La proposta di una “zona bianca” è stata avanzata dal ministro Dario Franceschini, che ha trovato una sponda nel ministro della Giustizia Bonafede. Nelle Regioni in cui il virus circola meno potrebbero riaprire non solo i luoghi della cultura, come cinema, teatri, sale da concerto, musei, ma anche palestre e piscine. Mentre bar e ristoranti potrebbero riaprire senza limiti di orario, nel rispetto naturalmente delle misure di sicurezza, come il distanziamento sociale, l’obbligo di mascherina, e il divieto di assembramenti. La zona bianca potrebbe essere introdotta già nel prossimo dpcm.
La chiamano zona bianca oppure verde. E il governo la vuole introdurre a partire dal 15 gennaio per consentire in alcune aree d’Italia la ripartenza di ristoranti, bar, cinema, teatri, palestre e piscine. Se la proposta si concretizzerà, verrà formalizzata nel nuovo Dpcm in arrivo o in un decreto legge a ridosso di quella data.
Secondo il Corriere della Sera, che la chiama “zona bianca”, la proposta arriva dal ministro della Cultura Dario Franceschini “per dare una nuova speranza ai cittadini” e ha ricevuto subito l’appoggio del responsabile della Giustizia Alfonso Bonafede: i due sono rispettivamente capidelegazione del Partito Democratico e del MoVimento 5 Stelle, ovvero le due forze maggiori (per numero di parlamentari) che appoggiano il governo di Giuseppe Conte. Nelle intenzioni dei due leader la zona bianca servirà a “guardare alle ripartenze almeno dove è possibile” e non è un caso che siano due esponenti dell’ala “rigorista” dell’esecutivo ad aver dato l’idea. Che avrebbe ricevuto anche l’ok di alcuni scienziati, anche se non è stata ancora portata al vaglio né del Comitato Tecnico Scientifico né della Cabina di Regia Benessere Italia che avranno evidentemente l’ultima parola sulla fattibilità della decisione. Secondo la proposta di Franceschini, riportata oggi anche dal Messaggero, nella zona bianca rientrerebbero le regioni, le fasce o le zona con gli indicatori migliori, e in queste aree si potrebbero riaprire i luoghi della cultura, come musei, teatri, sale da concerto e cinema. In questa zona bar e i ristoranti lavorerebbero senza limiti di orario e anche piscine e palestre tornerebbero a funzionare a pieno ritmo. Sempre però mantenendo le regole base di contenimento, come mascherina obbligatoria, distanziamento e divieto di assembramento.
Il governo sta ultimando in queste ore il calendario dei nuovi divieti anti Covid, che scatteranno dal 7 gennaio. È possibile che ci sarà dapprima una zona gialla in quasi tutte le Regioni. Domani, 5 gennaio, è atteso infatti il nuovo monitoraggio Iss-ministero della Salute, per stabilire in quali Regioni potrebbero rimanere le misure più dure che sono state in vigore in queste vacanze di Natale: osservate speciali sono Veneto, Liguria e Calabria, che rischiano di rimanere in zona rossa anche dopo il 6 gennaio, e Lombardia, Puglia e Basilicata, che invece potrebbero passare in fascia arancione. Ma bisognerà attendere i nuovi dati per avere un quadro preciso.
Intanto per il prossimo week end ci saranno dobbiamo sicuramente aspettarci una stretta, come ha annunciato il ministro della Salute Speranza, dopo il vertice di ieri sera con le Regioni: si parla di una possibile zona arancione o rossa per tutta Italia il 9 e 10 gennaio, con un coprifuoco anticipato alle 20, bar e ristoranti sicuramente chiusi, e divieto di uscire dal Comune. I negozi, in caso di zona arancione, sarebbero aperti, tranne i centri commerciali, che devono essere chiusi nei festivi e prefestivi. I parrucchieri saranno sicuramente aperti. Misure queste che potrebbero essere contenute in un’ordinanza-ponte, che servirà a coprire lo spazio tra l’Epifania, giorno in cui scadrà il decreto Natale, e il 15 gennaio, data di scadenza del dpcm attualmente in vigore.
Non si sa ancora se dal 7 riapriranno le scuole: l’ordinanza del ministro Speranza ha disposto il ritorno della didattica in presenza per il 50% della popolazione studentesca, ma alcune Regioni si sono dette contrarie e hanno chiesto che si rimandi il ritorno in classe per gli studenti delle superiori: si tratta di Veneto, Lazio e Puglia, secondo le quali una riduzione della Dad sarebbe prematura. Il presidente del Consiglio approva però la linea della ministra dell’Istruzione Azzolina, che spinge per la riapertura delle scuole superiori.