Una poltrona per tre: Tajani, Meloni e Salvini

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Di Redazione Metropolitan

Ai microfoni di Rtl 102.5 il Cavaliere lancia la bomba: “se fosse possibile avere Tajani sarebbe una bellissima scelta”. Il nome del presidente del Parlamento europeo circolava da tempo, una personalità che divide un centro desta  già spaccato su molte questioni. Non si fanno attendere infatti le reazioni di Salvini e Meloni che ribadiscono le rispettive ambizioni ma, la poltrona è una e anche stretta.

(Foto dal web)

Molti romani ricorderanno il nome di Tajani perchè nel 2001 la capitale era tappezzata di manifesti elettorali con la faccia del candidato sindaco del Popolo della Libertà. Per quella campagna elettorale Berlusconi si spese in prima persona puntando tutto sul suo candidato. Ma a quei tempi neanche il Cavaliere al massimo delle forze si poteva opporre all’elezione di Walter Veltroni che puntualmente venne eletto al ballottaggio. Antonio Tajani, ciociaro di origine, tra i fondatori di Forza Italia e coordinatore del partito nel Lazio tra il 1994 e il 2005. Le sue fortune politiche sono altalenanti, da una parte le delusioni in patria (sconfitta al comune di roma nel 2001 e la mancata elezione a deputato nel 1996), dall’altra le soddisfazioni in Europa. Commissario ai Trasporti e successivamente all’Industria, l’ex portavoce di Berlusconi si è costruito una credibilità inattaccabile a Strasburgo. Nel 2014 ha rifiutato la buonuscita da commissario decidendo di non ritirare i 468 mila euro che gli spettavano, un piccolo esempio che fa capire come le battaglie di Tajani contro i tecnocrati di Bruxelles non si limitino ai discorsi. Il suo sogno di un Europa “dei cittadini” che sia solidale in campo economico e sociale si riconosce nelle repliche ferme alle parole di Moscovici che si diceva preoccupato per le elezioni in Italia o nella dura presa di posizione nei confronti di Junker, reo di aver attaccato il Parlamento Europeo.

Tajani riprende duramente Junker (foto dal web)

Ma il “preferito” di Berlusconi non è ben visto dai suoi alleati, e come potrebbe esserlo, Lega e FDI hanno fatto della lotta contro l’Europa uno dei capisaldi della loro linea politica. La candidata di Fdi Giorgia Meloni, oltre a ribadire la sua corsa a Premier aggiunge:  “A capo dell’Italia preferisco avere un movimento e una persona più capace di puntare i piedi in Europa di quanto abbia visto fare in questi anni”. Salvini dal canto suo continua a ripetere come un rosario che “decideranno gli Italiani, sicuramente lui ha già deciso e lo dimostra il merchandising “made in padania” dove campeggia lo slogan “Salvini Premier”.  Ma oltre al pronosticabile polverone, tutti sembrano dimenticare che per ora Tajani non risponde alla chiamata. In un intervista al Corriere della Sera, il Presidente del Parlamento Europeo risponde così alla domanda sul suo probabile ruolo in un futuro governo di larghe intese: 

«Il mio posto è in Europa. La presidenza di un italiano di una istituzione come il Parlamento europeo dà lustro al nostro Paese, e io intendo rimanere al mio posto fino alla fine della legislatura. Seguo la politica italiana, la vivo,ma il mio auspicio è solo uno: che Silvio Berlusconi possa tornare al più presto a guidare il centrodestra grazie al verdetto che aspettiamo dalla Corte di Strasburgo».

Il mandato di Tajani alla presidenza di Strasburgo scade tra un anno, troppo tardi per le prossime elezioni ma, non per quelle dopo. Il timore tra i moderati che auspicano un ruolo di Tajani in Italia è che si siano affrettati i tempi a causa della “voracità elettorale” di Berlusconi.

L’unica cosa certa è che se Meloni e Salvini  si “accontentassero” di un Ministero smettendola di concorrere per un posto che, piaccia o no, non gli compete, il Centro destra sarebbe la coalizione maggiormente quotata. 

Ma in un Italia dove Alfano con una manciata di voti in Sicilia ha fatto il bello e il cattivo tempo per anni, forse è chiedere troppo.