Patrick Zaki è uno studente egiziano dell’Università Alma Mater di Bologna. Ha quasi 30 anni ed è un attivista egiziano. In occasione delle elezioni presidenziali del 2018 è stato uno degli organizzatori della campagna elettorale di Khaled Ali, un avvocato e attivista politico impegnato nella difesa dei diritti umani che però ritirò la sua candidatura politica denunciando un clima di intimidazione. Anche Zaki, come Khaled Ali, ha fatto parte dell’associazione Egyptian Initiative for Personal Rightsper la difesa dei diritti umani e nel 2019 stava frequentando un master universitario in studi di genere all’Università Alma Mater di Bologna.

Patrick Zaki: un anno e mezzo di agonia e non si intravede ancora la fine dell’incubo

Un anno e mezzo fa è iniziata la sua agonia. Mentre stava tornando al Cairo a far visita ai suoi parenti, il 7 febbraio 2020 venne catturato, subito dopo l’atterraggio del suo aereo, dagli agenti dei servizi segreti che non hanno fatto trapelare nulla sulla sua cattura fino al 9 febbraio quando, l’associazione umanitaria di cui ha fatto parte Patrick, Egyptian Initiative for Personal Rightsper, ha dato notizia della sua cattura.

I capi d’accusa per cui è imputato sono: minaccia alla sicurezza nazionale, incitamento alle proteste illegali, sovversione, diffusione di false notizie, propaganda per il terrorismo. Tutti legati a dei post che sembrerebbero essere stati pubblicati da Zaki su Facebook ma che la sua difesa reputa appartenenti ad un profilo fake. Secondo il governo egiziano il ragazzo stava studiando all’estero per fare una tesi sull’omosessualità e per incitare le persone contro il suo stesso stato.

Dopo una breve permanenza nel carcere di Talkha, il 25 febbraio 2020 è stato trasferito nel carcere di Mansura e poi 10 giorni dopo nel Carcere di Tora, al Cairo, dove si trova tutt’ora. Dal momento in cui è stato trasferito al Cairo, la detenzione preventiva gli è stata più volte prolungata, prima con periodi di 15 giorni e poi di 45 giorni alla volta.

Amnesty International considera il caso di Patrick Zaki un palese caso di accanimento giudiziario in quanto per l’ennesima volta da ormai un anno, dopo un’udienza, sono stati dati allo studente altri 45 giorni di pena detentiva: “E’ l’ennesimo rinnovo che non lascia spazio a dubbi: la sua detenzione è un accanimento giudiziario. C’è da chiedersi ancora una volta cosa intenda fare il Governo italiano“.

La mamma di Zaki, la signora Marise, ha affermato che suo figlio si trova in condizioni penose in quanto non gli vengono date le giuste medicine, non è stato sottoposto a vaccino anti-Covid e continua a soffrire di attacchi d’asma, di quelli d’ansia e di depressione.

Patrick come Sarah Hegazi

Un caso simile a questo è quello di Sarah Hegazi, un’attivista egiziana per i diritti umani e LGBT. Venne arrestata anche lei, nel 2017, mentre stava partecipando ad un concerto insieme ad un gruppo di altre persone per aver sventolato una bandiera arcobaleno a sostegno dei diritti LGBT. Questo accadde proprio quando in Egitto si decise per porre fine al sostegno pubblico per i diritti LGBT all’interno del paese. In carcere venne picchiata e violentata e fortunatamente la sua detenzione durò soltanto 3 mesi quando venne scarcerata su cauzione ottenendo l’asilo politico in Canada dove si trasferì. Il peso di quelle torture erano troppo grandi. Affetta da uno stress post-traumatico a seguito delle torture subite, si è suicidata quasi un anno fa, il 14 giugno 2020.

Purtroppo l’Italia conosce bene le atrocità commesse dai servizi segreti egiziani visto il peso della morte di Giulio Regeni ucciso al Cairo a gennaio 2016. Il suo corpo, che mostrava segni evidentissimi di torture, venne trovato nudo vicino una prigione dei servizi segreti.