“Seconda stella a destra, questo è il cammino
e poi dritto, fino al mattino
non ti puoi sbagliare perché, quella è l’isola che non c’è
E ti prendono in giro se continui a cercarla
ma non darti per vinto perché/chi ci ha già rinunciato
e ti ride alle spalle forse è ancora più pazzo di te…”
Forse la più bella, certamente tra le più ammalianti nel ricco canzoniere di Edoardo Bennato: “L’isola che non c’è” porta splendidamente i suoi 37 anni di età e, proprio come “Imagine” di John Lennon, traghetta l’ascoltatore lontano dalla realtà, verso un luogo incantato dove l’Utopia è generatrice di nuova pace, armonia e serenità ritrovata.
Il brano apre la facciata B dell’album “Sono Solo Canzonette”, gemello di “Uffa Uffa” uscito con due settimane di anticipo: successo commerciale enorme (il più grande del 1980 per quanta riguarda un artista italiano), preludio a un altrettanto sfavillante tournée negli stadi, con il tutto esaurito a San Siro per la prima volta tributato a un musicista nostrano.
L’orizzonte di riferimento per quanto riguarda le influenze del disco è duplice: da un lato il folk di Bob Dylan, dall’altro la tradizione rock n’roll degli anni ’50 figlia di Elvis presley, Little Richard e Chuck Berry. Il tutto, incorniciato in un buffo immaginario da fumetto, anzi da vecchia favola per bambini, dimensione da sempre coccolata dal cantautore napoletano.
E proprio “L’isola che non c’è” è il cuore di questo album ‘a tema’ tutto dedicato a Peter Pan, eroe bambino partorito dall’estro geniale dello scrittore James Matthew Barrie all’inizio del Novecento. Tra un brano e l’altro torna più volte l’aspetto chiave del racconto: l’eterno conflitto tra ‘Ragione Vs Fantasia’, l’idea vagheggiata della fanciullezza immortale capace di regalare uno sguardo diverso alla vita, al mondo, alle relazioni.
E quell’isola è appunto l’approdo: il Sogno, come si diceva l’Utopia raggiungibile solo lasciandosi alle spalle la razionalità, il cinismo, le regole, le leggi che sostengono – e al tempo stesso segretamente indeboliscono – la società degli ‘Adulti’. L’autore, pur capendo le ragioni di chi non crede a questa dimensione surreale, incoraggia chi ancora non ha abbandonato il sogno e, da eterno bambino, si lascia guidare dalla fantasia o da quell’ideale che la ragione non riesce a spegnere.
Non smettere mai di credere: in un obiettivo, in un traguardo apparentemente difficile e lontano. Anche se tutto pare proibitivo, l’artista sostiene l’ascoltatore che mai ha smesso di perdere quella magica fiducia, quella sfumatura fanciullesca impressa nello sguardo dell’uomo, perché solo lui sarà capace di non smarrire la mappa per l’Isola. E di condividerla con tutti gli altri sognatori.
Quattro minuti: ballata sospesa tra folk e pop, sound limpido, arrangiamento lineare per un brano che resterà scolpito per sempre nella nostra memoria collettiva, divenendo un classico, un inno sempreverde suonato e amato da più generazioni. Il riferimento di partenza potrebbe essere Bob Dylan, ma poi la scrittura e il carisma, quella polvere dorata ci fa capire che l’artefice del brano non può essere che Bennato.
Si inizia l’ascolto e spunta un arpeggio di chitarra acustica, seguito dall’accompagnamento più ricco della chitarra a 12 corde, contrabbasso e lieve tappeto di tastiere. Ma l’apice emotivo è senz’altro l’assolo di armonica a bocca, così poetico nella sua scarna semplicità. La voce di Edoardo è, come di consueto, libera di modulare tra acuti e bassi, con quel timbro nasale che lo rende immediatamente riconoscibile.
Negli anni seguenti, “L’isola che non c’è” si imporrà come un grande classico del suo repertorio, senza dubbio la più attesa e la più cantata durante i concerti dal vivo, quella che in una scaletta-tipo proprio non può mancare. E il suo successo, figlio della semplicità e dell’immediatezza, ma anche e soprattutto di quell’aura di purezza che ancora oggi racchiude, l’ha fatta volare ben oltre la fantasia del suo autore.
Ariel Bertoldo
Autore: Edoardo Bennato
Canzone: “L’isola che non c’è”
Album: “Sono solo canzonette”
Data di uscita: Marzo 1980
Genere: folk – pop
Durata: 4:00
Etichetta: Ricordi
Produzione Artistica: Alessandro Colombini