5 femministe che nei libri hanno rivoluzionato gli schemi e le consuetudini. Chi sono le eroine della letteratura? Gli elementi che ci fanno riconoscere alcune figure come femministe, talvolta cambiano, talvolta seguono uno schema fisso. Nella storia della letteratura così come la conosciamo, vi sono eroine diventate icone per la lotta che hanno portato avanti, conquistando la loro indipendenza, o sacrificando tutta la loro vita per affermarsi.

 Sono fuggite dalla discriminazione e dalla costrizione.  A distanza di secoli, sono ricordate come esempio e tra le pagine dei libri hanno lasciato il segno.

5 femministe

Medea: essere donna senza essere madre 

Tra le nostre 5 femministe della letteratura, citiamo Medea, l’eroina della tragedia di Euripide andata in scena per la prima volta ad Atene nel 431 a.C. Viene ricordata spesso come l’artefice di atroci delitti, compresa l’uccisione dei figli. Un’azione senza dubbio brutale e che non può che avere accezione negativa. Ma cosa rendono la sua tragedia e la sua figura iconiche tanto da classificarla come femminista?

Medea

Dopo aver aiutato Giasone, suo marito, insieme agli Argonauti per la conquista del vello d’oro, Medea  a Corinto è una straniera. Si è trasferita  lì con Giasone stesso e i loro due figli. La aspettano una vita di pregiudizi, discriminazione e solitudine. L’uomo per cui ha dato tutta se stessa, abbandonando ogni cosa, l’ha ripudiata.

Adesso è furiosa, medita vendetta. Il suo piano così architettato e il forte tema dell’infanticidio capovolgono aspetti della società patriarcale, i valori che vedono la maternità come unico destino della donna e l’accettazione della decisione del marito come l’unica strada: quella giusta per tutti, quella che conviene a tutti. Medea, con il suo desiderio di rivalsa, rompe questi equilibri nell’antichità.

La prova della sua condizione la troviamo nelle parole che rivolge alle donne di Corinto:
Di tutte le creature che hanno anima e cervello, noi donne siamo le più
infelici; per prima cosa dobbiamo, a peso d’oro, comprarci un marito, che
diventa padrone del nostro corpo – e questo è il male peggiore. Ma c’è un
rischio più grande: sarà buono o cattivo? Separarsi è un disonore per le
donne, e rifiutare lo sposo è impossibile. Se poi vieni a trovarti tra nuove
usanze e abitudini diverse da quelle di casa tua, dovresti essere un’indovina
per sapere come comportati con il tuo compagno. Se ci riesci e le cose vanno
bene e il marito sopporta la convivenza di buon grado, la vita è bella; se no,
meglio morire. Quando si stanca di stare a casa, l’uomo può andarsene fuori
e vincere la noia in compagnia di coetanei o di amici: noi donne invece
dobbiamo restare sempre con la stessa persona. Dicono che viviamo in casa, 
lontano dai pericoli, mentre loro vanno in guerra: che follia! E’ cento volte
meglio imbracciare lo scudo piuttosto che partorire una volta sola.

Clorinda: una donna sul campo di battaglia

Continua il nostro viaggio nel tempo e nella letteratura. Lo sguardo si focalizza ora su un’altra tra le 5 femministe di questa ricerca. Clorinda, tratta direttamente dalla Gerusalemme liberata. Un personaggio femminile interno al poema di Torquato Tasso che si concentra sullo scontro tra saraceni e cristiani durante la prima crociata. 

Una guerriera coraggiosa che combatte tra i pagani più energici e valorosi durante la battaglia. Viene rappresentata da Tasso con un’armatura inconfondibile. Il cimiero argentato sull’elmo a forma di tigre, il mantello bianco intessuto d’argento,  la sua energia durante gli scontri militari, non lasciano spazio ad alcuna pietà. Non manca di nobiltà d’animo e sensibilità. Clorinda, la donna amata dal cavaliere cristiano Tancredi, si scontrerà proprio con lui in un violento corpo a corpo. Non la riconosce, non sa che dietro l’armatura si nasconde proprio lei. Nonostante prima non conoscesse l’identità del nemico, Tancredi, dopo averla uccisa, si dà l’appellativo di mostro e finisce con l’odiarsi per ciò che ha commesso.

