Sono trascorsi 67 anni da quel giorno. Era il 25 Aprile e correva l’ anno 1953. Vi starete domandando cosa accadde di tanto speciale in quella giornata e allora vi darò una serie di indizi che spero possano esservi d’ aiuto per raggiungere la soluzione finale.
La storia del 25 aprile 1953
Cambridge, Regno Unito. Un laboratorio universitario di biochimica, il Cavendish per essere esatti. Un ammontare pentagruelico di provette, vetrini, becco Bunsen, reagenti, ampolle… Forse si, forse l’ ambito di cui vi sto parlando siete riusciti a decifrarlo, ma mi rendo conto perfettamente di quanto rimanga tutto ancora vago. Allora aggiungiamo due studiosi, giovani ed arruffati: uno di 24 anni, un tale Jim Dewey Watson, e l’ altro, qualche anno più grande, un britannico trentaseienne ed ex fisico di nome Francis Compton Crick. Beh, probabilmente ora la soluzione è quasi limpida nelle vostre menti, che diamine! Non conoscere due soggetti come questi, nonché premi Nobel per la medicina nel 1962, è da reputare oltraggioso! Per chi invece sa di chi stiamo parlando, congratulazioni, ma la soluzione finale non è la scoperta della struttura a doppia elica del DNA (acido desossiribolucleico), ma ci siete andati molto vicini perché questo si verificò qualche mese prima. Quello che accadde il 25 Aprile del 1953 fu la pubblicazione della notizia della clamorosa scoperta sulla rivista scientifica “Nature”. L’ articolo venne scritto da Elizabeth, sorella minore di Watson, che sacrificò a malincuore un sabato pomeriggio libero per dar retta ad un fratello che poi verrà annoverato tra i più grandi scienziati di tutti i tempi.
La pubblicazione non ottenne però grandi sostenitori. Ci fu grande fermento, questo si, se ne parlò tanto, ma non va dimenticato che al tempo vi erano ancora molte ipotesi contrastanti in ballo, relativamente alla natura strutturale del DNA e al processo che conduce alla sintesi proteica. Ma Watson e Crick proponevano proprio questo: una struttura a doppia elica che si avvolge attorno al proprio asse ed in cui le basi azotate si appaiano due a due, l’ adenina con la timina e la citosina con la guanina. Da questo punto di partenza si suggeriva il meccanismo di copiatura del materiale genetico e tutti i vari processi supportati poi dagli studi realizzati negli anni successivi. Sostenitori o no, Watson e Crick raggiunsero il più alto traguardo desiderabile: il premio Nobel per la medicina e non fu solo merito di Elizabeth che si impegnò nella pubblicazione della notizia. Un infinito grazie va a Rosalinde Franklin che a Londra, negli stessi anni, durante i suoi studi in laboratorio, riuscì a fotografare ai raggi X il DNA così come venne descritto da quei due ragazzi su cui nessuno avrebbe mai puntato.
C’ è stata l’ arguzia, la genialità, l’ intelligenza, l’ audacia, ma se è vero che la fortuna aiuta gli audaci, allora c’è stata anche tanta fortuna!
Stefania Conte