1 maggio 1994, Ayrton Senna perde la vita e diventa leggenda immortale

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Di Andrea Mari

1 maggio 1994, una festa dei lavoratori come tante che resterà, per sempre, impressa nella storia sportiva e popolare di tutto il mondo: sul tracciato di Imola, durante il GP di San Marino, perde la vita Ayrton Senna, uno dei piloti automobilistici più forti e ricordati della storia. Il suo marchio, eterno ed inconfondibile, è rimasto negli eoni del tempo diventando una delle pietre miliari delle vicende della Formula Uno e del Motorsport.

Esiste, nel mondo dello sport e dello spettacolo, una regola non scritta che è stata applicata, nel tempo, a moltissimi sportivi ed artisti: dopo la morte, infatti, questi personaggi, famosi in vita, hanno svestito i panni dei comuni mortali acquisendo le fattezza, scintillanti, delle divinità. Una sorta di dono eterno concesso dalla “Nera Signora” a pochi eletti. Ed Artyon Senna, certamente, è iscritto di diritto in questo club tanto esclusivo quanto nostalgico.

Perché “Magic“, come venne soprannominato, fece palpitare i cuori di un movimento intero al ritmo sfrenato delle sue accelerate in pista, tenendo tutti gli appassionati con il fiato sospeso ad ogni curva o sorpasso. Un personaggio unico, follemente idolatrato nel suo Brasile ed amato in tutto il resto del Pianeta. Perché tutti, in passato, nel presente e nel futuro riconosceranno tra mille quello sguardo malinconico e quel talento cristallino destinato alle leggende dello sport mondiale.

Ayrton Senna: leggenda dopo la morte, campione stupendo in vita

Ayrton Senna

La leggenda è certamente iniziata, con un enorme senso di tristezza, quel maledetto 1 maggio 1994. Il cedimento del piantone dello sterzo della sua McLaren, infatti, non permise al pilota brasiliano di girare nella curva del Tamburello del tracciato di Imola. La vettura di Ayrton Senna si schiantò a più di 200km orari decretando la morte, avvenuta poche ore dopo in ospedale a Bologna, di “Magic“. Un episodio che ha inaugurato l’immortalità del corridore carioca.

Da vivo, però, Ayrton Senna non era certamente “uno qualunque”: il suo straordinario talento, infatti, lo fece balzare agli onori delle cronache riempiendo pagine di giornali e bocche di appassionati. Un “mostro di velocità” capace di far innamorare un Paese, il suo, ed il mondo intero. Riuscì a vincere tre Mondiali (1988, 1990 e 1991) mettendo insieme, nel corso della sua carriera, 41 GP vinti, 80 podi, 614 punti, 65 pole position e 19 giri veloci. Tutto questo, senza l’aiuto della tecnologia odierna. Quando ancora era il pilota a determinare le fortune di una scuderia. E non il contrario.

Mitico, anche, il suo dualismo con Alain Prost, suo compagno di team ai tempi della McLaren. La rivalità con il pilota francese è stata una delle più accese ed emozionanti della storia della Formula Uno: sotto il segno della stessa bandiera, ma così diversi ed ambiziosi. Soltanto un fattore riuscì ad unirli indissolubilmente: il talento in grado d’incoronare solo i migliori. Ma, in questo sport incredibile, è soltanto uno a mirare per primo lo sventolio della bandiera a scacchi. Visione che Ayrton Senna vide, fantasticamente, numerose volte.

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