E’ il 19 giugno del 1862, il Congresso degli Stati Uniti mette a bando la schiavitù in tutti gli Stati ribelli della Confederazione. Pochi mesi dopo, il presidente Abram Lincoln emana il Proclama di Emancipazione, che decretava la liberazione degli schiavi. A completare questo lungo processo di riforma sociale, sarà l’inserimento del Proclama di Emancipazione nella Costituzione, nel 1865. Come leggiamo nella prima parte del XIII Emendamento alla Costituzione:

La schiavitù o altra forma di costrizione personale non potranno essere ammesse negli Stati Uniti, o in luogo alcuno soggetto alla loro giurisdizione, se non come punizione di un reato per il quale l’imputato sia stato dichiarato colpevole con la dovuta procedura.

Il Congresso degli Stati Uniti abolisce la schiavitù

Il processo di abolizione iniziò nel 1861, l’anno della grande guerra civile statunitense: la Guerra di Secessione. Stati del Sud secessionisti avversi agli Stati del Nord unionisti e contro la schiavitù. All’inizio della guerra negli Stati del Sud, gli schiavi, contavano più del 65% della popolazione. Con la Guerra di Secessione iniziò anche quel processo di rivoluzione delle gerarchie sociali che portarono all’abolizione della schiavitù.

Il documento emanato da Lincoln fu rivoluzionario, fino a questo momento il Congresso aveva approvato solo leggi che salvaguardavano il ricorso alla schiavitù. Nel 1862 la schiavitù era legale in tutti gli Stati del Sud: Delaware, Kentucky, Missouri, Maryland e New Jersey. All’entrata in vigore del XIII Emendamento si contavano solo nel Kentucky circa 40.000 schiavi.

L’iter legislativo si completò con altri due emendamenti, i cosiddetti della Ricostruzione: il XIV che tutelò i diritti civili degli ex schiavi e il XV che riconobbe il diritto di voto anche ai nuovi cittadini. L’ultima ratifica del XIII emendamento è avvenuta in epoca recente, esattamente nel 1995 da parte del Mississippi. Un importantissimo evento storico, che rivoluzionò la società americana. Ciò che non bisogna dimenticare è ciò che lo schiavismo ci ha lasciato: il razzismo, molto vivo ancora oggi.

Federica Tocco

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