“Abbiamo deciso di non fare delle new town – dichiara Bonaccini – ma di rischiare di metterci qualche anno in più e fare in modo che le persone tornassero a vivere esattamente dopo lo facevano prima”. Sono ormai passati 10 anni dal terremoto del 20 maggio 2012 che alle 4.03 sconvolse Mirandola, Medolla, Sant’Agostino, San Felice sul Panaro, fra Modena, Ferrara, Bologna e Reggio Emilia.
I dati del terremoto in Emilia del 2012
Il 20 maggio 2012 in Emilia 28 morti e circa 300 feriti durante un terremoto in Emilia Romagna di magnitudo 5.9 a una profondità di 6,3 chilometri. Nove giorni dopo la seconda scossa. di magnitudo 5.8 profonda 10,2 chilometri, con epicentro tra Mirandola, Cavezzo, Medolla, e San Felice sul Panaro.
Questo doloroso anniversario ricorda inoltre le lacrime di 19mila famiglie evacuate per 45mila sfollati, mentre 14mila edifici venivano sgombrati, 570 scuole venivano dichiarate inagibili e 66mila imprese colpite. “È stato il terremoto più incidente sul Pil nazionale” commenta Franco Gabrielli che nel 2012 era a capo del dipartimento di Protezione civile. “Un terremoto – aggiunge Vasco Errani – distrugge le opere dell’uomo, le sue comunità, i suoi sogni: è davvero una grande prova. La reazione degli emiliani è stata straordinaria”.
Bonaccini, siamo un aparte di Italia che funziona
In occasione del decennale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella incontra il presidente della regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, il presidente della Provincia Gian Domenico Tomei e il sindaco Alberto Calciolari per ricordare quel giorno e celebrare la forza d’animo, il coraggio e i lavori che hanno reso possibile la ricostruzione. “Siamo una parte di Italia che funziona – commenta Stefano Bonaccini – C’era una forza collettiva sulla quale fare conti. Quel risultato è merito di tutti’.
In seguito al tragico evento fortunatamente l’Italia ha dimostrato solidarietà e unione e diversi volontari si sono cimentati nella ricostruzione e e nel sostegno delle famiglie evacuate. Sandro Campana, partito dall’Umbria con l’associazione nazionale Carabinieri, spiegava “Due giorni senza dormire, ma lo sapevamo già, tutto messo in conto quella domenica mattina quando il telefono ha squillato … dall’altra parte la voce di un collega del nucleo Telegrafico, dice: “Siete pronti? c’è gente che ha bisogno del nostro aiuto”. Dentro di non si è mai pronti, ma si va oltre… oltre le macerie”.
La ricostruzione dopo il terremoto
I lavori per la ricostruzione non furono semplici come spiega Errani: “Nel 2012 noi ci trovammo a gestire il terremoto in una situazione per certi versi di vuoto: non esisteva un quadro normativo certo e non c’erano risorse a disposizione. Da subito ci siamo mossi per la ricostruzione e facemmo una cosa fondamentale: iniziammo dandoci delle priorità. Prima di tutto la scuola, poi il lavoro, la casa, i centri di culto, i luoghi di aggregazione. E gli emiliani questa cosa hanno saputo farla come comunità, perché questo è un tratto fondamentale della loro identità che è fatta di queste cose qui: solidarietà, cooperazione, visione del territorio. Senza queste caratteristiche non avremmo visto questo risultato”.
“Il terremoto ha procurato fra i 13 e i 14 miliardi di danni, in una delle aree più produttive del Paese: si rischiava la desertificazione del sistema produttivo. Dopo dieci anni, abbiamo ricostruito quasi il 95%, e ci sono oggi più imprese e più posti di lavoro di prima: questo dimostra che qui siamo soliti lamentarci poco e sappiamo rimboccarci le maniche” conclude Bonaccini.
Lara Luciano