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Ottobre 22, 2024, martedì

2021: odissea nell’avvocatura, dall’abilitazione al “covo di Azzeccagarbugli”

Almeno 18 le professioni per cui il percorso di studi universitari sarà abilitante. Tra le categorie coinvolte anche medici, psicologi e geometri; eppure stranamente un gruppo sfugge alle tante riforme che stanno travolgendo il mercato dei liberi professionisti: gli avvocati. Dopo l’eccezionale stravolgimento dell’esame di abilitazione 2020 (rectius 2021) continua l’ostruzionismo dello zoccolo duro della professione.

È degli ultimi giorni l’attacco, neanche troppo velato, di Marco Travaglio. Il giornalista e direttore de “Il fatto quotidiano” ha definito infatti il parlamento italiano come un “covo di azzeccagarbugli” generando reazioni inviperite della categoria. Ma ha tutti i torti? Si può biasimare ed argomentare contro una affermazione del genere? Qualcuno ci prova, ovviamente, dalle fila della professione forense.

Esame avvocato 2020 ed il trattamento riservato ai praticanti

Ma partiamo dall’inizio. Che l’esame di abilitazione non potesse essere mantenuto così com’era appariva evidente da anni. Ancor più chiaro è stato con la pandemia di Covid. Non solo. Già ben prima del dicembre 2020 era di solare evidenza che centinaia di persone non potessero riunirsi per più di ventuno ore in tre giorni. Tuttavia, solo con un decreto del 10 novembre, il Guardasigilli Bonafede formalizzava un primo rinvio degli scritti. Appena un mese prima degli scritti. Il capitolo successivo è scritto dal decreto del 18 dicembre. In quel provvedimento, infatti, venivano comunicate nuove date degli scritti (13-14-15 aprile), ancora una volta invariati nella struttura. Nonostante l’evidente impraticabilità, è stato necessario l’intervento del CTS per far desistere il Ministro Cartabia. Da qui il disastro.

Le riforme sulle abilitazioni e lo strano silenzio degli avvocati

Doppio orale con un primo rafforzato. Comunicazione delle nuove materie entro un certo termine, altrimenti sei escluso. Anzi no. Anzi sì. Se porti civile al primo dovrai portare penale al secondo. Anzi no. Anzi sì. Anzi, puoi portarlo ma devi anche portare penale. Poi la combinazione delle Corti e l’estrazione delle lettere che non vengono comunicate. Infine la data di inizio: 20 maggio. Anzi no. Nel frattempo le altre professioni snellivano la procedura con un orale abilitante per la sessione “monstre” del 2020. Oggi, il DDL Manfredi vuole l’immissione lampo dei giovani nel mondo della libera professione. Almeno 18 le categorie interessate tra cui medici, psicologi e farmacisti. Non gli avvocati. Nonostante le parole spese al riguardo, nessuna argomentazione convince al di là di ogni ragionevole dubbio. Molti, quindi, i praticanti che vedrebbero in questa anomalia un trattamento discriminatorio non giustificabile se non per sbarrare la strada a giovani professionisti.

Le critiche dell’avvocatura a Travaglio

Il giornalista sostiene che il “partito degli avvocati” (rectius Azzeccagarbugli) in Parlamento raggiunge il 13%. Questa percentuale conferirebbe quindi una maggioranza di categoria. Anche se la notizia era nota già nel 2018. Già accusati da “Il fatto quotidiano” di essere «furbetti del vaccino», gli avvocati tentano una difesa contro l’ultima bordata del quotidiano. La tecnica difensiva è fine e scomoda perfino la Costituente. Sostenendo infatti che anche quest’ultima fosse un “covo di avvocati”, paragonano i padri costituenti all’attuale rappresentanza parlamentare della professione forense. Gli avvocati, sulle pagine de “Il dubbio”, giungono a sostenere che «Sarebbe come dire che i vari avvocati e giuristi che parteciparono all’Assemblea Costituente, per questo solo fatto, abbiano esercitato il proprio mandato con l’unica preoccupazione di tutelare la propria “casta”».

Chi ride è fuori

Aggiungere qualcosa a queste affermazioni appare difficile, perché paragonarsi ai padri costituenti è asserzione che si commenta da sé. Al di là della facile ironia, fa ridere soprattutto perché segno che la categoria fissa da anni un dito che indica la luna. Se, infatti, da un lato è vero che una vera “casta” o “lobby” difenderebbe meglio i propri interessi rispetto a come fanno gli avvocati attualmente in parlamento è anche vero tanto altro. Per esempio è anche vero che ci sono altre categorie meno rappresentate ma altrettanto forti, che talvolta queste rappresentate dagli stessi avvocati. Che, ancora, gli interessi possono essere “diffusi” ed “omogenei” e non solo collettivi. Oppure potrebbe darsi che gli avvocati in Parlamento, al netto dell’assenza di vincolo di mandato, potrebbero non essere tanto bravi quanto i padri costituenti a rappresentare i cittadini.

di Serena Reda

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