Un’esplosione dell’impianto del gas in Austria ha interrotto i flussi verso l’Italia, facendo sì che Calenda proclamasse “stato di emergenza”. I flussi sono ripresi alle 21 di ieri sera. Accuse di Emiliano “tap come Auschwitz”. Calenda parla di “accuse gravi” ed il governatore si scusa.
L’infografica realizzata da Centimetri mostra l’incidente al gasdotto in Austria: interrotto flusso gas da Russia in Italia. Dichiarata l’emergenza. Le principali vie di rifornimento di gas per l’Italia esistenti e in progettoCredits: ansa.it
Ieri mattina un’esplosione dell’impianto di distribuzione di Baumgarten an Der March, il centro europeo del gas in Austria, aveva sbarrato la strada ai flussi di metano diretti verso l’Italia, Fortunatamente ieri sera alle 21, i flussi del gasdotto Trans Austria Gasleitung attraverso le linee che transitano da Travisio (Udine), hanno ripreso a fluire.
L’esplosione ha coinvolto decine di dipendenti, tra cui una vittima.
Il flusso del metano sul gasdotto Tag, il Trans Austria Gas Pipeline che porta il gas russo in Italia attraverso il Tarvisio, è stato interrotto immediatamente e con altrettanta immediatezza, il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, ha Proclamato lo “stato di emergenza”.
“Se avessimo il Tap, non dovremmo dichiarare l’emergenza per questa mancanza di fornitura“, evidenzia il ministro mettendo alla luce la fragilità del sistema italiano degli approvvigionamenti.
“In Puglia c’è chi fa la guerra al Tap, alcuni intellettuali hanno invitato al sabotaggio, con il governatore Emiliano che ha fatto ricorso al Tar pure su questo e lo ha perso“, ha ribadito Calenda, collegando il ricorso contro il Tap a quello, tuttora aperto, contro l’Ilva.
La replica di Emiliano arriva in tarda serata:
“Questa è una decisione incosciente del Governo (nell’autorizzare il gasdotto), in quanto, ciò che è accaduto in Austria evidenzia il fatto che i timori della Puglia hanno un fondamento evidente che ci obbligherà a presentare un esposto alla Procura per salvaguardare l’incolumità pubblica.
Un ministro – aggiunge Emiliano- si dovrebbe preoccupare prima delle persone e della loro salute e sicurezza e poi del resto“.
Emiliano, successivamente, si spinge oltre, paragonando il cantiere Tap ad Auschwitz.
“Se vedete le fotografie – sostiene – è proprio identico. Hanno alzato un muro di cinta con filo spinato, è impressionante”.
La replica del ministro Calenda arriva immediatamente, definendo le parole di Emiliano “accuse gravi”.
Ecco ciò che afferma via Twitter il ministro: “Dire che il cantiere è uguale ad Auschwitz è grave e irrispettoso. Cerca di rientrare nei limiti di un confronto civile“.
E dopo non molto ecco che arrivano le scuse: “Il paragone tra il cantiere Tap e Auschwitz – afferma il governatore della Puglia – è oggettivamente sbagliato e mi scuso per averlo inopportunamente utilizzato questa mattina in radio durante una diretta“.
Depositi che ‘valgono’ 12 miliardi di metri cubi (possono salire a 17 con le riserve strategiche) e che hanno garantito la sicurezza del sistema nelle precedenti crisi del 2006 e del 2012, generate in entrambi i casi dalle difficoltà di approvvigionamento dal fronte russo.
Non mancano però le ripercussioni immediate sul fronte italiano e riguardano principalmente l’andamento del prezzo: l’a.d. di Eni, Claudio Descalzi, ha spiegato che “non c’è allarmismo tra gli operatori per la sicurezza ma il gas sta salendo di prezzo e quanto salirà ancora dipende anche da quanto durerà il problema“.
Non a caso oggi il prezzo all’ingrosso in Italia è quasi raddoppiato dopo il blocco della fornitura.
Quanto successo, infatti, si inserisce in uno scenario che porterà ad un aumento generalizzato dei prezzi, legato alla congiuntura economica che alimenta la ripresa dei consumi, dall’arrivo delle temperature fredde ma anche dalla notevole dipendenza dell’Italia al gas importato.
Una fragilità endemica, che arriva da lontano.
L’unico modo per sconfiggerla è la “diversificazione attraverso Ing e pipeline”. Diversificazione in cui rientra, appunto, il Tap, che dovrebbe sbarcare sulle coste pugliesi fra le rimostranze degli enti locali.
Martina Onorati