Ventidue anni fa, il 4 dicembre, ci lasciava Nilde Iotti, prima donna eletta alla Presidenza della Camera dei deputati. Proprio in occasione del suo insediamento disse: «Comprenderete la mia emozione per essere la prima donna nella storia d’Italia a ricoprire una delle più alte cariche dello Stato. Io stessa – non ve lo nascondo – vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione». Più ci si addentra nella storia – fatta e vissuta – da Leonilde “Nilde” Iotti, più si rimane intrecciati nel reticolo rosa dei tanti nomi femminili della storia d’Italia che l’hanno affiancata o hanno scritto di lei.

Questo “zucchero filato” è forse l’eredità che, nel 2021, le donne potrebbero vantarsi di tenere stretta. Ben potrebbe rilevarsi però che, quella che Oriana Fallaci chiamava in modo sprezzante “la compagna di Togliatti”, tutto era tranne che dolce. Eppure in qualche modo materna lo era, questa madre costituente. Già, perché non solo fu una delle 21 donne dell’Assemblea Costituente ma dedicò tutta la sua vita a dar valore alla figura femminile. Forse oggi, pur parlando molto di femminismo poco ancora resta di quell’intreccio di vite in rosa. Poco di quello che oggi chiameremmo network mentre dovremmo far tesoro di questa feconda collaborazione che può essere l’intreccio del genio femminile.

L’infanzia e gli studi

Nilde nasce il 10 aprile a Reggio Emilia e vive fino a dodici anni in un casamento popolare, con quaranta famiglie. Un caseggiato in cui l’acqua era nel cortile e bisognava scendere dal quarto piano per pomparla. Figlia di un ferroviere, conosce fin da subito cosa significhi battersi per le proprie idee. Il padre, infatti, era anche un sindacalista socialista e proprio per questo credo politico venne licenziato, andando incontro, insieme alla sua famiglia, a grandi disagi economici. Nilde perde il padre a 14 anni e prosegue gli studi solo grazie al merito. Comincia a lavorare che non ha ancora quindici anni, dando ripetizioni a scolari di elementari e medie. È proprio attraverso le borse di studio che può conseguire la laurea in lettere all’Università Cattolica di Milano. Per una sottile ironia della sorte, proprio lei che si definiva atea.

Nilde e le donne

Di sé, Nilde raccontava: «Ho sempre lottato per essere solo ciò che sono: col mio nome e cognome, coi miei meriti per modesti che siano». Un essere umano, dunque, al pari di qualsiasi altro uomo, in anni in cui le donne non avevano gli stessi diritti ma molti più doveri. Partecipò ai Gruppi di Difesa della Donna (GDD), cioè formazioni partigiane, simbolo dell’apporto femminile nella lotta al fascismo. La loro azione perseguiva da un lato la partecipazione nella guerra contro il regime e, dall’altro le rivendicazioni femminili. Desiderava una donna emancipata, Nilde: «Una volta gli uomini lavoravano e le donne tenevano la casa. Ora anche le donne lavorano, quel sistema non è più valido, e bisogna cambiare». Delle donne come puro oggetto sessuale diceva: «Esprimono qualcosa di abbondantemente negativo: l’esaltazione degli attributi sessuali, insomma. L’intelligenza, anche in una donna, conta di più». Lei che non aveva avuto figli propri, diceva della maternità: «Penso che i figli non siano solo quelli che si mettono al mondo, la maternità non è solo un fatto viscerale: questo è un modo oserei dire primitivo di considerare la maternità. Esiste anche un’altra forma di maternità, e di paternità: quella che ti fa allevare un figlio, te lo fa amare, educare, dargli un modo di essere». E così, fece, con il compagno di una vita, Palmiro.

La “compagna di Togliatti”

Un’intesa sentimentale nata facilmente, quella tra Nilde e Palmiro. Eppure un sentimento tanto facile si è trascinato dietro complicazioni materiali, perché costituivano una famiglia “sebbene senza il marchio della legalità”, come spiegava la stessa Nilde, in quanto non sposati. Il leader del PCI era infatti sposato con Rita Montagnana, altra politica di spicco. Palmiro e Nilde adottarono anche una bambina, Marisa Togliatti Malagoli, che li chiamava “zio” e “zia” per rispetto della famiglia d’origine con cui mantenne sempre buoni rapporti. Quella donna oggi è psichiatra e docente universitaria. La coppia, pur essendo formata da due vere e proprie istituzioni, non viveva 24/7 l’austerità che ci si sarebbe aspettati. Andavano anche al cinema, seguivano le mode, ma con eque parti di curiosità e discrezione.

di Serena Reda