5 femministe

A colpirci di questo personaggio sono le parole di Erminia nell’ottava 82. Si apre un vero e proprio monologo. Erminia è invidiosa di Clorinda, dice sospirando parole di cui, per agevolare la lettura,  riportiamo la parafrasi: 

“O quanto è fortunata la fortissima fanciulla (Clorinda)! Quanto la invidio! E non le invidio l’orgoglio (di essere una guerriera) o l’onore femminile di essere bella. A lei non rallenta il passo la lunga veste né un’angusta stanza imprigiona il suo valore; ma indossa l’armatura e, se vuole uscire di casa, può andarsene libera senza che la trattengano la paura e la vergogna.”

Non è oggetto di invidia la bellezza, ma la preziosa libertà di una donna che è rappresentata in ruolo atipico: quello della guerriera.

Jo March: piccola grande donna

Jo, la seconda delle quattro figlie March. Ha un animo ribelle, animato dalla passione per la scrittura. Vuole infrangere le convenzioni sociali che relegano la donna ad un ruolo tradizionale di moglie e madre, di realizzazione compiuta solo all’interno delle mura domestiche. Procede nella sua storia con ambizione e determinazione. Nutre invidia nei confronti di Laurie, che essendo uomo, può studiare ad Harvard. Lei è la protagonista di Piccole Donne, il romanzo di Louisa May Alcott che vede luce nel 1868.

5 femministe

L’intento dell’autrice era quello di far vivere a Jo una vita indipendente dal matrimonio, esattamente come la sua. Lo stessa Alcott, infatti, per tutta la vita non si è sposata. Nonostante questa forte idea originale, ha avuto la meglio la preoccupazione del suo editore. Un passo del genere sarebbe stato troppo rischioso, non avrebbe garantito le vendite del romanzo. Jo March si sposa con il professor Bhaer, un personaggio che, sino alla fine, non è mai ritratto come propriamente romantico. A classificare Jo  March in questo elenco di eroine sono le intenzioni dell’autrice cui va resa giustizia, insieme alle caratteristiche di un personaggio decisamente rivoluzionario nel suo tempo.

Eugénie Danglars: in  “Il conte di Montecristo” scappa con la sua amante

Chi è Eugénie Danglars? Un personaggio femminile degno di nota, descritto nel romanzo Il conte di Montecristo (1846), da Alexandre Dumas.

Eugénie Danglars

Un’animo artistico e ribelle, che rivela i veri desideri di una donna che non vuole seguire l’ordine precostituito. La vita della dama di città, il matrimonio, concetti da cui fuggirà lasciando il lettore totalmente  a bocca aperta.

Promessa sposa di Albert de Morcerf, poi di Andrea Cavalcanti, Eugénie, è la quarta delle 5 femministe in lista. Costretta dal padre ad una vita matrimoniale per risanare la situazione finanziaria della famiglia Danglars. Tuttavia, non nutre amore per nessuno di questi uomini e alla fine fuggirà insieme alla sua amante, approfittando di una situazione fortuita che le darà la possibilità di andar via prima di firmare il matrimonio. Data la rilevanza del suo gesto e la raffinatezza della sua rappresentazione, ci sentiamo di citarla tra le eroine femministe che vanno lette e mai dimenticate.

Anna Karenina: il diritto alla felicità

Al termine di questo viaggio letterario, alla scoperta di 5 femministe nella letteratura, citiamo l’eroina narrata nel grande romanzo di  Lev Tolstoj, Anna Karenina (1877). Un’aristocratica che vive onorata e  rispettata, al centro dell’elegante società di San Pietroburgo. Ogni cosa  segue l’equilibrio che tutti si aspettano,  sino a che non si innamora del seducente conte Vrònskij e lascia suo marito. 

Anna Karenina

La sua vita, da questo momento, cambia radicalmente e la sua vicenda fa riflettere su quali fossero le condizioni di una donna che, semplicemente, trova il coraggio di desiderare la propria felicità. Sa quali saranno le conseguenze delle sue azioni e prosegue nella sua corsa. A differenza del suo amante, lei verrà bandita e allontanata da ogni ricorrenza. Nonostante i risvolti che porteranno al tragico destino di questa donna, l’intento di Tolstoj non è quello di parlare di adulterio con meritata condanna. Nel romanzo racconta anzi la storia di chi vuole disperatamente essere felice: un diritto per cui questa donna lotta con i denti fino alla fine, ma che  non si riesce a conquistare. 

Una cosa è certa, molte di queste donne si sono comportate diversamente da come consuetamente ci si aspetta. Alcune sono riuscite nella loro impresa, altre sono cadute nella loro battaglia, ma hanno vinto nella storia della letteratura un trofeo di esempio. Sono tutte animate dal desiderio di indipendenza.

Articolo di Sofia Pucciotti

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