IT: ecco perché è uno dei migliori horror di sempre

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Di Redazione Metropolitan

Era il lontano 1990 quando IT faceva la sua prima comparsa sugli schermi, traumatizzando intere generazioni di ragazzini e non solo. Da quell’ultima apparizione sono passati esattamente 27 anni (31 se si considera, invece, l’uscita del romanzo di Stephen King) che, come i migliori intenditori sapranno, è quel lasso di tempo necessario affinché il terribile clown di Derry si risvegli dal suo “letargo” primordiale. Sarà questa stata una fortuita coincidenza dovuta ai ritardi di produzione o un’astuta intuizione pubblicitaria per eccitare maggiormente le fantasie dei più appassionati? Probabilmente la risposta a tale quesito ci è già stata fornita dallo scrittore e poeta Milan Kundera quando sostenne: “Il valore di una coincidenza è uguale al suo grado di improbabilità”.

Il nuovo remake diretto dal regista italo-argentino Andrés Muschietti ha già raggiunto cifre da capogiro per quanto riguarda gli incassi: 630 milioni in tutto il mondo (fino ad ora) e 316 soltanto negli Stati Uniti, battendo ogni precedente record per quanto riguarda questo genere (superando addirittura pietre miliari del cinema horror come “L’esorcista” e “Il sesto senso”).

Entriamo più nel dettaglio. Che cosa dire a proposito della nuova pellicola?

All’interno del film è presente qualche incongruenza con il capolavoro del maestro del brivido americano, che farà certamente storcere il naso ai fan più sfegatati di King: da quelle più trascurabili, come il cambio dell’ambientazione temporale (dagli anni ’50 agli anni ‘80), a quelle più macroscopiche, legate soprattutto alla trama, con alcune aggiunte di episodi inediti (esclusivamente ideati dalla mente del regista), oltre che altre modifiche meno rilevanti ma pur sempre facilmente identificabili dall’occhio scrupoloso degli esperti.

Passiamo alle cose più importanti. Tutti voi a questo punto vi starete sicuramente chiedendo: “E il clown?”

Il personaggio di Pennywise, interpretato questa volta dal giovane Bill Skarsgård, è completamente contrapposto rispetto a quello antecedentemente impersonato da Tim Curry nella miniserie degli anni ’90. Il primo, infatti, è la pura e mera rappresentazione del male, mostruosamente spaventoso e orribilmente deviato, che fa dell’’insana follia e di un efferato sadismo le sue armi migliori per terrorizzare il pubblico, incarnando alla perfezione quelli che erano i dogmi cardine della filosofia del Joker di Heath Ledger;

Pennywise interpretato da Bill Skarsgård (fonte: dal web)

il secondo, invece, è diventato un’icona incommensurabile del mondo dell’orrore grazie a quella magistrale capacità di saper alternare, al momento giusto, un atteggiamento giocoso, irriverente, beffardo e quasi divertente con un aspetto terribilmente grandguignolesco e sottilmente inquietante, creando un senso di realismo così sconvolgente che ha fatto della coulrofobia una tappa obbligata per tutte quelle generazioni nate e cresciute prima del 21° secolo.

Pennywise interpretato da Tim Curry (fonte: dal web)

Ma che cosa rende e ha reso “IT” uno degli horror più belli di tutti i tempi? Semplicemente il fatto che non si tratta di un horror normale, bensì di un horror totalmente atipico e dai risvolti molto più profondi: “IT” infatti non è solo la storia di un’entità malvagia camuffata da pagliaccio assassino che tiene soggiogata un’intera cittadina del Maine, ma è la storia di un gruppo di adolescenti che con il susseguirsi delle scene (o delle pagine se parliamo del libro) diventeranno sempre più uniti l’uno nei confronti dell’altro per combattere insieme il maligno.

Club dei Perdenti (fonte: dal web)

E’ una storia d’amicizia: quell’amicizia indissolubile che lega tutti i membri del “Club dei Perdenti”; quell’amicizia così forte che può sbocciare solo quando si è ancora ragazzini, quella che pervade il cuore e lo spirito, quella che sembra eterna e fugace allo stesso tempo e di cui si ha già nostalgia mentre viene vissuta. E’ una storia di paure collettive: quelle paure che vengono considerate dagli adulti banali, puerili e talvolta irreali. Proprio per questo “i grandi” non riescono a vedere Pennywise e i suoi crimini, o, più probabilmente, fingono di non vedere, perché quelle stesse paure, che ora ritengono infantili, sono le stesse che hanno provato in passato, quelle che hanno nascosto nei meandri più reconditi del proprio animo, offuscando il loro giudizio con la ragione dell’età adulta.

In conclusione è un film che deve essere più contemplato che semplicemente guardato, assaporato e gustato lentamente, colto in tutte le sue sfaccettature. Se fate stranamente parte di quella fetta di persone ancora “vergini” di questa straordinaria opera, lasciatevi contagiare dal suo veleno! La figura di Pennywise, infatti, è quella che ci ha fatto tenere la luce accesa durante la notte, quella che ci ha fatto tenere la porta aperta mentre prendevamo sonno, quella che ci ha instillato l’istinto di controllare sotto al letto prima di coricarci, quella che ci ha angosciato per anni interi nei nostri sogni, quella che in realtà non abbiamo mai sconfitto del tutto. Lo stesso Bill Skarsgård ha ammesso di essersi talmente immerso nel personaggio da avere avuto, nel corso delle riprese, terrificanti incubi.

Dunque, non vi resta che correre alla sala cinematografica più vicina, comprare un biglietto e colmare questa lacuna se “IT” non è ancora entrato a far parte delle vostre vite: Bill Denbrough, Richie Tozier, Eddie Kaspbrak, Stan Uris, Beverly Marsh, Ben Hanscom e Mike Hanlon vi stanno aspettando, tutti insieme… per galleggiare!

Club dei Perdenti (fonte: dal web)

Tartaglione Marco