Non solo “mafie nostre”, maxi blitz contro la Mafia cinese

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Di Redazione Metropolitan

Nella giornata di ieri sono state arrestate 33 persone in un maxi blitz contro la Mafia cinese operante tra Prato, Roma e Milano. Tra i fermati, anche il presunto capo della cupola,  Zhang Naizhong, 57 anni e residente a Roma. Sono accusati di 416 bis, associazione a delinquere di stampo mafioso, ma questa volta il capo dei capi non è ne siciliano ne calabrese, ha gli occhi a mandorla.

Il capo dei capi della Mafia cinese in Italia (foto dal web)

“China truck”, questo il nome dell’operazione congiunta di Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e Direzione Distrettuale Antimafia (Firenze) che si è conclusa nella giornata di ieri. Il nome non è casuale, la maggior parte degli affari dell’organizzazione ruotava intorno al trasporto su gomma delle merci cinesi prodotte in italia, di cui tra l’altro avevano il monopolio. L’operazione era partita nel 2010, quando un duplice omicidio a Prato aveva concluso una scia di sangue che durava da anni in città, dove era in corso una guerra tra bande cinesi. I due ragazzi furono uccisi in un ristorante a colpi di machete. In seguito a questo fatto di sangue le violenze terminarono improvvisamente facendo pensare ad una pace interna alla comunità criminale cinese. A questo punto gli inquirenti, diretti dalla DDA di Firenze iniziarono le indagini con il sospetto che questa “pax mafiosa” fosse dovuta all’intervento di un potere più alto. A distanza di otto anni abbiamo la conferma che quel sospetto era fondato. Il capo dell’organizzazione Zhang Naizhong era riuscito a guadagnare questa posizione proprio grazie al suo intervento nella faida di Prato. La fine delle ostilità in favore degli affari, aveva assicurato maggiori profitti per tutti confermando ancora una volta il principio per cui la guerra non giova agli affari, principio valido per tutte le organizzazioni criminali. Dopo il suo arresto nella mattinata di ieri, gli inquirenti hanno condotto la perquisizione della sua abitazione a Viale Marconi. Sono emersi diversi orologi di valore e trentamila euro in contanti, oltre che la disponibilità di diverse auto di grossa cilindrata. Nel suo ultimo giorno di libertà il boss si era recato a Prato per far visita a una delle sue aziende di copertura e durante il tragitto, con il fine di far perdere le sue tracce, aveva cambiato ben otto autoveicoli. Subito dopo il fermo, Zhang è stato tradotto proprio nel carcere della cittadina toscana. Uno degli aspetti emersi nel corso dell’indagine è proprio l’importanza “geopolitica” che Prato riveste per le organizzazioni criminali cinesi operanti in Europa. Chi controlla prato, sostengono gli inquirenti, controlla tutto il commercio lecito e illecito delle merci “made in china” che si muovono su gomma in tutto il continente.

 “Riuscire a individuare una complessa organizzazione mafiosa cinese non è ordinario ma eccezionale. Eccezionale identificare la sua composizione e operatività. Riconoscere i caratteri mafiosi è un fatto quasi incredibile. E’ importante tenere alto il livello quando queste associazioni inquinano la nostra economia. Qui si infiltravano nell’economia pulita legale”.

Queste le parole del Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho durante la conferenza stampa tenutasi a Firenze ieri. Per quanto possa sembrare strana l’associazione delle parole Mafia, DIA e 416 Bis nell’ambito di un indagine sulla criminalità cinese, il futuro della lotta alle mafie è anche questo.

La conferenza stampa dopo l’operazione, al centro Federico Cafiero de Raho. (Foto dal web)

L’organizzazione presieduta da Zhang esercitava il suo controllo esclusivamente all’interno della comunità cinese ed è difficile pensare che per operare nel mercato della prostituzione e del gioco d’azzardo (altri capisaldi dell’organizzazione) non avesse il beneplacido delle Mafie “nostrane”. Sempre di più le organizzazioni italiane “subappaltano” alcune attività criminali alle mafie straniere, sta accadendo per una parte del mercato della Marijuana con la mafia albanese, per lo spaccio su strada alle organizzazioni nigeriane e così via. Il contrasto a queste Mafie deve essere perseguito con la stessa tenacia che caratterizza la lotta a ‘Ndrangheta, Cosa Nostra e Camorra. Se non altro perchè nostro malgradro siamo degli esperti di lotta alle mafie, con la DIA che rimene uno, se non il, reparto interforce per la lotta alla criminalità organizzata migliore al mondo.