserà il più esperto Razgatlioglu. Una cosa certa è che, oltre alla velocità ed ai riflessi pronti, i piloti giovani possiedono anche una fame di vittoria che li porterà a cogliere tutte le occasioni favorevoli che si presenteranno in pista.
Team GRT: Nozane e Gerloff a dare manforte
Lo si è visto in MotoGP, ma ormai pare una regola anche in WSBK: le squadre satellite sono di grande aiuto per le Case. Negli ultimi anni, almeno nella massima categoria, la qualità dei team privati si è alzata molto. Il livello dei tecnici e dei piloti è fuori discussione anche al di fuori delle squadre ufficiali, quindi le Case si appoggiano volentieri ai loro team clienti per lo sviluppo delle moto. Se Ducati ha un rapporto preferenziale con il team Barni, Yamaha vede il suo alleato nel team GRT. La formazione umbra è dichiaratamente Junior Team della Casa giapponese e rientra nel ventaglio strategico di quest’ultima. In cambio di pacchetti tecnici di prim’ordine, GRT concede ai giapponesi ampio potere decisionale in materia di piloti.
Dopo aver confermato il promettente americano Gerloff, che ha conquistato tre podi nel finale di stagione 2020, il team GRT si prepara ad accogliere il giapponese Kohta Nozane. La Superbike non vede vincere un pilota nipponico dai tempi di Noriyuki Haga, arrivato secondo nel campionato 2009. Oggi Yamaha nutre il desiderio di riportare un “suo” pilota, vincitore del campionato JSB1000 2020, nelle posizioni che contano del palcoscenico internazionale. A parte le questioni di prestigio, avere un pilota connazionale a disposizione permetterà uno scambio di informazioni fluido con gli ingegneri in Giappone. Con questi piloti, le più recenti R1 a disposizione ed un supporto quasi ufficiale, il team GRT sarà di certo utile alla causa Yamaha Factory. L’unione fa la forza, ma basterà per portare le moto blu in vetta al mondiale 2021?
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Corrado Andrea Bertoli