La Venere di Milo è una scultura ellenistica risalente al 130 a.C, che rappresenta Il busto di Afrodite, nudo fino all’addome con le gambe velate da un panneggio. Viene attribuita a Alexandros di Antiochia, sulla base di un’iscrizione riportata sul basamento andato perduto.

Il ritrovamento della Venere di Milo

L’8 aprile 1820 l’ufficiale della marina Francese Olivier Voutier sbarca sull’isola greca di Milo, all’età di venticinque anni. Le lettere che descrivono la sua avventura sono state raccolte in seguito da Gregory Curtis nel libro Disarmed.

Alla scoperta della Grecia Classica

Nel Settecento sono stati molti gli archeologi e gli studiosi che sono partiti alla volta dell’Egeo, per riscoprire testimonianze della Grecia classica da riportare in patria. Questa è stata una delle motivazioni che ha spinto il giovane Voutier a recarsi in Grecia, dove scavare nei pressi del teatro antico insieme ad un paio di operai.

Una scoperta inaspettata

In realtà non è stato l’ufficiale Voutier a scoprire per primo la Venere di Milo. Come tutte le altre scoperte, il ritrovamento della scultura è avvenuto in maniera del tutto casuale. A riportare alla luce uno dei reperti archeologici più preziosi del XIX secolo è stato un contadino, chiamato Yorgos Kentrotas. Il contadino aveva rinvenuto la parte superiore della statua in una nicchia, senza dargli importanza. Dopo l’arrivo di Voutier, il contadino capisce di poter guadagnare da quella scoperta, e aiuta l’ufficiale a trovare anche la parte inferiore.

Due metri di bellezza scultorea

La venere di Milo è un’opera gigantesca, che raggiunge quasi due metri. Sono stati portati alla luce le gambe con il drappeggio e le parti drappeggiate di un braccio, e una mela in una mano. Nella stessa ubicazione della Venere di Milo sono stati rinvenuti anche altre due busti, tuttora ignoti.

L’origine della Venere di Milo

Una volta rinvenuta la statua, non sono mancate le trattative per rivendicare la proprietà della statua. L’ufficiale Voutier non possiede abbastanza denaro per concludere l’acquisto con il contadino, per cui decide di rivolgersi al vice console Louis Brest, che la acquista in attesa del ritorno di una nave francese. Ma intanto la scoperta della Venere arriva anche agli ottomani, il cui impero comprendeva anche Milo.

Il viaggio della scultura verso la Francia

Prima che il Pascià dell’isola di Milo possa impossessarsi della statua, arriva sull’isola un’altra nave francese guidata dall’ammiraglio Jules Dumont D’Urville, che vuole portare la statua in Europa. L’ammiraglio riesce a convincere l’ambasciatore francese ad acquistare la statua e a regalarla al re Luigi XVIII. Durante il viaggio sono stati persi gli arti superiori, e una volta arrivata in Francia la scultura viene donata al Museo del Louvre, dove viene conservata attualmente.

La storia della Venere di Milo

Non si è certi quale episodio mitologico possa rappresentare la Venere di Milo. Si ritiene possa essere una raffigurazione della Venus Victrix, che porge il pomo dorato a Paride. Questo è dovuto al fatto che sono stati ritrovati vicino alla statua alcuni frammenti di un avambraccio di una mano con una mela. Questa scultura è l’immagine dell’ideale classico e della bellezza femminile. Rappresenta infatti i principi cardine dell’arte della Grecia classica, ovvero la linearità, l’equilibrio delle forme e l’armonia.

Sonia Faseli

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