Hariri, il libanese che si dimette da Riyadh

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Di Redazione Metropolitan

Il primo ministro libanese Saad Hariri si e’ dimesso in diretta dall’Arabia Saudita sabato 4 Novembre. Si crea cosi’ un vuoto di leadership in un contesto già politicamente fratturato.

Durante un’emissione televisiva su Al Arabiya da Riyadh, Hariri ha dichiarato di temere per la sua incolumita’: “L’Iran controlla la regione e il processo decisionale sia in Siria che in Iraq”. L’Iran da parte sua ha respinto le accuse, accusando gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita. Nel suo discorso Hariri, sunnita, ha rimproverato Hezbollah, gruppo militante sciita iraniano e il suo ruolo in Libano.  Il segretario generale di Hezbollah Hassan Nasrallah ha in tutta risposta accusato l’Arabia Saudita di aver orchestrato la dichiarazione di Hariri. Il presidente Michel Aoun, attende che il primo ministro torni a Beirut per discutere sulle circostanze delle dimissioni.

La paura di un attentato politico, tuttavia, non e’ infondanta. Il padre di Hariri fu assassinato nel febbraio 2005 quando una bomba colpì la sua carrozza vicino al lungomare di Beirut. Questi e’ all’origine dei rapporti non solo politici ma soprattutto economici tra la famiglia Hariri e l’Arabia Saudita. Tali rapporti spiegano in gran parte perche’ l’implicazione saudita e’ ormai un dato di fatto. 

Il Libano al centro di un equilibrio regionale precario

L’evidente coinvolgimento dell’Arabia Saudita nella vicenda, la quale aveva sostenuto e finanziato Hariri durante il dopo guerra, significa il ripristino della sua politica regionale contro Hezbollah. L’inaspettato annuncio è un simbolo della crescente competizione regionale tra Arabia Saudita e Iran. La partenza di Hariri non necessariamente rende più probabile un conflitto regionale, ma rende il Libano più vulnerabile, mettendo in questione la legittimità del suo governo. Il principe saudita Mohammed bin Salman, nominato lo scorso giugno, ha infatti assunto una linea più dura sull’Iran. La lotta di potere di lunga data tra i due rivali regionali si gioca in Siria, dove Hezbollah combatte con il sostegno dell’Iran a fianco delle forze del presidente Bashar al-Assad, e in Yemen.

Cosa succede ora? 

Il Libano entrera’ probabilmente in una profonda crisi governativa. Le elezioni sono fissate per maggio 2018, ma un voto e’ improbabile senza un governo. Aoun, cristiano e alleato di Hezbollah, nominera’ il nuovo primo ministro. Quest’ultimo, secondo il sistema politico settario libanese, deve essere musulmano sunnita. Certo non mancano politici sunniti libanesi che possano sostituire Hariri. Tuttavia, se come si sospetta le sue dimissioni sono dovute all’Arabia Saudita, sara’ necessario un consenso regionale per quanto concerne il successore.